Trailer di War Photographer documentario del 2011 sulla storia di James Nachtwey, uno dei più importanti fotoreporter di guerra contemporanei.
giovedì 28 febbraio 2013
mercoledì 27 febbraio 2013
Max Ernst
" Il mio errare, la mia inquietudine, la mia impazienza, i miei dubbi, le mie convinzioni, le mie allucinazioni, i miei amori, i miei scatti d'ira, le mie contraddizioni, il mio rifiuto a sottomettermi ad ogni disciplina, inclusa la mia...il mio lavoro rispecchia il mio comportamento........Sovversivo, irregolare e contraddittorio, risulta inaccettabile agli specialisti dell'arte, della cultura, dei costumi, della logica e della morale."
Max Ernst
"La foresta imbalsamata" (1933)
olio su tela cm. 162x253
Houston (Menil Collection),
un "frottage"in cui la perfetta fusione dei verdi,
dei gialli e dei blu delle piante in primo piano
con l'azzurro e il verde smeraldo del cielo
crea un'atmosfera mistica e inquietante.
L’Albertina di Vienna presenta l’opera di Max Ernst (Maximilian Maria Ernst: Colonia, 1891 – Parigi, 1976), prima grande retrospettiva in Austria dedicata all’artista tedesco, una selezione di 180 dipinti, collage e sculture, libri illustrati e documenti, riunisce i lavori relativi a tutti i suoi periodi creativi, in un percorso che attraversa biografia, sperimentazione e storia dell’arte .
"Chéri Bibi"
Bronze mit brauner Patinierung 1973
35,5 x 17,5 cm x 17 cm
Max Ernst protagonista del primo dadaismo, pioniere del surrealismo, una personalità ricchissima , ha creato e sviluppato tecniche sofisticate e innovative come il collage, il frottage, il grattage, la decalcomania,
Max Ernst nasce a Brühl, Germania, il 2 aprile 1891. Nel 1909 si iscrive all'Università di Bonn per studiare filosofia, ma presto abbandona questo indirizzo per dedicarsi interamente all'arte. In questo periodo i suoi interessi sono rivolti alla psicologia e all'arte degli alienati. Nel 1911 stringe amicizia con August Macke e si unisce al gruppo Rheinische Expressionisten di Bonn. Espone per la prima volta nel 1912, alla Galerie Feldman a Colonia, città nella quale può ammirare, lo stesso anno, le opere di Vincent van Gogh, Paul Césanne, Edvard Munch e Pablo Picasso, esposte alla mostra “Sonderbund”. Nel 1913 visita Parigi, incontra Guillaume Apollinaire e Robert Delaunay, e partecipa all'Erster Deutscher Herbstsalon. Nel 1914 conosce Jean Arp con il quale stringerà un'amicizia che durerà tutta la vita.
Nonostante il servizio militare durante la prima guerra mondiale, Ernst riesce a dipingere e a esporre nel 1916 alla galleria Der Sturm di Berlino. Ritornato a Colonia nel 1918, l'anno dopo Ernst comincia a realizzare i suoi primi collage e fonda con Johannes Theodor Baargeld il gruppo Dada di Colonia, che avrà vita breve e al quale si uniscono Arp ed altri artisti. Nel 1921 espone per la prima volta a Parigi, presso la Galerie Au Sans Pareil. All’inizio degli anni 20’ partecipa alle attività dei surrealisti con Paul Eluard e André Breton e nel 1925 crea i primi “frottages”, una serie dei quali è pubblicata nel volume Histoire naturelle (1926). Nel 1929 pubblica il primo dei suoi romanzi-collage, La Femme 100 têtes, e l'anno dopo collabora con Salvador Dalí e Luis Buñel al film L'Age d'or.
All’inizio degli anni ’30 viaggia in America, dove espone per la prima volta alla Julien Levy Gallery di New York nel 1932 e partecipa alla mostra “Fantastic Art, Dada, Surrealism”, allestita nel 1936 al Museum of Modern Art di New York. Nel 1939, viene imprigionato in Francia perché considerato nemico straniero. Due anni dopo fugge negli Stati Uniti con l’aiuto di Peggy Guggenheim che sposerà nel 1941. Dopo il divorzio sposa Dorothea Tanning e si trasferisce nuovamente in Francia nel 1953. L’anno seguente vince il Primo Premio alla Biennale di Venezia. Nel 1975 il Museo Solomon R Guggenheim di New York gli dedica un’importante retrospettiva presentata poi, con alcune variazioni, al Musée National d'Art Moderne di Parigi. Ernst muore a Parigi il primo aprile 1976.
(http://www.guggenheim-venice.it)
Max Ernst and Dorothea Tanning photographed by Lee Miller.
All’Albertina di Vienna fino al 5 maggio 2013, a cura di Werner Spies e Julia Drost
info : http://www.albertina.at
domenica 24 febbraio 2013
Derek Walcott - Tempo verrà
Tempo verrà
in cui, con esultanza,
saluterai te stesso arrivato
alla tua porta, nel tuo proprio specchio,
e ognuno sorriderà al benvenuto dell'altro,
e dirà: Siedi qui. Mangia.
Amerai di nuovo lo straniero che era il tuo Io.
Offri vino. Offri pane. Rendi il cuore
a se stesso, allo straniero che ti ha amato
per tutta la vita, che hai ignorato
per un altro e che ti sa a memoria.
Dallo scaffale tira giù le lettere d'amore,
le fotografie, le note disperate,
sbuccia via dallo specchio la tua immagine.
Siediti. È festa: la tua vita è in tavola.
Derek Walcott "Mappa del nuovo mondo"
Derek Walcott poeta e scrittore santaluciano, ( Castries 23 gennaio 1930) nel 1992 premio Nobel per la letteratura, noto principalmente per le sue opere poetiche e teatrali in lingua inglese.
La favola del tordo
La favola del tordo
(antico racconto popolare)
Un cacciatore in una giornata d'inverno trova le sue reti colme di tordi. Con estrema pazienza li rimuove uno per uno dopo aver schiacciato loro la testa, com'era in uso nella caccia agli uccelli con la rete.
Il forte freddo gli fece lacrimare gli occhi e uno dei tordi vedendolo disse agli altri " sta piangendo, ha compassione di noi!", ma uno di loro replicò "Tu gli guardi gli occhi, guardagli piuttosto le mani!"
sabato 23 febbraio 2013
Qual'è il tuo 13° Emendamento?
Lincoln è attualmente nelle sale cinematografiche italiane ed è diretto da S. Spielberg e interpretato magistralmente da Daniel Day Lewis e da altri bravissimi attori tutti ben diretti dal grande regista. Narra di come A. Lincoln si adoperò per far approvare dalla Camera dei Rappresentanti il 13° Emendamento che prevedeva l'abolizione della schiavitù.
Un film documentaristico scarno, essenziale, girato quasi tutto in interni in cui si evidenzia la battaglia politica - condotta contro il tempo e gli avversari politici e nell'ambito di una devastante guerra civile - che il presidente Lincoln e i suoi alleati ingaggiarono, in cui tutto era ammesso persino la compravendita dei voti (fenomeno non nato con Scilipoti a quanto pare).
Ciò che mi preme sottolineare è che l'uomo si nobilita nel momento in cui si batte per delle idee, per degli ideali anche se possono sembrare irragiungibili.
Se vogliamo dare un senso alla nostra vita è ciò che dobbiamo fare: avere degli obbiettivi, batterci per qualcosa in cui crediamo profondamente, impegnarci nel sociale e portare avanti fino a compimento il nostro sogno, solo in tal modo saremo ricordati ben oltre la nostra morte.
Tutto ciò che accumuliamo (case, soldi) saranno di qualcuno ma questo non ci regala l'immortalità. Le nostre azioni, le lotte fatte per qualcuno o qualcosa solo questo ci permetterà di vivere nei discorsi delle persone o addirittura finire nei libri di Storia.
Vedendo questo film ci si rende conto che a volte il lieto fine c'è e noi abbiamo l'obbligo morale di cercare di scriverlo (il lieto fine) anche per la nostra vita!!
venerdì 22 febbraio 2013
d : foto
No Man'sLand
Terra di nessuno - Mishka Henner
Esplorare 'i margini di ambienti urbani e rurali "nelle periferie delle grandi città europee,
No Man'sLand è una raccolta di immagini google street view che catturano quelle che sembrano essere le donne che "ispirano" sesso. La posizione delle coordinate di google street sono stati acquistati dai forum online .
Immagini surreali , una figura unica di fronte a un ambiente desolato, presenza innaturale del soggetto nel paesaggio, alcune sembrano aver costruito rifugi temporanei con un ombrellone o una tabella, mentre altre sembrano emergere dal bosco...
Uno sguardo di denuncia.
Mishka Henner è tra i finalisti del Deutsche Borse Phothographers' Prize 2013 , il cui vincitore sarà annunciato il prossimo maggio .
giovedì 21 febbraio 2013
VIDEO - Rapper No Slot
I ragazzi hip hop della Casa del Giovane di Pavia parlano di azzardo su TelePavia
mercoledì 20 febbraio 2013
Better than chocolate – la nicchia per tutti.
‘Meglio del cioccolato’ – traduzione
letterale del titolo che riprende una canzone inglese – è un film
canadese del 1999, presente nello stesso anno al Festival di Berlino e
vincitore al Festival di Londra per film a tematica omosessuale.
Perché recensire un film a tematica
lesbica? Semplice, perché i film possono essere belli indipendentemente
dalla tematica trattata. Insomma, i film con amori e non amori
eterosessuali si trovano ovunque, questo no: in Italia non è mai uscito
nelle sale cinematografiche e anche nei siti web è possibile trovarlo
solo sottotitolato.
Il film è una commedia romantica che
riesce comunque a trattare differenti temi e soprattutto riesce a
superare tutte le barriere del pudore con un sorriso: troviamo così la
classica storia d’amore tra due ragazze; la meno classica storia del
transgender in attesa di operazione e la non – classica storia della
madre che scopre l’utilizzo dei sex toys. In tutto questo è inoltre
pressocchè impossibile trovare volgarità. Ecco perché consiglio il film a
chiunque. La trama è abbastanza semplice visto che le vicende ruotano
attorno al personaggio di Maggie, che ha lasciato l’università e lavora e
vive in una libreria – una libreria che riprende la reale Little
Sister’s Book and Art Emporium di Vancouver. In tutto questo non mancano
scene da cabaret e tematiche più forti come l’omofobia, in un Paese che
dieci anni fa era comunque molto più avanti del nostro nel 2013.
L’idea di recensire un film che possiamo
definire di nicchia – quanti di voi possono dire di averlo visto? –
nasce qualche giorno fa quando, senza volerlo e senza saperlo, ho
scoperto di essere parte di un gruppo: girovagando per il web ho trovato
molte persone che parlavano di ‘solidarietà lesbica’ e ho pensato che
non posso, e non sono, essere solidale con tutte le persone omosessuali
del mondo. La realtà è una, la prima discriminazione nasce da chi si
sente diverso e da chi la diversità la crea. Dunque perché non iniziare a
proporre libri e film con tematiche considerate ‘diverse’? Giusto per
iniziare a far capire che sono assolutamente UGUALI.
http://wordsocialforum.com/
martedì 19 febbraio 2013
rom in rap
Gang Styler Boys è una band rap formata da ragazzi di etnia rom che vivono nel campo nomadi di via Novara (Milano). Vita da rap è il pezzo che più di ogni altro fa capire cosa è la vita in un campo rom, parla dei sogni che hanno tutti gli adolescenti solo che questi vivono in un campo nomadi e quindi oltre ai sogni comuni, ci sono le aspettative per un futuro fuori dal campo, dei topi che gironzolano tra le roulottes e della voglia di raggiungere il successo anche per venire fuori da questa vita grama e di esclusione.
Con questa canzone di chiude un periodo della loro vita perchè il campo sarà definitivamente chiuso.
domenica 17 febbraio 2013
d : poesia
Davanti a questa pena piegano i monti...
Davanti a questa pena piegano i monti,
non scorre il grande fiume,
ma sono saldi i lucchetti del carcere,
dietro di essi 'le tane dell'ergastolo' e un'angoscia mortale.
Per qualcuno alita fresco il vento,
per qualcuno si strugge il tramonto,
noi non sappiamo, siamo dovunque le stesse,
sentiamo solo stridori odiosi di chiavi
e pesanti passi di soldati.
Ci si levava come ad una messa mattutina,
si andava per un'inselvatichita capitale,
lì ci si incontrava più inanimate dei morti;
il sole più occiduo, e la Nevà più brumosa,
ma da lontano canta sempre la speranza.
La sentenza....E subito sgorgano lacrime;
ormai separata da tutti,
come se dal cuore con dolore le strappassero la vita, come se rozzamente la stendessero supina,
ma cammina...Vacilla...Sola...
Dove sono ora le amiche involontarie
dei miei due anni infernali?
Cosa scorgono nella tormenta siberiana
cosa intravedono nel disco della luna?
A loro mando il mio addio.
non scorre il grande fiume,
ma sono saldi i lucchetti del carcere,
dietro di essi 'le tane dell'ergastolo' e un'angoscia mortale.
Per qualcuno alita fresco il vento,
per qualcuno si strugge il tramonto,
noi non sappiamo, siamo dovunque le stesse,
sentiamo solo stridori odiosi di chiavi
e pesanti passi di soldati.
Ci si levava come ad una messa mattutina,
si andava per un'inselvatichita capitale,
lì ci si incontrava più inanimate dei morti;
il sole più occiduo, e la Nevà più brumosa,
ma da lontano canta sempre la speranza.
La sentenza....E subito sgorgano lacrime;
ormai separata da tutti,
come se dal cuore con dolore le strappassero la vita, come se rozzamente la stendessero supina,
ma cammina...Vacilla...Sola...
Dove sono ora le amiche involontarie
dei miei due anni infernali?
Cosa scorgono nella tormenta siberiana
cosa intravedono nel disco della luna?
A loro mando il mio addio.
Anna Achmatova
venerdì 15 febbraio 2013
giovedì 14 febbraio 2013
mercoledì 13 febbraio 2013
ARTHUR CRAVAN - Il mistero in piena luce
“Un bruto, uno che non capisce le leggi." Raoul Vaneigem
Nato a Losanna il 22 maggio 1887, Fabian Avenarius Lloyd si sbarazza del proprio nome e si battezza Arthur Cravan. Alto due metri, fisico possente, una passione smodata e confusa per gli pseudonimi, Cravan si autoproclama nipote di Oscar Wilde e del cancelliere della regina, rischia di finire ammazzato per una recensione non troppo simpatica alla mostra degli Indipendenti di Parigi nel 1914. Viaggia tra New York, Parigi, Monaco, Barcellona e Berlino, spesso con passaporti falsi. Pubblica, da solo, la rivista "Maintenant". Nel 1916 sfida il campione di box Jack Johnson: l’incontro è truccato, Cravan cade alla prima ripresa, intasca la ricompensa e scappa a New York. Nel 1917 Duchamp lo invita a tenere una conferenza alla Grand Central Gallery: Cravan si spoglia davanti alla folla, ubriaco, spacca una tela e viene arrestato. La cauzione la paga il miliardario Walter Arensberg. Nel novembre del 1918 salpa dal Messico su una zattera che si è costruito da solo: parte alla volta di Buenos Aires per raggiungere la moglie, ma trova solo la morte.
martedì 12 febbraio 2013
DonnaScultura
DonnaScultura, rassegna espositiva dove assoluta protagonista è la creatività femminile.
Protagoniste di questa xi edizione saranno quattro scultrici, quattro donne di diversa provenienza, quattro diversi percorsi e linguaggi espressivi. Quattro profili d’artista : l’italiana Alba Gonzales ( 1939), l’americana Jimilu Mason (1930), la portoricana Nilda Comas( 1953 )e la coreana Choi Yoon Sook.( 1963) con oltre quaranta le opere esposte .
Alba Gonzales
Jimilu Mason DANCER, 1979
Choi Yoon Sook
Nilda Comas Melancholia
Donna Scultura
Al chiostro di Sant’Agostino, Pietrasanta (Lucca )
fino al 10 marzo 2013
fonte : http://www.luccaindiretta.it
domenica 10 febbraio 2013
d : poesia
La meditazione
La nostra paura più profonda
non è di essere inadeguati.
La nostra paura più profonda,
è di essere potenti oltre ogni limite.
E' la nostra luce, non la nostra ombra,
a spaventarci di più.
Ci domandiamo: ' Chi sono io per essere brillante, pieno di talento, favoloso?
In realtà chi sei tu per NON esserlo?
Siamo figli di Dio.
Il nostro giocare in piccolo,
non serve al mondo.
Non c'è nulla di illuminato
nello sminuire se stessi cosicchè gli altri
non si sentano insicuri intorno a noi.
Siamo tutti nati per risplendere,
come fanno i bambini.
Siamo nati per rendere manifesta
la gloria di Dio che è dentro di noi.
Non solo in alcuni di noi:
è in ognuno di noi.
E quando permettiamo alla nostra luce
di risplendere, inconsapevolmente diamo
agli altri la possibilità di fare lo stesso.
E quando ci liberiamo dalle nostre paure,
la nostra presenza
automaticamente libera gli altri.
non è di essere inadeguati.
La nostra paura più profonda,
è di essere potenti oltre ogni limite.
E' la nostra luce, non la nostra ombra,
a spaventarci di più.
Ci domandiamo: ' Chi sono io per essere brillante, pieno di talento, favoloso?
In realtà chi sei tu per NON esserlo?
Siamo figli di Dio.
Il nostro giocare in piccolo,
non serve al mondo.
Non c'è nulla di illuminato
nello sminuire se stessi cosicchè gli altri
non si sentano insicuri intorno a noi.
Siamo tutti nati per risplendere,
come fanno i bambini.
Siamo nati per rendere manifesta
la gloria di Dio che è dentro di noi.
Non solo in alcuni di noi:
è in ognuno di noi.
E quando permettiamo alla nostra luce
di risplendere, inconsapevolmente diamo
agli altri la possibilità di fare lo stesso.
E quando ci liberiamo dalle nostre paure,
la nostra presenza
automaticamente libera gli altri.
N. Mandela
sabato 9 febbraio 2013
Fëdor Michajlovič Dostoevskij - Da un essere umano, che cosa ci si può attendere?
Fëdor Michajlovič Dostoevskij - (Mosca, 11 novembre 1821 – San Pietroburgo, 9 febbraio 1881) è stato uno scrittore e filosofo russo, uno dei più grandi romanzieri russi dell'Ottocento e di ogni tempo.
A lui è intitolato il cratere Dostoevskij sulla superficie di Mercurio.
«Da un essere umano, che cosa ci si può attendere? Lo si colmi di tutti i beni del mondo, lo si sprofondi fino alla radice dei capelli nella felicità, e anche oltre, fin sopra la testa, sì che alla superficie della felicità non salga che qualche bollicina, come sul pelo dell'acqua - gli si diano la tranquillità e di che vivere, al segno che non gli rimanga proprio nient'altro da fare se non dormire, divorare pasticcini e pensare alla sopravvivenza dell'umanità; ebbene, in questo stesso istante, proprio lo stesso essere umano che avete reso felice, da quel bel tipo che è, e unicamente per ingratitudine, e per insultare, vi giocherà un brutto tiro. Egli metterà in gioco persino i pasticcini, e si augurerà la più nociva assurdità, la più dispendiosa sciocchezza, soltanto per aggiungere a questa positiva razionalità un proprio funesto e capriccioso elemento. Egli vorrà conservare le sue stravaganti idee, la sua banale stupidità...» (Memorie dal sottosuolo)
Aridatece gli spaghetti-western
Aridatece gli spaghetti-western (genere da me mai amato) mi viene da dire dopo aver visto il film Django unchained di Quentin Tarantino, una pellicola da cancellare, uno sparatutti e ammazzatutti stile war-game, sangue ovunque dove anche bravissimi attori (vedi Leonardi Di Caprio) sono modesti.
Personaggi per niente credibili sempre e comunque caricature, interpretazione volutamente sopra le righe, insulsa, linguaggio stile poliziesco, bah.!
So che è un omaggio al genere spaghetti-western una rivalutazione di un genere che è sempre stato considerato minore, di serie B, bollato come banale e ora mister Tarantino lo ripropone con una variazione: più violento! (segno dei tempi?alla sua maniera?).
Non capisco perchè osannare Quentin Tarantino che in tutti i suoi film ci regala violenza e sangue a profusione e gratuitamente. Si può fare buon cinema senza mostrare una sola goccia di sangue pur tenendo lo spettatore con il fiato sospeso.
A questo punto mi aspetto un regista che rivaluti la commedia sexy all'italiana!!!
venerdì 8 febbraio 2013
giovedì 7 febbraio 2013
VIDEO - Fusako Yusaki
Fusako Yusaki (Tokyo, 1937) grande designer e artista giapponese. Laureata in design creativo nel 1960, si è specializzata nella lavorazione ed animazione della plastilina, grazie alla quale vinse il Bagatto d'Oro . Lavora in Italia da quarant'anni .
Per tutte le domeniche di febbraio all' HangarBicocca (Milano) spettacoli incontri e laboratori in omaggio alla designer e artista giapponese per la pubblicazione del dvd inedito in Italia "Naccio e Pomm " .
info: www.hangarbicocca.com
martedì 5 febbraio 2013
Violeta del Carmen Parra Sandoval
"Ogni artista ha l’obbligo di mettere la
sua creativita’ al servizio degli uomini. Oggi non si deve cantare piu’
di ruscelletti e di fiorellini. Oggi la vita e’ piu’ dura e la
sofferenza del popolo non puo’ essere disattesa dall’artista."
Violeta del Carmen Parra Sandoval (San Carlos, 4 ottobre 1917 – Santiago del Cile, 5 febbraio 1967) è stata una cantante, poetessa e pittrice cilena. A Violeta Parra si deve un'importante opera di recupero e diffusione della tradizione popolare del Cile, opera proseguita poi dal movimento della Nueva Canción Chilena. Nelle sue canzoni sono sempre presenti la denuncia e la protesta per le ingiustizie sociali.
Sorella di Nicanor Parra, Violeta vive un'infanzia difficile a causa delle ristrettezze economiche in cui versa una famiglia numerosa composta da dieci fratelli. Proprio questi problemi la spingono a cercare di guadagnare qualcosa cantando e suonando insieme ai fratelli per le strade, nei circhi e persino nei bordelli.
Nel 1937, si trasferisce a Santiago del Cile dove conosce e sposa Luis Cereceda. Da questo matrimonio, finito nel 1948, nascono i figli Ángel e Isabel, che in seguito seguiranno le orme delle madre diventando anch'essi cantanti.
Violeta lavora suonando nelle sale da ballo e talvolta per piccole stazioni radio. Incomincia intanto ad interessarsi alla ricerca delle tradizioni popolari del suo paese.
Nel 1949 si sposa nuovamente e da questo nuovo legame nascono le figlie Luisa e Rosita Clara.
Nel 1953, dopo un recital a casa di Pablo Neruda viene chiamata da Radio Cile per un programma sul folclore locale. Nel 1954 riceve il premio Caupolicán ed inizia una serie di tournée che la porteranno in Europa, in occasione del Festival della Gioventù di Varsavia, ed in Unione Sovietica. Soggiorna poi a Parigi per quasi due anni, tornando in Cile nel 1956 dove inizia ad unire all'attività musicale (recital e ricerca) quella di pittrice.
Nel 1960 incontra il musicologo e antropologo svizzero Gilbert Favre, che diventerà l'amore della sua vita e al quale dedicherà centinaia di canzoni d'amore, tra cui le più conosciute sono Corazón maldito, El Gavilán, Gavilán, Qué he sacado con quererte, Run Run se fue pa'l Norte.
Nel 1961 torna in Europa, accompagnata dai figli Isabel e Ángel, per una lunga tournée che la porta anche in Italia. Nel 1964 è la prima donna latinoamerica ad esporre le proprie opere in una personale al Museo del Louvre (sezione Arti decorative). Nel 1965 ritorna in Cile. Qui installa un grande tendone (la carpa de la Reina) alle porte della capitale Santiago, che nelle intenzioni della Parra deve essere un centro culturale concentrato nella ricerca sul folclore cileno (Centro delle Arti). È sostenuta dai suoi figli e da altri artisti come Patricio Manns, Rolando Alarcón e Víctor Jara, ma non riesce ad interessare il grande pubblico.
Nel 1966 registra dei nuovi dischi, viaggia in Bolivia, dà una serie di concerti nel sud del Cile e poi torna a Santiago per continuare il suo lavoro artistico al Centro delle Arti. Qui scrive le sue ultime canzoni.
La sua relazione sentimentale con Gilbert Favre finisce. Lui parte per la Bolivia, dove diviene il co-fondatore del gruppo musicale Los Jairas. Questo dramma personale ispira a Parra una delle sue canzoni più conosciute: Run Run se fue pa'l Norte. Sempre nel 1966 Parra registra quello che sarà il suo ultimo disco: Gracias a la Vida, Volver a los 17, Rin del angelito sulla mortalità infantile, Pupila de águila, Cantores que reflexionan e El albertío.
Il 5 febbraio 1967, all'età di cinquant'anni, colpita da una grave forma di depressione, Violeta Parra mette fine ai suoi giorni. La sua canzone Gracias a la Vida è considerata il suo testamento spirituale ed è stata interpretata da numerosi cantanti.
Nel 1970 viene pubblicata la raccolta di versi Décimas, da cui il gruppo degli Inti-Illimani, insieme ad Isabel Parra, ha tratto la cantata Canto para una semilla.
Una raccolta di testi delle sue canzoni, con notevole apparato critico, è stata pubblicata in Italia col semplice titolo Canzoni.
Fondazione Violeta Parra
Nel 1991 è stata creata una fondazione a lei dedicata. Attualmente ne è presidente la figlia Isabel Parra. La fondazione ha lo scopo di riunire ed organizzare l'opera di Violeta Parra.
(...)Grazie alla vita che mi ha dato tanto,
mi ha dato il riso e mi ha dato il pianto,
così distinguo gioia e dolore
i due materiali che formano il mio canto
e il canto degli altri che è lo stesso canto
e il canto di tutti che è il mio proprio canto.
Grazie alla vita che mi ha dato tanto."
Gracias a la vida - Violeta Parra (1965)
Forse il più bell'inno alla vita in forma di canzone che sia mai stato scritto al mondo.
lunedì 4 febbraio 2013
La poesia visiva di Catherine Nelson
Il nome dice poco ai più ma Catherine Nelson ha collaborato agli effetti speciali in film come Harry Potter, Moulin Rouge, Il prigioniero di Azkaban e 300, è considerata una visual artist, le sue poesie visive molto spesso ritraggono la terra e la natura nel suo immenso splendore, un universo sospeso che non ha bisogno di artifizi dove neanche l'occhio dell'artista osa interferire...si osserva...e si rappresenta.
"Quando
ho abbracciato il medium della fotografia, ho capito che un quadro rappresentava solo ciò che era all'interno della
cornice e non stava esprimendo la mia esperienza personale e
interiore del mondo che mi circonda.
Con l'occhio e la formazione di un pittore e con anni di esperienza
alle spalle in effetti visivi cinematografici, ho cominciato a scattare
le mie foto... ."