martedì 29 marzo 2011
Storie silenziose
domenica 27 marzo 2011
Kara walker
Kara Walker è afroamericana e si occupa di razzismo;
È femmina e lavora sulle questioni di genere, di emancipazione, sui rapporti di potere tra uomo e donna, ma non può non ricordare che «per lungo tempo il femminismo ha ignorato le donne nere. Quando è cominciata la battaglia per il diritto al lavoro – non quella attuale per la parificazione dei compensi, proprio la prima lotta perché alle donne fosse permesso di lavorare fuori casa – le donne di colore in realtà stavano lavorando già da secoli: lavoravano per le donne bianche».
Nell'arte in bianco e nero della Walker, il torto e la ragione si cercano nelle sfumature. Ci sono solo antieroi e antieroine, e la comprensione della verità filtra attraverso le ombre.
La sua opera appare unicamente e inconfondibilmente incentrata sulla realizzazione d'intensi cicli iconografici, nere silhouettes declinate e articolate in scala ambientale, che si stagliano nette sul bianco del contenitore espositivo, mettendo in scena il potere, le inquietanti e paradossali ottusità di razziali, sessuali, culturali prevaricazioni e sopraffazioni.
Kara Walker, A negress of noteworthy talent (25 marzo - 3 luglio)
Fondazione Merz - via Limoni 24 10141 Torino, Italia
Mara
sabato 26 marzo 2011
William Kentridge
William Kentridge (Johannesburg, 1955)
Il suo linguaggio abbraccia quasi tutti i campi artistici: è pittore, disegnatore, scenografo, regista. Interpreta la fragilità umana, scava nella storia, e nella società. William Kentridge ha messo al centro della sua arte il disegno, in genere col carboncino. E dal disegno nascono le animazioni, i quadri, i filmati, le regie come quella che cura alla Scala per il Flauto Magico. L'artista sudafricano è il protagonista di questa stagione artistica nel capoluogo lombardo: oltre all'opera mozartiana, la proiezione di alcuni dei suoi celebri video a Palazzo Reale.
La sua arte si compone di rotture e aggregazioni, di sculture che si proiettano su specchi d'acqua e di gesti che si ripetono nell'aria e afferrano, ricompongono, rassicurano.
Immagini che si disgregano come di coriandoli, piccoli frammenti di carta nera che si fanno volti e sculture, volti dell'Africa e disegni di nero, luci soffuse e un lungo piano a coda, come scenario dei filmati dell'artista.
WILLIAM KENTRIDGE & MILANO
Dal disegno al teatro e dalla performance al cinema.
Da marzo ad aprile 2011 il capoluogo lombardo incontra l’arte del maestro sudafricano
Mara
giovedì 24 marzo 2011
JEAN DUBUFFET
Libero da schemi costituiti, Dubuffet sovvertì le sorti dell'arte del Novecento, ricercando la vera arte lontano da musei e gallerie, al di sotto della superficialità dell'ordinario, nel tentativo costante di esaltare l’espressione pura, spontanea dell’individuo. Nel 1945 diede origine al concetto di “Art brut”, ad indicare produzioni artistiche realizzate da non professionisti, digiuni di cultura artistica e senza pretese culturali.
True colors
Un flusso incessante di suoni, forme e colori, quasi un concerto per immagini questo True Colors, tra videoarte, videoanimazione e street art, realizzato da Tomislav Topic e dalla troupe di Quintessenz-Creation. Il video si presenta col sottotiolo ‘Old tecnique – New Style‘, perché la tecnica è quella della stop-motion, ma lo stile è sicuramente originale perché cerca di superare i limiti imposti dalle dimensioni e dai materiali. Tutto comincia con un bambino che tira un calcio ad una torretta di cubi bianchi. Come per magia le forme si animano, sono linee composte da singole unità di misura. Pattern a forma cubica che ricordano i pixel per il modo in cui si vengono a formare le curve. Senza interrompere il flusso, dalla pittura sulle pareti si ritorna all’utilizzo della plastica colorata che esce dai muri e si conclude con l’artista-performer che colora ed è colorato. Per la realizzazione ci sono voluti quasi 5 mesi di lavori (all’interno di edifici abbandonati in una ex caserma nella zona di Hildesheim), 150 litri di vernice, 250 metri quadrati di legno, 350 metri lineari di materiale da costruzione e vari altri materiali. Il prodotto finale è costituito da circa 5000 immagini consecutive ma nessun effetto digitale è stato usato in fase di post-produzione.
Lorenzo Mazza
martedì 22 marzo 2011
…Emozioni….
Dott.ssa Sabrina Parasporo
Consultazione e Consulenza,Diagnosi, Sostegno Psicologico, Crescita Personale, Psicologia clinica - Trattamento Individuo, Coppia e Famiglia,Disturbi del comportamento alimentare, (anoressia, bulimia, obesità), Riabilitazione della disabilità. Traumi, Attacchi di Panico,Ossessioni, Disturbi del Sonno, Ipocondria, Disturbi Sessuali, Ansia, Fobie, Compulsioni, Disturbi infantili.
lunedì 21 marzo 2011
George Barbier (1882-1932) La nascita del Déco
George Barbier, artista, illustratore di moda, scenografo, celeberrimo in vita, velocemente dimenticato dopo una morte precoce, avvenuta a soli cinquanta anni, nel 1932, nel pieno del successo. Non lascia eredi, e dopo appena sei mesi le sue proprietà vanno all'asta, con l'intero corpus delle sue opere e la raffinata biblioteca. Su Barbier cala velocemente l'oblio; non così sulle sue immagini, talune ormai patrimonio dell'immortale contemporaneo, come la pantera nera simbolo di Cartier, grandissimo amico dell'artista.
«Immaginare la trasformazione del disegno inerte, quando una bella creatura viene ad animare il costume e sotto torrenti di luce a ornare gli ornamenti stessi. Comporre vivi mazzi di fiori e ruotare il rosone del caleidoscopio; diventare il mago che domina i sette colori e al quale sono sottomessi i quattro regni», sono parole di Barbier che ben illuminano su ciò che gli interessava fare.
Dalle camicie di forza all’assistenza territoriale
Fino al 1971 l’unica risposta per le persone che soffrivano di disturbi psichici erano i manicomi, internavano circa 120000 persone , l’80% delle quali entrava con ricovero coatto.
Pochissimi riuscivano a sentirsi meglio e a uscirne in breve tempo, i più diventavano “cronici”, “irrecuperabili” e restavano internati a vita, il numero di degenti di quell ’anno era oltre il doppio delle capacità di posti letto.
I manicomi negavano ogni dignità e diritto alla persona che soffriva, allontanavano e nascondevano chi aveva bisogno di aiuto,portavano alla morte civile del malato di mente, nei manicomi non finivano solo coloro con disturbi mentali ma anche anziani, disabili, tossicodipendenti, orfani o semplicemente persone scomode alla famiglia.
Dopo più di 25 anni dalla legge 180 del 78 il dato fondamentale emerso è che dai circa 100000 internati, senza assistenza pubblica nel territorio, si è passati a 60000 che sono in contatto con i servizi territoriali senza più manicomi. La legge 180 di Franco Basaglia sancisce la chiusura dei manicomi e l’assistenza territoriale per i malati di mente, si festeggia inoltre la fine delle camicie di forza,erano fatte di stoffa con legacci, utilizzate per decenni nei manicomi come mezzo di repressione, oggi reperto di museo.
Basaglia affermava che la miseria induce la sofferenza mentale, la miseria materiale ma anche spirituale ed esistenziale e aspirava ad un’organizzazione sanitaria con una rete di servizi preventivi.
La pratica dell’internamento è scomparsa solo in Italia e in altri pochi paesi, tutti gli altri, pur avendo ridotto i posti in O.P. e aumentato la risposta territoriale, continuano ad internare i casi più gravi. La presunta pericolosità del malato di mente ha sostenuto sempre l’ospedale psichiatrico separando pericolosità e malattia e la custodia dalla cura, bisogna però riflettere sul fatto che la persona che arriva all’ O.P. ha sopportato risposte mancate sia psichiatriche che assistenziali ed è questo il motivo della ormai grave patologia. Se non si pone attenzione a tutto ciò le camicie di forza rischiano di tornare con i meccanismi di esclusione sociale, con la contenzione nei luoghi ospedalieri e residenziali e con prolungati ricoveri coatti. Oggi nel caso di una persona pericolosa è applicabile il T.S.O., anche qui però bisogna porre la massima attenzione al rispetto della persona, della sua dignità e libertà, caso a parte sono gli ospedali psichiatrici giudiziari, perché al cittadino con un disturbo mentale non deve essere riconosciuto il fatto che ha commesso un reato e deve essere processato come gli altri cittadini?. Tutte le proposte di legge a riguardo sono fallite, gli unici passi avanti si devono a due sentenze della Corte Costituzionale : ” l’ingresso in O.P.G. deve essere motivato dalla pericolosità sociale attuale e se questa viene a scemare la misura di sicurezza deve essere interrotta, inoltre il tutto deve essere svolto in collaborazione ai servizi territoriali “.
Dott.ssa Concetta Riccio – Assistente sociale specialista
domenica 20 marzo 2011
Canzone
Il peso del mondo
è amore.
Sotto il fardello
di solitudine
sotto il fardello
dell'insoddisfazione
il peso,
il peso che portiamo
è amore.
Chi può negarlo?
In sogno
ci tocca
il corpo,
nel pensiero
costruisce
un miracolo,
nell'immaginazione
s'angoscia
fino a nascer
nell'umano -
s'affaccia dal cuore
bruciando di purezza -
poiché il fardello della vita
è amore,
ma noi il peso lo portiamo
stancamente,
e dobbiam trovar riposo
tra le braccia dell'amore
infine,
trovar riposo tra le braccia
dell'amore.
Non c'è riposo
senza amore,
né sonno
senza sogni
d'amore -
sia matto o gelido
ossesso d'angeli
o macchine,
il desiderio finale
è amore
- non può essere amaro
non può negare,
non può negarsi
se negato:
il peso è troppo
deve dare
senza nulla in cambio
così come il pensiero
si dà
in solitudine
con tutta la bravura
del suo eccesso.
I corpi caldi
splendono insieme
al buio
la mano si muove
verso il centro
della carne,
la pelle trema
di felicità
e l'anima viene
gioiosa fino agli occhi -
sì, sì,
questo è quel
che volevo,
ho sempre voluto,
ho sempre voluto,
tornare
al mio corpo
dove sono nato.
Allen Ginsberg, 1954
sabato 19 marzo 2011
Il manifesto che non vedremo mai!
venerdì 18 marzo 2011
Kettly Noël
giovedì 17 marzo 2011
Miti e leggende
La nascita degli alberi
martedì 15 marzo 2011
ULAY
Ulay, pseudonimo di Uwe Laysiepen, a 68 anni guarda al futuro con la trepidazione di un giovane. L'artista tedesco è una figura chiave della performance art di questi ultimi decenni.
lunedì 14 marzo 2011
ONDATA POP A TORINO: INAUGURA LO SPAZIO SANSOVINO ARTE CONTEMPORANEA
Renata Panizzieri Lanza
sabato 12 marzo 2011
Gli isotopi ai tempi di Omero (ovvero: crisi nucleare in Giappone)
GLI ISOTOPI AI TEMPI DI OMERO
Gli isotopi ai tempi di Omero
non avevano l'intelligenza,
la potenza
che grazie a noi oggi hanno...
Non sapevano puntare
né ferire i secoli e i millenni;
non sapevano attraversarli
pressoché indenni.
Poi...
ci abbiam pensato noi
a dar lor questo potere.
E quando ogni atomo di carne
pur essendo uguale a se stesso
non sarà più tale,
la nostra discendenza -
guardando in cielo un'aquila volare
un corso d'acqua,
un cavallo galoppare -
potrà pur sempre chiedersi
oltr'ogni eredità,
ogni male,
se ciò sia stato un bene.
E di quale cielo,
di qual volteggio,
di qual galoppo,
o acqua...
stiasi trattare.
(Ottobre - 1995)
venerdì 11 marzo 2011
SUZUKI HARUNOBU e JOHN MARIN ALL'ART ISTITUTE DI CHICAGO
Fino al 1873 il calendario giapponese era basato su un sistema lunare diviso in mesi lunghi, costituiti da trenta giorni, e brevi, della durata di ventinove giorni.
Poiché la sequenza dei mesi lunghi e di quelli brevi cambia annualmente, l'ordine degli stessi è stato registrato sottilmente e abilmente nelle immagini lussureggianti delle stampe egoyomy.
Queste ultime fiorirono durante l'era di Meiwa (1764-1771) quando le leggi dello shogunato sancivano che solo e soltanto pochissimi editori potessero essere autorizzati a produrre calendari per il pubblico.
Il caposcuola della progettazione della stampa realizzata con questa tecnica è Suzuki Harunobu (1725-1770) la cui arte unisce graziose figure femminili e abili allusioni alle antiche leggende.
In una delle immagini presenti in mostra, il patriarca Zen Daruma è raffigurato in compagnia di una cortigiana e il particolare della nervosa bramosia insita nei suoi occhi, esalta il lato divertente della scena. I numeri dei mesi brevi dell'anno 1765 sono mimetizzati all'interno dei medaglioni della fascia della donna, mentre quelli dei mesi lunghi sono sparsi nel petto villoso del Daruma.
Altra mostra interessante, presente all'Art Institute di Chicago fino al 17 di aprile, è quella dedicata al modernista americano John Marin (1870-1953) uno dei più celebrati artisti statunitensi, la cui influenza ha caratterizzato la nascita e lo sviluppo, anche, del movimento astratto americano.
Per la prima volta il Museo espone al pubblico la propria collezione delle opere di Marin, il cui approccio alla tecnica dell'acquerello è reso dall'immediatezza del segno e del colore, dalla gestione perfetta dei pigmenti, della prospettiva e del movimento.
ITALIANE
martedì 8 marzo 2011
Martha Argerich
Martha Argerich è una stella imprevedibile. Ed eccentrica. Così come scapricciato e istintivo è il suo tocco sulla tastiera.