venerdì 30 settembre 2011
I pesci non chiudono gli occhi
giovedì 29 settembre 2011
La lotta del Bene sul male
"San Michele e l'arcangelo" dipinto autografo di Guido Reni realizzato con tecnica ad olio su seta nel , misura 293 x 202 cm. ed è custodito nella chiesa dei Cappuccini (Chiesa di Santa Maria della Concezione) a Roma.
Ciò che il pittore rappresenta è la continua lotta di Dio che chiama all'ordine il cosmo e si oppone al caos fino alla vittoria dell' Agnello sul drago.
Miti e leggende
mercoledì 28 settembre 2011
Acqua
Acqua, pensavi di dormire
nel nido della terra
ma così non fu
sei spessa, solida, liquida
sei viva, ma non lasciarmi
non so vivere senza di te
Marcia Theophilo
L’acqua è protagonista della Settimana Unesco di Educazione allo sviluppo sostenibile 2011
(7-13 novembre 2011)“A come Acqua” è il titolo della sesta edizione .
Accarezzare l'arte ...
Accarezzare l'arte con la punta delle dita.
Esplorare sculture con le mani è l'innovativa proposta di “Arte del tatto”, una mostra di scultura allestita nella sede dell’Istituto dei Ciechi di Milano in collaborazione con il Museo del Louvre di Parigi.
I visitatori, al buio, sono invitati ad "ammirare" una ventina di capolavori affidandosi esclusivamente all’uso delle mani. Durante questo viaggio alla scoperta del bello, una guida non vedente aiuterà a affinare e valorizzare le percezioni tattili.
Le sculture esposte sono fedeli riproduzioni di opere già custodite al Louvre, destinate specificatamente alla sezione tattile del museo parigino. Ecco allora che utilizzando materiali come il gesso, la resina o il bronzo è possibile sfiorare con le mani gli stili e gli ideali che hanno attraversato la storia dell'arte.
Per facilitare la comprensione delle opere e per permettere di coglierne la figura complessiva sono state anche realizzate riproduzioni in scala ridotta. Arte del tatto è una mostra destinata ai vedenti e ai non vedenti.
Dal 23 ottobre 2011 a Milano
lunedì 26 settembre 2011
DOTTORESSA, IO NON SONO NORMALE!
La possibilità di essere se stessi, che è alla base di una sana autostima, si conquista sentendosi bene con i propri pensieri e con i propri sentimenti.
Qualsiasi essi siano.
Purtroppo, però, noi psicologi ci troviamo spesso davanti ad una sconcertante richiesta: i pazienti vogliono essere aiutarti a cancellare le loro emozioni per arrivare a non provarle più.
Raccontano di sentirsi diversi dagli altri proprio a causa di ciò che provano.
Giudicano eccessiva e sbagliata, la loro emotività.
“Aiutami a essere normale. Voglio essere come tutti gli altri!” ci chiedono pieni di dolore e di speranza.
Mi è capitato spesso durante la pratica clinica.
Tante persone approdano al mio studio disperate e arrabbiate con se stesse, pronte a disfarsi di una sensibilità che ai loro occhi appare sbagliata o, peggio, malata.
“Dottoressa io non sono normale… spesso, quando guardo il telegiornale, mi viene da piangere”.
Angela mi guarda con i grandi occhi azzurri colmi di disapprovazione per se stessa.
E’ imbarazzata e preoccupata.
La ascolto senza commentare.
“… e non è solo il TG, mi succede anche con le amiche o addirittura con gente che non conosco. Basta che qualcuno mi racconti qualcosa e tac… io scoppio a piangere”
Fa un gesto con le mani come se aprisse una scatola e tutte le lacrime del mondo ne saltassero fuori.
“L’altro giorno ero al lavoro,” continua “una collega mi ha raccontato che è stato investito il suo cane ed io… mi sono dovuta allontanare con una scusa!
Altrimenti mi sarei messa a piangere. E le assicuro che non era proprio il caso!”
“Perché non era proprio il caso?” indago, alla ricerca di una spiegazione capace di convincermi che la comprensione e la condivisione del dolore degli altri siano qualcosa di così insopportabile e sbagliato.
“Perchèèèèè...?!!!!!” Angela sgrana gli occhi e mi guarda esterrefatta, sorpresa dal mio non capire quelle ragioni per lei fin troppo ovvie.
“Perché ho il cuore troppo tenero. Perché mi commuovo sempre, anche quando vorrei essere tutta d’un pezzo. Perché mi preoccupo per gli altri e finisco per dimenticarmi che dovrei pensare prima di tutto ai miei interessi. Perché non sono competitiva e per questo non riesco a fare carriera!” esclama tutto d’un fiato.
Poi tace, in attesa del mio consenso.
Cosa non va in queste cose?
Credo che se tutti fossero sensibili, capaci di provare emozioni e di comprendere gli altri, pronti a cooperare invece che a competere, il mondo sarebbe migliore.
Eppure i portatori di queste straordinarie caratteristiche vogliono disfarsene, per trasformarsi in esseri cinici senza un cuore, adatti a vivere in un mondo che, così facendo, corre soltanto verso la propria distruzione.
L’amore, le emozioni e la sensibilità non sono mai da curare.
Nella loro accettazione, espressione e valorizzazione sta il segreto della salute e la via per costruire un mondo più sano.
Il movimento Io non sono normale: IO AMO cerca di dare riposta a questa disperata (e ingiustificata) richiesta d’aiuto.
SOGNA
domenica 25 settembre 2011
IL SOFFIO CONTINUO DELL'ANIMA
sabato 24 settembre 2011
Jim Henson
James "Jim" Maury Henson (Greenville, 24 settembre 1936 – New York, 16 maggio 1990) è stato un regista e produttore cinematografico statunitense, inventore, creatore dei Muppets, avrebbe compiuto proprio il 24 di questo Settembre il suo 75° compleanno.
Artemisia Gentileschi -Storia di una passione
"Io vi amo sebbene ne so contraccambiata al contrario. So benissimo tutti li fatti vostri,so quando voi andate da donne e quando andate all'osteria." ( Artemisia Gentileschi all'amante Francesco Maria Maringhi)
La mostra sarà suddivisa cronologicamente nelle quattro fasi che contraddistinguono la sua vita: gli inizi romani tra l`opera paterna e gli sguardi rivolti a colleghi/concorrenti di Orazio;
giovedì 22 settembre 2011
NUVOLE
“il pittore medievale non dipingeva mai una nuvola se non per posizionarci sopra un qualche angelo…” (Ruskin)
Prendiamo, ad esempio, le nubi soavi, stabili, rosazzurre della pittura rococò, la cui natura richiama il concetto di un’eterna primavera, o sempre relativamente allo stesso periodo, i cieli di Tiepolo che risultano affollatissimi di formazioni nuvolose primaverili ,o del primo scorcio d’estate, le quali rintoccano acutamente come le note dei concerti di Vivaldi. Cumuli e nembi sono speculari all’ottimismo gaudioso di quegli anni.Le nubi di Constable e Turner sono accelerate e tempestose, sfilacciate, cariche di tempesta tendono ad essere immagine del pathos dell’uomo dell’Ottocento.
Nuvole
Vanno
vengono
ogni tanto si fermano
e quando si fermano
sono nere come il corvo
sembra che ti guardano con malocchio
Certe volte sono bianche
e corrono
e prendono la forma dell’airone
o della pecora
o di qualche altra bestia
ma questo lo vedono meglio i bambini
che giocano a corrergli dietro per tanti metri
Certe volte ti avvisano con rumore
prima di arrivare
e la terra si trema
e gli animali si stanno zitti
certe volte ti avvisano con rumore
Vanno
vengono
ritornano
e magari si fermano tanti giorni
che non vedi più il sole e le stelle
e ti sembra di non conoscere più
il posto dove stai
Vanno
vengono
per una vera
mille sono finte
e si mettono li tra noi e il cielo
per lasciarci soltanto una voglia di pioggia.
Fabrizio De Andre'
mercoledì 21 settembre 2011
Gino Severini
Circa ottanta opere di Gino Severini, provenienti dalle più importanti collezioni pubbliche e private, italiane e internazionali, sono esposte al Mart fino all'8 gennaio 2012. A oltre vent'anni dall'ultima rassegna dedicata all'artista.Protagonista del futurismo, Severini svolse un ruolo fondamentale come tramite tra l'arte italiana e francese nel periodo delle avanguardie e, successivamente, del ritorno al classicismo.
Fragilità
martedì 20 settembre 2011
NON UNO DI MENO
“Lunedì inizia la scuola e non sappiamo cosa accadrà”, mi diceva nei giorni scorsi la mamma di Giovanni. Giovanni frequenta le superiori ed è portatore della sindrome di Down (promosso con la media del sette).
Ogni anno la stessa storia: iniziano le lezioni e non si conosce in maniera ben definita quale sia la disponibilità di insegnanti di sostegno ed educatori(due figure professionali differenti, ma non entro qui nel dettaglio). I giornali riferiscono delle denunce fatte dalle associazioni e delle dichiarazioni degli Enti locali, che si rimpallano le responsabilità, che in ‘amministrese’ significa costi, quelli soltanto.
C’è un dato dello scorso anno scolastico che ha destato in me una piacevole sorpresa: in Lombardia, nelle scuole, sono raddoppiati i ragazzi e le ragazze con disabilità grave. Significa che sempre più anche le persone con maggiori difficoltà accedono all’istruzione e questo mi pare molto positivo. Non corrisponde, però, il numero degli insegnanti e degli educatori, che non sale in proporzione.
Al pranzo di finanziamento dell’Associazione italiana Persone con sindrome di Down (sezione di Mantova) si è parlato del progetto di autonomia abitativa. Pensate: per tutte queste donne e questi uomini è possibile ipotizzare un obiettivo come quello delvivere autonomamente, almeno per buona parte del tempo. Ma questi progetti non godono di sovvenzioni pubbliche, anzi.
Ma qui stiamo già parlando dell’età adulta. Solo i ragazzi e le ragazze che riescono a sviluppare certe abilità possono accedere ai passaggi successivi, fino all’autonomia.E’ quindi nella scuola dell’infanzia e nella primaria che è indispensabile affiancarli,dopo rischia di essere troppo tardi, che le capacità siano compromesse. Invece di portare il rapporto 1:1 – un insegnante per ogni allievo –, la situazione è in netto peggioramento. Forse non ci stiamo rendendo conto che, così facendo, stiamo rovinando tutta la vita a queste persone e non ‘solo’ la loro esperienza nella scuola.
Una rapida ricerca nel nostro database, che raccoglie tutte le notizie di discriminazione apparse sulla stampa dell’intera regione Lombardia, ci ha permesso di verificare i dati del rapporto tra insegnanti e alunni, che oscillano attorno al 1:2,5 (un insegnante ogni due alunni e mezzo). Da tre anni la dirigenza dell’ufficio scolastico regionale insiste sulle deroghe concesse, ma questo non fa sì che neppure ci si avvicini alla parità, anche perché – per stessa ammissione degli uffici scolastici – gli insegnanti in deroga non sono specializzati. Le dichiarazioni del direttore regionale Colosio del gennaio 2010 furono imbarazzanti: “Per il sostegno abbiamo aggiunto 600 posti in deroga. E la finanziaria vale per tutti, nessuna discriminazione, anzi questa è parità” («Ripristinate gli aiuti ai disabili», Corriere Milano, 11/1/2010). Come è possibile che un dirigente sia così digiuno di nozioni in materia di diritto? Giuseppe Colosio doveva digerire la sentenza del Tribunale di Milano, che riconosceva discriminatoria la decisione di tagliare anche l’assistenza a studentesse e studenti con disabilità, con conseguente ordine di cessare immediatamente la condotta discriminatoria. Sentenza confermata in secondo grado. Ma i tagli restarono, anzi, quest’anno si confermano, nonostante queste famose “deroghe”.
Il punto, mi pare, non è chiaro. Tagliare a tutti e tutte non è egualitario. Si chiama ‘discriminazione indiretta’, ossia si tratta di una operazione apparentemente neutra che in realtà, nella pratica, danneggia maggiormente o esclusivamente un determinato gruppo di persone, in questo caso ragazze e ragazzi disabili. Conosciamo la situazione della scuola italiana, sappiamo del sistematico abbassamento delle risorse, ma dobbiamo oggettivamente comprendere che chi parte da un gradino più sotto non può sostenere le privazioni al pari degli altri. Togliere l’insegnante di sostegno non è come togliere la carta per le fotocopie; inserire un’alunna disabile in una classe di 28 persone non è impattante come per una alunna senza alcuna disabilità; se la scuola non può permettersi un tappeto mobile, per il 98% dei presenti non cambierà nulla, per il restante 2% significherà la quotidiana umiliazione di farsi mettere le mani addosso da altri (pensate se si è una ragazza adolescente), per fare anche solo un gradino.
Insegnanti di sostegno, educatrici ed educatori, ausili meccanici ed elettronici sono quel gradino che manca per poter dire che sì, a partire da quel punto siamo tutti uguali e allora si può anche sopportare insieme un momento di crisi. Fino a quel momento ogni diminuzione di risorse alla scuola – oltre a colpire uno dei settori, con quello della salute, primari per ogni cittadino e cittadina – avrà un esito discriminatorio, perché porterà svantaggio maggiore agli studenti e alle studentesse disabili.
Lo stato di incertezza si aggiunge a questa situazione già difficile. A scuole iniziate non tutti ancora sanno quante di ore di sostegno saranno destinate e Comuni e Province non trovano un accordo su come sostenere economicamente i deficit, col risultato che tutto diviene più complicato e amplifica il senso di smarrimento, di abbandono.
Come si può agire? Il Tribunale civile di Milano ha confermato in secondo grado la discriminazione, ma purtroppo anche il Ministero si è appellato e ancora una volta il direttore Giuseppe Colosio non ha centrato il problema: “Il giudice non ha tenuto conto delle risorse. E poi di insegnanti specializzati non ce ne sono [...]. La decisione del tribunale è sorprendente”. Il giudice ha tenuto conto delle risorse, valutando correttamente che queste esulano dalla sua valutazione, nel senso che non c’entrano proprio nulla. Se non ci sono insegnanti specializzati – da verificare – allora è come ammettere la presenza di un altro, ulteriore, problema nella scuola. Sorprendente, infine, è la reazione dell’ufficio scolastico e del Ministero che, realizzata la gravità della situazione, avrebbero dovuto correre a sanare il taglio, invece di ricorrere di nuovo in appello, perché è soprattutto dagli Enti preposti che ci aspettiamo venga rispettato il diritto all’istruzione.
Con pochi soldi (l’Italia è uno dei Paesi europei che meno investono nell’istruzione) la scuola diventa per moltissimi giovani più una scommessa che un diritto fondamentale, ma senza sostegno la scuola dei bambini e delle bambine disabili muore.
immagine da www.ledha.it
La natura è il mio regno
"…una grande fotografia è la piena espressione di ciò che l’autore sente del soggetto che sta fotografando nel senso più profondo; per questo è la vera espressione di ciò che lo stesso (fotografo) sente sulla vita nella propria complessità"Ansel Adams
Grande è il contributo dato dall'americano Ansel Adams alla Fotografia, in particolare a quella in bianconero. "La natura è il mio regno "è la prima grande mostra italiana del maestro incontrastato della fotografia paesaggistica americana.
La mostra rientrava nel programma del festivalfilosofia, che si è svolto dal 16 al 18 settembre 2011 a Modena, Carpi, Sassuolo, e quest'anno è dedicato alla natura.
Vanità delle cose-Il canto dell'arpista, tomba del Re Antef.
lunedì 19 settembre 2011
domenica 18 settembre 2011
DEPRESSIONE: un tentativo sano di ritrovare se stessi
Il nostro frenetico stile di vita ci spinge sempre di più all’apparire, ad aderire a modelli preconfezionati, piuttosto che a riconoscere la nostra autenticità.
In questo triste scenario anche le emozioni, purtroppo, devono presentarsi nel modo giusto per potersi adattare alle varie occasioni.
Così, di volta in volta, DOBBIAMO essere:
“Allegri e pieni di entusiasmo” quando siamo in vacanza.
“Concentrati, propositivi e instancabili” quando lavoriamo.
“Capaci di accontentarci, collaborativi e pazienti” quando lavoriamo (soprattutto se siamo femmine).
“Calmi, sereni e posati” quando discutiamo.
“Riflessivi” quando prendiamo le decisioni.
“Felici e colmi d’amore per tutti” in tutte le ricorrenze familiari (escluso i funerali) (soprattutto il giorno di Natale).
“Pronti a ricominciare con entusiasmo” quando abbiamo fallito.
“Forti e capaci di reagire con tenacia” davanti alle malattie, anche gravi.
“Soddisfatti comunque vada” nelle competizioni (soprattutto quando perdiamo).
“Umili e rispettosi anche davanti alla prepotenza degli altri” quando siamo più giovani.
“Pronti a lasciar correre” pur di salvare le apparenze.
“Pronti a tutto” quando si tratta di fare carriera (soprattutto se siamo maschi).