giovedì 2 giugno 2011

Living

Costituiscono in Giappone, dove sono nati, un movimento di giovani che scambiano la loro stanza per un surrogato del mondo circostante. Si chiamano Cosp (acronimo di costume players) e cercanodi"importare" nella realtà quotidiana la vita dei personaggi dei computer games.



Nel Black Rock Desert in Nevada, ad esempio, ogni anno 50mila persone partecipano al Burning Man Festival: per una settimana, giovani, artisti, ex hyppies o inguaribili drop-out si impegnano a costruire i frammenti di un proprio sogno abitato. Vivono in case costruite al momento o in veicoli riadattati, praticano solo l'economia del baratto. La catarsi finale è il grande incendio dell'ultimo giorno: i sogni, tra le fiamme, muoiono all'alba e riconsegnano al deserto la cenere fertile di utopie andate in fumo insieme a una visione del mondo fondata sul principio di razionalità e di finalità. Queste esperienze ci confermano la crisi del concetto di "standard" e sollecitano l'architettura a governare i processi di trasformazione abbandonando la facile strada del conformismo.L'esplorazione delle maniere in cui viviamo, abitiamo, ci sentiamo a casa anche quando questa non corrisponde a uno spazio fisico ma a un ambiente culturale, è questo il messaggio della mostra al Louisiana Museum di Copenhagen, intitolata «Living» aperta fino al 2 ottobre 2011.
La rassegna ci propone di guardare antropologicamente all'architettura, di leggerla come racconto dei sogni e delle speranze, dei rituali e delle ideologie, sia individuali sia collettive, che stanno dentro e dietro gli scenari costruiti.

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