Costituiscono in Giappone, dove sono nati, un movimento di giovani che scambiano la loro stanza per un surrogato del mondo circostante. Si chiamano Cosp (acronimo di costume players) e cercanodi"importare" nella realtà quotidiana la vita dei personaggi dei computer games.
Nel Black Rock Desert in Nevada, ad esempio, ogni anno 50mila persone partecipano al Burning Man Festival: per una settimana, giovani, artisti, ex hyppies o inguaribili drop-out si impegnano a costruire i frammenti di un proprio sogno abitato. Vivono in case costruite al momento o in veicoli riadattati, praticano solo l'economia del baratto. La catarsi finale è il grande incendio dell'ultimo giorno: i sogni, tra le fiamme, muoiono all'alba e riconsegnano al deserto la cenere fertile di utopie andate in fumo insieme a una visione del mondo fondata sul principio di razionalità e di finalità. Queste esperienze ci confermano la crisi del concetto di "standard" e sollecitano l'architettura a governare i processi di trasformazione abbandonando la facile strada del conformismo.L'esplorazione delle maniere in cui viviamo, abitiamo, ci sentiamo a casa anche quando questa non corrisponde a uno spazio fisico ma a un ambiente culturale, è questo il messaggio della mostra al Louisiana Museum di Copenhagen, intitolata «Living» aperta fino al 2 ottobre 2011.
La rassegna ci propone di guardare antropologicamente all'architettura, di leggerla come racconto dei sogni e delle speranze, dei rituali e delle ideologie, sia individuali sia collettive, che stanno dentro e dietro gli scenari costruiti.
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