è vero che è terribile
- tanto da sfigurarmi
i lineamenti rendendoli
simili alle fauci di una bestia - ma è anche,
in qualche modo, gioioso, tanto da ridurmi come
un bambino.
È un urlo fatto per invocare l’attenzione di qualcuno
o il suo aiuto; ma anche, forse, per bestemmiarlo.
È un urlo che vuol far sapere, in questo luogo
disabitato,
che io esisto,oppure, che non soltanto esisto,
ma che so.
È un urlo in cui in fondo all’ansia
si sente qualche vile accento di speranza:
oppure un urlo di certezza, assolutamente assurda,
dietro a cui risuona, pura, la disperazione.
Ad ogni modo questo è certo: che qualunque cosa
questo mio urlo voglia significare,
esso è destinato a durare oltre ogni possibile fine.
Pier Paolo Pasolini, Teorema, Garzanti, Milano (1968)
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