mercoledì 7 novembre 2012

Carol Rama - Di quadro in Quadro



"piacerà moltissimo a quelli che hanno sofferto. Perché la follia è vicina a tutti. E perché l'arte se non è già la vita, almeno è libertà."





Dal 16 novembre al 20 gennaio 2013  alla Galleria Carlina di Torino  una grande  retrospettiva  su Carol Rama "Di quadro in Quadro " , dagli esordi alla sua prima maturità artistica , la cronologia tocca tutti i cicli  più noti dell'artista torinese.
L'intera produzione di Carol Rama è caratterizzata da un'evoluzione continua e straordinaria , frutto di un instancabile sperimentazione e di una vita segnata dal suicidio del padre e dalla nevrosi della madre . 





Olga Carolina  Rama  , in arte Carol Rama è nata a Torino nel 1918. Ha iniziato a dipingere alla fine degli anni Trenta. Autodidatta, non ha mai frequentato normali studi scolastici, ma ha trasformato la materia incandescente del suo inconscio in arte: " Non ho mai avuto modelli per il mio dipingere; non ne ho avuto bisogno avendo già quattro o cinque disgrazie in famiglia, sei o sette tragedie d' amore, un malato in casa…". Eccentrica, curiosa ma schiva, trasgressiva suo malgrado, amabile e culturalmente brillante: ha compagni di strada come il geniale architetto e fotografo (anche osè) Carlo Mollino, l’artista Felice Casorati, gli scrittori Calvino e Pavese, il poeta sperimentale Sanguineti, che le dedica dei versi strepitosi; viaggia, a Parigi e a New York frequenta Andy Warhol, Orson Welles, Picasso, Louise Bourgeois e Man Ray con il quale stringe una lunga amicizia che dura sino alla morte di quest’ultimo . 
la Biennale di Venezia le ha recentemente assegnato il Leone d'Oro alla carriera.






 "Il serbatoio dove ha attinto a piene mani è stata ed è la sua "follia" e solo quella. Si è ben guardata, l'irriducibile eccentrica, dal portare i suoi "disturbi" dai chirurghi dell'anima. Per paura di "guarire", di esserne spogliata, le ha coltivate, le sue paure, potate, concimate, esasperate, temerariamente coccolate. Ha nascosto la sua salute e la sua robustezza come vizi, tare, vergogne, essendo la "malattia", la diversità, il rimedio e la sua risorsa senza fondo. Poche "follie", credo, le sono rimaste inutilizzate nel cassetto."(Lea Vergine )







"La rabbia è la mia condizione di vita da sempre; sono l'ira e la violenza a spingermi a dipingere; e il lavoro mi appaga, mi rasserena".

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