mercoledì 31 ottobre 2012

Eduardo De Filippo - 31 ottobre 1984



«Quando sono in palcoscenico a provare, quando ero in palcoscenico a recitare... è stata tutta una vita di sacrifici. E di gelo. Così si fa il teatro. Così ho fatto!» (Dall'ultimo discorso pubblico al Teatro di Taormina, 1984)







Eduardo De Filippo,  (Napoli, 24 maggio 1900 – Roma, 31 ottobre 1984),




Penziere mieje... (1948)

Penziere mieje, levàteve sti panne,
stracciàtev' 'a cammisa, e ascite annuro.
Si nun tenite n'abito sicuro,
tanta vestite che n'avit' 'a fa?

Menàteve spugliate mmiez' 'a via,
e si facite folla, cammenate.
Si sentite strillà, nun ve fermate:
nu penziero spugliato 'a folla fa.

Currite ncopp' 'a cimma 'e na muntagna,
e quanno 'e piede se sò cunzumate:
un'ànema e curaggio, e ve menate...
nzerranno ll'uocchie, primm' 'e ve menà!

Ca ve trovano annuro? Nun fa niente.
Ce sta sempre nu tizio canasciuto,
ca nun 'o ddice... ca rimmane muto...
e ca ve veste, primm' 'e v'atterrà.





foto di Rosario Miele

martedì 30 ottobre 2012

Alessandro Tofanelli - Dissolvenze d'autunno




È dal complesso rapporto, sentimentale e conoscitivo, che Alessandro Tofanelli da sempre rinsalda con i luoghi della terra natìa, che scaturisce la linfa vitale che nutre la sua pittura. Artista notoriamente inserito fra i principali esponenti del paesaggismo metafisico contemporaneo, le sue opere raccontano la memoria di luoghi intensamente amati e vissuti, un universo poetico che si manifesta in tutta la sua pienezza e il suo splendore. La trasfigurazione figurativa messa in atto dalla sua pittura fa sì che l'immagine del paesaggio appaia fin da subito intimamente connessa ad istanze interiori, del ricordo e della psiche. Quello dipinto da Tofanelli è infatti un paesaggio proiettivo, dell'anima, un volto dalle molteplici fisionomie, che dalla realtà prende la somiglianza ma non il dato oggettivo, per far posto allo spazio dei sogni, dei desideri e delle illusioni.” Marco Palamidessi 








Alessandro Tofanelli (Viareggio 1959) uno dei maggiori esponenti del paesaggismo metafisico italiano, pittore, fotografo, video-documentarista, regista e sceneggiatore. Le sue opere fanno parte di collezioni pubbliche e private sia nazionali che estere, collabora con diverse trasmissioni Rai, come Geo e Linea Verde, e pubblica le sue opere su varie riviste specializzate. 
Luci ed ombre si alternano nei suoi dipinti per creare dei veri e propri “ritratti di paesaggio”.
Ritratti di paesaggi inesistenti, frutto di una stratificazione di immagini care all’autore, fatte di ricordi e rielaborate dall’arte della memoria.







Dissolvenze d'autunno -  Alessandro Tofanelli,
Palazzo della Fondazione Banca del Monte di Lucca

fino all’11 novembre 2012
 info: www.fondazionebmluccaeventi.it
http://www.alessandrotofanelli.it

lunedì 29 ottobre 2012

Claudio Pieroni - Waterboarding






Una serie di gigantografie di nudi femminili su tela, il nucleo centrale della mostra ,  dove cornici e oggetti appesi fanno da contorno ma suggeriscono ulteriori associazioni, scandaglia il confine tra sensualità e morte.
Waterboarding, evoca quella crudele pratica di tortura che versando acqua sul volto di un “condannato” messo a testa in giù, lo porta in brevissimo tempo al limite dell’annegamento. Una pratica che nei giusti limiti può essere anche un gioco di erotismo estremo. Da qui l’ambiguità di queste ragazze nude che sembrano morte, ma potrebbero anche solo galleggiare appena sotto il pelo dell’acqua di una vasca o piscina.




Claudio Pieroni - Waterboarding
galleria Allegretti Contemporanea
dal 10/11/2012 al 25/12/2012
fonte : http://www.contemporarytorinopiemonte.it

domenica 28 ottobre 2012

Hey you






Hey tu! 
la fuori al freddo,

che invecchi sempre più solo,
riesci a sentirmi?


Hey tu,

che stai per strada
con i piedi stanchi e un sorriso che si spegne,
riesci a sentirmi?

Hey tu,
non aiutarli a sotterrare la luce,
non arrenderti senza lottare.

Hey tu,
la fuori da solo,
seduto nudo vicino al telefono
vorresti toccarmi?

Hey tu,
con le orecchie al muro
aspetti che qualcuno chiami
vorresti toccarmi?

Hey tu,
mi aiuteresti a portare la croce
apri il tuo cuore, sto tornando a casa.

Ma era solo fantasia.
Il muro era troppo altro, come puoi vedere.
Non ha importanza quando avesse tentato, non ha potuto liberarsi
e i vermi rodevano la sua mente.

Hey tu,
la fuori nella strada,
che fai sempre quello che ti viene detto,
puoi aiutarmi?

Hey tu,
la fuori dietro il muro
che rompi bottiglie nel vicolo,
puoi aiutarmi?

Hey tu,
non dirmi che non c'è più  alcuna speranza,
insieme resisteremo, divisi cadremo.

(Hey you - Pink Floyd)

sabato 27 ottobre 2012

Roberto Kusterle - Mutabiles Nymphae



Nympahe "Divinità minori (...). Pericolose, come lo è la memoria quando è indagata nei suoi recessi più oscuri, come lo sono il desiderio e il tempo stesso.(...)". Fulvio Dell'Agnese




Roberto Kusterle (Gorizia 1943) , più che un fotografo è un artista. Dagli anni Settanta lavora nel campo della arti visive, dedicandosi sia alla pittura con immagini originali e surreali ,  sia alle installazioni  con al centro l’uomo e il suo corpo. Dal 1988 inizia ad interessarsi alla fotografia che è diventato il suo principale mezzo espressivo. Vive e lavora a Gorizia.





Roberto Kusterle  "Mutabiles Nymphae"   all'Acquario Civico di Milano , fino al 30 ottobre 2012
info : www.acquariocivicomilano.eu



venerdì 26 ottobre 2012

FOTO






Donne indù si applicano in polvere vermiglio a vicenda durante le festività Durga Puja a Nuova Delhi, India. La festa commemora l'uccisione di un re demone  che segna il trionfo del bene sul male. (AP Photo / Rajesh Kumar Singh)

giovedì 25 ottobre 2012

VICINO AL MARE PIU AZZURRO - U samogo sinego morya



"Vola più veloce gabbiano
sul mare azzurro cala la notte..."








 1936 - drammatico (bianco e nero), regia Boris Barnet, S. Mardanin , con Andrei Dolinin, Sergei Komarov, Nikolai Kryuchkov, Yelena Kuzmina, Lyalya Sateyeva, Semyon Svashenko, Lev Sverdlin
Vicino al mare più azzurro c'è la libertà.........Due marinai, naufraghi in un Kolkhoz nel Caspio, rivaleggiano per l'amore della bella Mashenka. All'apparenza una versione del triangolo amoroso in latitudine estrema, alla prova della visione un film tenue e denso, concreto e inafferrabile come il mare che tutto sommerge, restituisce, colora e trattiene. 

mercoledì 24 ottobre 2012

Eulalia Valldosera - We Are One Body






Oggi giovedì 25 ottobre 2012 alle ore 19, presso lo Studio Trisorio a Napoli, sarà inaugurata una mostra personale dell'artista catalana Eulalia Valldosera, una mostra composta da video, proiezioni di luci e ombre, fotografie, oggetti che interagiscono e si animano  sul tema delle "relazioni familiari e sentimentali" condizionate dalle forze mascoline e femmininee che sono nel profondo di ogni individuo.
Saranno in mostra le installazioni Mother & Father e We Are One Body e alcune fotografie della serie Family Ties. 
Nel teatro delle ombre dell'opera Mother & Father un uomo e una donna eseguono una sequenza di azioni come in un rituale di amore e odio. I ruoli di madre e padre che abbiamo interiorizzato costituiscono il nostro apparato emotivo e relazionale. 
Le immagini sono proiettate da un’unica fonte , catturate da una moltitudine di specchi  rimbalzano da un oggetto all’altro e coinvolgono lo spettatore in un gioco di riflessi multipli.







Eulalia Valldosera è nata nel 1963 a Barcellona dove vive e lavora. Ha esposto in importanti gallerie e musei in tutto il mondo, tra cui il Reina Sofia di Madrid, il Museé d’Art Contemporain di Montreal, il PS1 di New York. Ha partecipato alla Biennale di Lione nel 2009, alla Biennale di San Paolo nel 2004, alla Biennale di Venezia nel 2001, alla Biennale di Sidney nel 1996, alle Biennali di Johannesburg e di Istanbul nel 1997, allo Skulptur Projeckts di Münster nel 1997. Nel 2010 ha realizzato il video Dependencia Mutua in collaborazione col Museo Archeologico di Napoli e lo Studio Trisorio.







Eulalia Valldosera "We Are One Body"
Studio Trisorio, Napoli
dal 26 Ottobre 2012 fino al 26 Novembre 2012
fonte: http://www.studiotrisorio.com

lunedì 22 ottobre 2012

Ogni uomo deve capire






Ogni uomo deve capire
che tutto può sparire molto
in fretta:
il gatto, la donna, il lavoro,
la ruota davanti,
il letto, le pareti, la
stanza; tutte le nostre necessità
amore compreso,
poggiano su fondamenta di sabbia,
e ogni causa determinata,
per sconnessa che sia:
la morte di un ragazzo a Hong Kong
o una tormenta a Omaha…
può essere la tua rovinaTutte le tue stoviglie che si spaccano
sul pavimento della cucina, la tua ragazza entra
e tu sei là, ubriaco,
in mezzo alla stanza e lei domanda:
“Mio dio, cosa succede?”,
e tu rispondi: “Non so,
non so”… 

C. Bukowski

sabato 20 ottobre 2012

giovedì 18 ottobre 2012

Herman Melville - Moby Dick ( 1851)





"Ogni volta che m’accorgo di atteggiare le labbra al torvo, ogni volta che nell’anima mi scende un novembre umido e piovigginoso, ogni volta che mi accorgo di fermarmi involontariamente dinanzi alle agenzie di pompe funebri e di andar dietro a tutti i funerali che incontro, e specialmente ogni volta che il malumore si fa tanto forte in me che mi occorre un robusto principio morale per impedirmi di scendere risoluto in istrada e gettare metodicamente per terra il cappello alla gente, allora decido che è tempo di mettermi in mare al più presto. Questo è il mio surrogato della pistola e della pallottola. Con un bel gesto filosofico Catone si getta sulla spada: io cheto cheto mi metto in mare. Non c’è nulla di sorprendente in questo. Se soltanto lo sapessero, quasi tutti gli uomini nutrono, una volta o l’altra, ciascuno nella sua misura, su per giù gli stessi sentimenti che nutro io verso l’oceano."

H. Melville, Moby Dick, ( 1851) 161° anniversario dalla sua pubblicazione .

martedì 16 ottobre 2012

Giornata mondiale dell'alimentazione - 16 ottobre 2012




Per nutrire la popolazione in costante crescita la Terra è vicina al collasso. 
Il cibo che scegliamo  rischia di ‘affamare’ il Pianeta insieme a tutti i suoi abitanti.A incidere infatti non sono solo le quantità in cui viene consumato ma l’impatto ambientale della filiera produttiva che lo fa approdare sulle nostre tavole (consumo di suolo e biodiversità legato ad agricoltura intensiva e infrastrutture, utilizzo di acqua, imballaggi, trasporto e produzione di emissioni inquinanti ecc.). Una grande  ‘fabbrica globale’ che, secondo gli studiosi di scienze della Terra, sta portando il Pianeta al collasso: di questo passo non mancherà molto al raggiungimento del punto critico (il cosiddetto ‘Tipping Point’) su scala planetaria. È l’allarme lanciato dal WWF Italia, in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione.

fonte : http://www.fao.org
http://www.wwf.it

GIULIO TURCATO - STELLARE



 "la mia stesura del colore è istintiva, non razionale, non studiata: è forte la presenza dell’imprevisto, dell’incognito, dell’inconscio" Giulio Turcato 





Una mostra " Stellare " per celebrare il centenario dalla nascita di Giulio Turcato, (1912-1995) l'artista mantovano, romano d'adozione, uno dei maggiori protagonisti del Novecento. Al  MACRO , Museo d’Arte Contemporanea di Roma fino al 13 gennaio 2013
Tra le opere più significative in mostra : 'Comizio' del 1950, esposta alla Biennale di Venezia dello stesso anno e 'Porta' del 1973. A completare il percorso espositivo, una ricca documentazione costituita da fotografie, disegni, lettere, scritti ed estratti di periodici e cataloghi.




Giulio Turcato, nato a Mantova nel 1912, veneziano e poi romano d’adozione, ha esercitato un’influenza determinante negli anni cruciali del dopoguerra. 
Firmatario nel 1946 del manifesto della “Nuova secessione artistica italiana” e poi aderente al “Fronte nuovo delle arti”, a “Forma 1” e al “Gruppo degli Otto” nato intorno a Lionello Venturi, è tra i maggiori interpreti dell’apertura internazionale dell’arte italiana. 
Nel 1964 sposa Vana Caruso e compie un viaggio in Egitto che sarà fonte di ispirazione per molte opere successive. Sempre negli anni Sessanta inizia la serie delle gommapiume/superfici lunari. Sono degli anni Settanta la serie Le Oceaniche, sagome dipinte che l’artista espone per la prima volta alla Biennale del 1972, e Le Libertà, forme di legno o di metallo che si elevano verso l’alto. Negli ultimi anni sperimenta varianti di luce con colori cangianti su opere di grande formato, lo scopo è quello di rendere visibile i quadri nell’oscurità. Una ricerca questa che porterà avanti fino alla sua morte avvenuta nel 1995.

INFO http://www.museomacro.org

lunedì 15 ottobre 2012

Adriana Varejão - Histórias às Margens


Adriana Varejão è un artista brasiliana. Lavora in varie discipline tra cui pittura, disegno, scultura, installazione e fotografia.
Nata nel 1964, vive Varejao e lavora a Rio de Janeiro ed è una delle artiste più importanti del Brasile contemporaneo. I riferimenti agli effetti del colonialismo del Brasile da parte dell'Europa, sono evidenti nel suo lavoro così come la storia dell'arte e l'illusione.  il suo lavoro è rappresentato dalla Lehmann Maupin Gallery di New York City, NY, ed è stato inserito in numerose collezioni in tutto il mondo, alcuni dei quali sono il Solomon R. Guggenheim Museum di New York, la Tate Modern di Londra, e il Museo of Contemporary Art San Diego, tra gli altri. Il suo lavoro allude all'espansione e trasformazione di identità culturale, "comprendere il passato, per capire il presente".



Ama Divers'', que integra a mostra ''Histórias às margens



Il Mam, Museu de Arte Moderna de São Paulo le  dedica una grande mostra , 
la sua Histórias às Margens (Storie al Margine) è una sequenza di opere al confine tra pittura e scultura, quadri a rilievo che rappresentano scene classiche o mappe del Brasile coloniale, o imitano le azulejos portoghesi, con immagini di architetture barocche e decorative volute vegetali. 

 The Imminence of Poetics, San Paolo del Brasile, Mam, fino al 9 dicembre 2012

fonte : http://www.ilsole24ore.com
info : http://www.jb.com.br/cultura


domenica 14 ottobre 2012

A forza di essere vento





Poserò la testa sulla tua spalla e farò
un sogno di mare e domani un fuoco di legna
perchè l'aria azzurra diventi casa.
Chi sarà a raccontare, chi sara?
Sarà chi rimane, io seguirò questo migrare,
seguirò questa corrente di ali"

F. De Andrè - I. Fossati: Khorakhanè




venerdì 12 ottobre 2012

FOTO





"Desidero realizzare fotografie che sono uniche, magnifiche e straordinarie. Mi piacerebbe veramente vedere le persone svenire davanti alle mie fotografie, per puro stupore"





Howard Schatz 1940 | Photographer

d : foto


giovedì 11 ottobre 2012

Sylvia Plath


"Sono abitata da un grido.
Di notte esce svolazzando 
in cerca, con i suoi uncini, di qualcosa da amare.
Mi terrorizza questa cosa scura
che dorme in me;
tutto il giorno ne sento il tacito rivoltarsi piumato, la malignità"






SYLVIA, film  diretto da Christine Jeffs.
Il film narra la storia d'amore realmente avvenuta tra Sylvia Plath,  e suo marito Ted Hughes. Il film comincia con il loro incontro a Cambridge nel 1956, narra la nascita di due figli e l'incontro avvenuto il 18 maggio del 1962 della coppia con i loro vicini, il poeta David Wevill e Assia Gutman: tra Assia e Ted scatterà un'attrazione immediata, lo riconoscerà 35 anni dopo, Ted, nelle sue Lettere di Compleanno; se ne rende conto Sylvia subito e il giorno dopo scriverà Event e Rabbit Chatcher.
Tra giugno e luglio del 1962 Assia e Ted diventeranno amanti, il 9 luglio Sylvia affronterà Ted, prenderà i bambini e andrà via di casa.
La separazione da Ted e il dolore non verranno più confidate ai Diari, ma alle Lettere (di difficile reperibilità in Italia) destinate alla madre e al fratello. Il 1963 e i mesi precedenti al suicidio segneranno il periodo più prolifico di Sylvia, tanto che alla madre scriverà: "(...) sono una scrittrice di genio:ce l'ho dentro. Sto scrivendo le poesie migliori della mia vita; mi daranno la fama".
L'8 febbraio 1963 Ted cercherà una riconciliazione, nessuno saprà cosa accadde. L'11 febbraio Sylvia si toglie la vita.

"...Credi in qualche forza benefica al di fuori del tuo io limitato. Signore, signore, signore: dove sei? Ti voglio, ho bisogno di te: di credere in te e nell'amore e nell'umanità..."

mercoledì 10 ottobre 2012

Nespolo - Ugo Nespolo. Gli anni dell’Avanguardia





Ugo Nespolo (Mosso, 29 agosto 1941)  Pittore e scultore di fama internazionale, artista poliedrico, designer, illustratore, bibliofilo, cineasta, è uno dei maestri dell'arte contemporanea mondiale. Dall' ottobre 2011 è  presidente del Museo Nazionale del Cinema di Torino dove  vive e lavora , nel marzo 2012 riceve  la cittadinanza onoraria della citta di Santhià, nella quale ha trascorso la fanciullezza e l'adolescenza e dove ha compiuto i primi esperimenti pittorici.



un frammento del progetto di Ugo Nespolo per la Metropolitana di Torino



Alla  Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea (Gam) di Torino parte un ciclo espositivo volto ad approfondire la scena artistica cittadina tra gli anni Sessanta e Settanta
Il nuovo progetto espositivo  “Surprise”, a cura di Maria Teresa Roberto, prevede un ciclo annuale di appuntamenti dedicati alla ricerca artistica torinese tra gli anni Sessanta e Settanta, ad inaugurare il ciclo di iniziative è la mostra “Ugo Nespolo. Gli anni dell’Avanguardia”  realizzata grazie al contributo di Miroglio Group.
Le  opere in esposizione da “Nove Punti Fermi”, del 1966, a “Power Violence” del 1968” raccontano,  in parte, la fervida attività di Nespolo dell’epoca. 
“Le situazioni, le opere, i progetti … riconducono a un momento, identificabile con il 1967 e con i mesi che immediatamente lo precedettero e lo seguirono, di totale adesione al presente, di fluida circolazione di parole e immagini tra letteratura, cinema, teatro, musica, arti visive, in cui vennero inventate per l’arte nuove funzioni prima ancora che nuovi spazi…”   Maria Teresa Roberto , curatrice della mostra.



Nespolo. The Years Of The Avantgarde” 
dal 12 ottobre 2012 – 6 gennaio 2013 Torino – GAM, Galleria Civica d'Arte Moderna e Contemporanea.
Informazioni: www.fondazionetorinomusei.it


martedì 9 ottobre 2012

John Lennon -Across The Universe

John Lennon  oggi avrebbe compiuto settantadue anni .





Le parole stanno fluendo come 
Come una pioggia infinita in una tazza di carta 
Scivolano selvaggiamente e si disperdono per l'universo 
Laghi di dolore, onde di gioia 
Vanno alla deriva nella mia mente aperta 
Possedendomi e accarezzandomi 
Jai guru deva om 

Niente cambierà il mio mondo 
Niente cambierà il mio mondo 
Niente cambierà il mio mondo 
Niente cambierà il mio mondo 

Immagini di luci spezzate danzano 
Davanti a me come milioni di occhi 
Mi chiamano per l'universo 
Pensieri vagano come un vento irrequieto 
Dentro una cassetta della posta 
Cadono alla cieca mentre seguono 
La propria strada per l'universo 
Jai guru deva om 

Niente cambierà il mio mondo 
Niente cambierà il mio mondo 

Niente cambierà il mio mondo 
Niente cambierà il mio mondo 

Suoni delle ombre ridenti dei vivi 
Fischiano attraverso le mie orecchie aperte 
Incitandomi e invitandomi 
Amore senza limite e senza fine Che splende 
Attorno a me come un milione di soli 
Continua a chiamarmi per l'universo 
Jai guru deva om 

Niente cambierà il mio mondo 
Niente cambierà il mio mondo 
Niente cambierà il mio mondo 
Niente cambierà il mio mondo 

Jai guru deva 
Jai guru deva 
Jai guru deva



 (Scritta da John Lennon in una notte del 1967)


Il 4 febbraio 2008,  la NASA ha trasmesso via radio "Across The Universe" in direzione della Stella Polare, a 431 anni luce di distanza, per festeggiare il quarantesimo anniversario della canzone, il quarantacinquesimo anniversario del Deep Space Network, e i cinquant'anni della NASA. L'idea è nata dallo storico dei Beatles Martin Lewis, che ha invitato tutti i fan della band ad ascoltare il brano contemporaneamente al suo lancio verso la stella, da ogni parte del mondo così da creare una sorta di "flusso armonico planetario". Inoltre questa data è stata dichiarata "Across the Universe Day": il giorno in cui per la prima volta una canzone è stata trasmessa nello spazio profondo







lunedì 8 ottobre 2012

Paul Klee e l'Italia







Alla Galleria nazionale d'arte moderna in esposizione le opere dell'artista , i viaggi nella penisola e i suoi soggiorni romani.
A cura di Tulliola Sparagni e Mariastella Margozzi, l'esposizione raccoglie oltre cento opere anche di altri artisti italiani e stranieri, da Kandinsky , Moholy Nagy, Max Bill, Albers, Licini, Soldati, Perilli, Novelli ecc., intorno al tema del rapporto del maestro con l'Italia.
Furono sei i viaggi di Klee in Italia, in luoghi diversi e distanti, dalla Sicilia alla Lombardia.
La mostra analizza l’influenza della cultura e dei paesaggi del nostro paese sul lavoro dell’artista rapportandosi alle varie fasi della sua biografia artistica dagli inizi al periodo Bauhaus e agli ultimi anni solitari a Berna.





Paul Klee, Du gris de la nuit surgit soudain, 1918





Paul Klee nacque l’8 dicembre 1878 a Münchenbuchsee presso Berna, da un maestro di musica tedesco d’origine e operante nella capitale elvetica, dal quale Klee, che fin da ragazzo era un ottimo violinista, ereditò l’amore per la musica. Nell’autunno del 1898, dopo l’esame di maturità, cominciò a Monaco gli studi di pittura, prima nella scuola privata del pittore Knirr, in un secondo tempo all’Accademia sotto la guida di Stuck. Passò l’inverno tra il 1901 e il 1902 in Italia, fermandosi a Roma, Napoli, Firenze e sentì soprattutto il fascino dell’architettura della prima Rinascenza, di Michelangelo, dei primi maestri del Quattrocento. Tornato a Berna nel maggio 1902, vi lavorò duramente per alcuni anni raggiungendo la sua completa formazione: frutto di questi studi è una serie di 15 incisioni ad acquaforte eseguite in uno stile rigido, che mette in rilievo i dettagli e con forti accentuazioni satiriche. Viaggi occasionali lo portano a Monaco, dove scoprì, nel 1904, Beardsley, Blake, Goya, Ensor, e a Parigi, nel 1905.
Tornato nuovamente a Monaco alla fine del 1906, vi sposa Lily Stumpf, maestra di pianoforte
Nelle opere, prevalentemente grafiche, di questi anni, Klee sviluppa un gusto per la linea mossa, sensibile ad ogni movimento psichico: lo stile della libera “improvvisazione psichica” che culmina nelle illustrazioni per il « Candide » di Voltaire, eseguite nel 1911-12. All’esposizione di Monaco vede Van Gogh e Cézanne, il cui insegnamento sente subito come eccezionale. Si accosta, nell’inverno 1911, al gruppo dei pittori del Blaue Reiter (Cavaliere Azzurro) e si lega d’amicizia con Kandinsky, Marc, Macke e Jawlensky; nell’aprile 1912 si incontra a Parigi con Delaunay e conosce le opere di Rousseau, Picasso, Braque; vede a Monaco l’esposizione dei Futuristi ed entra in contatto con il circolo degli Espressionisti, raccolti intorno alla rivista berlinese « Sturm »: vive insomma a fianco di un gruppo di artisti tutti fortemente occupati dal problema del colore, libero ed espressivo. E proprio al problema del colore è spinto, nella primavera del ’14, da un breve viaggio in Tunisia che costituisce per lui una prepotente esperienza ottica.
 
Dal 1921 al 1930 Klee insegna alla Bauhaus di Weimar e Dessau, nei settori della pittura su vetro e poi della tessitura: più tardi gli sarà personalmente affidato un corso di pittura, in collegamento con Kandinsky tiene delle lezioni regolari sulla teoria della forma e sviluppa la prima teoria sistematica dei mezzi pittorici puri che porta ad una eccezionale chiarificazione delle possibilità evocative insite nei mezzi astratti.
Nuove molteplici sollecitazioni gli sono offerte oltre dall’amico con Kandinsky, Feininger, Schlemmer, anche  da nuovi viaggi in Sicilia (1924, 1931), in Italia (1927), in Egitto (tra il 1928-29): eperienze che si riflettono nella sua pittura. 
Nel 1931 Klee è chiamato all’Accademia di Düsseldorf, dove può dedicarsi più liberamente al suo proprio lavoro: ma comincia la reazione nazista e, nella primavera del 1933, questo artista, che era il più tranquillo di tutti gli artisti, fu accusato di “bolscevismo culturale” e destituito. Ritornò allora in dicembre, come emigrante, nella nativa Berna.
E comincia l’ultima fase della sua arte: il formato delle sue opere si ingrandisce, una estrema semplicità elimina tutto ciò che è superfluo, la lieve tessitura lineare si rinforza in grandi segni.

"L'arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è."


 Nel 1935  i primi indizi di una maligna affezione della pelle della quale Klee morì il 29 giugno 1940.





Paul Klee , paesaggio con uccelli gialli 




"Paul Klee e l'Italia"
Gnam , Galleria nazionale d'arte moderna di viale delle 
Belle arti 131. Roma
 Dal 9 ottobre al 27 gennaio 2013

domenica 7 ottobre 2012

Edgar Allan Poe - Per quanto mi volga, non fuggo



"È la verità! Sono nervoso, sono stato e sono molto, molto, terribilmente nervoso; ma perché volete dire che sono un pazzo? Il male ha affinato i miei sensi, non distrutti, non annientati. Più di chiunque altro avevo avuto acuto il senso dell'udito. Ho ascoltato tutte le voci del cielo e della terra. Molte ne ho intese dall'inferno. Per questo sono pazzo? Uditemi! e osservate con che precisione, con che calma io posso narrarvi tutta la storia." Edgar Allan Poe







Edgar Allan Poe (Boston, 19 gennaio 1809 – Baltimora, 7 ottobre 1849) fu uno scrittore e poeta statunitense, considerato tra le figure più importanti della letteratura americana, inventore del racconto poliziesco e del giallo psicologico, finisce per diventare anche uno dei rappresentanti maggiori del romanzo gotico svincolandosi però dalle ambientazioni, ma del quale eredita il gusto del mistero, dell'orrido e dell'angosciante. 
Sebbene la sua vita e le sue opere siano posteriori rispetto al periodo del Romanzo gotico vero e proprio, Poe ha finito per essere considerato uno dei rappresentanti più importanti del genere. Del movimento neogotico, infatti, eredita talune tematiche e suggestioni (il gusto per il mistero, l'orrido, l'angosciante), svincolandosi però dalle ambientazioni tipiche del gotico, e sviluppandone più gli aspetti psicologici, indagando fra le ossessioni e gli incubi personali; pertanto può anche essere considerato come un precursore del Decadentismo.
Scrittore di grande inventiva, ha anticipato generi letterari quali il romanzo poliziesco (il suo personaggio Auguste Dupin si può considerare l'antenato più diretto dello Sherlock Holmes di Arthur Conan Doyle), e la fantascienza.





A Luisa Olivia Hunter

Per quanto mi volga, non fuggo  
non so distaccarmi; 
vorrei tentare, ma non tento 
di rilasciare il mio cuore. 
E le mie speranze ormai son morte 
intanto che, nei sogni fidando, 
ancor resto allettato. 
Cosi' la guizzante serpe che si torce 
sotto l' albero nel bosco 
travolge l' uccello mentre suadente 
l' induce a scendere di poco; 
simile a quell' uccello e' l' amante, 
che intorno che al fato volteggia 
finche' il colpo e' inferto 
ed egli cade - com' io cado.

Edgar Allan Poe


sabato 6 ottobre 2012

Amália da Piedade Rebordão Rodrigues



«Il fado non è né allegro né triste, è la stanchezza dell'anima forte, l'occhiata di disprezzo del Portogallo a quel Dio cui ha creduto e che poi l'ha abbandonato: nel fado gli dei ritornano, legittimi e lontani...»
(Fernando Pessoa )





Questa "Canto delle lavandaie del Vomero" viene fatta risalire addirittura al 16° secolo ed è considerata dagli studiosi come il primo esempio di canzone popolare, così come la intendiamo oggi




 Amália da Piedade Rebordão Rodrigues (Lisbona, 23 luglio 1920 – Lisbona, 6 ottobre 1999) fu una cantante e attrice portoghese, considerata la miglior esponente del genere canoro noto come fado e, a livello internazionale, riconosciuta come la voce del Portogallo; attiva per sessant'anni, dopo la sua morte, avvenuta nel 1999, fu inumata nel Pantheon nazionale tra altre personalità che hanno dato lustro al suo Paese. 
Nacque in una famiglia numerosa di poveri immigrati dalla regione della Beira Baixa nel quartiere operaio di Alcantara, in un imprecisato giorno del 1920, nella "stagione delle ciliegie". Il suo stato civile infatti riporta come data di nascita il 23 luglio, ma la cantante ha sempre festeggiato il proprio compleanno il 1º luglio
Fu allevata dai nonni materni e frequentò solo tre anni di scuola elementare, iniziando presto a lavorare come venditrice di arance, poi in una pasticceria di Lisbona. Intanto cantava da sola, sognando malinconicamente le storie che riusciva a vedere al cinema e modificando e rielaborando testi e musiche secondo la propria sensibilità. Poco a poco si fa notare per la sua voce in piccole manifestazioni locali alle quali prende parte facendosi chiamare col cognome della madre: Rebordão. A diciannove anni, con la complicità di una zia, riesce a farsi ascoltare dal proprietario di un famoso locale di Lisbona e comincia una straordinaria carriera che la porta quasi subito a livelli altissimi di notorietà e di cachet. Sposa immediatamente, contro il parere dei familiari, Francisco Cruz, un operaio che si dilettava con la chitarra e dal quale si separerà dopo tre anni (si risposerà, quindici anni dopo e per tutta la vita, con l'ingegnere brasiliano César Séabra che la precederà nella tomba di qualche anno) e diventa subito famosa come "Amália Rodrigues, a Alma do Fado". Entro un anno è già pagata venti volte di più che i maggiori artisti del momento ed è una vedette del teatro di rivista e perfino del cinema, ma per i primi sei anni della sua carriera non incide neppure un disco, per l'opposizione del suo agente che lo ritiene controproducente
Pur avendo inciso i suoi primi dischi a 78 giri solo nel 1945, gode già di una certa notorietà anche all'estero (Spagna, Italia, Brasile, Stati Uniti) quando il film Les amants du Tage, di Henri Verneuil, le apre le porte del mitico teatro Olympia di Parigi, dove ottiene un trionfo che la consacra diva internazionale di prima grandezza. La sua popolarità in tutto il mondo è già immensa quando, nel 1960, si risposa e pensa di lasciare le scene. Dopo due anni, tuttavia, è già di ritorno con un repertorio nuovo, creato su misura dal geniale musicista franco-portoghese Alain Oulman che mette in musica per lei i testi dei migliori poeti portoghesi. Questa nuova fase della sua carriera la impone anche all'attenzione della critica e la consacra fra le grandi artiste di tutti i tempi. Al suo repertorio originario, composto quasi unicamente di Fado, aggiunge ben presto le canzoni popolari e folcloristiche, scatenando in tutta Europa il revival di questo genere.
La sua carriera durerà più di cinquanta anni, con centinaia di concerti in tutto il mondo ed almeno 170 LP pubblicati.  Innumerevoli sono le persone che si accostano, per interesse verso di lei, alla lingua ed alla cultura portoghesi.
Alla metà degli anni settanta, la "Rivoluzione dei garofani" la prende a bersaglio e la discrimina duramente per esser stata, pur senza sua colpa, un simbolo del Portogallo di Salazar. Amália, praticamente esiliata, intensifica le tournée all'estero fino al momento in cui scopre di essere affetta da un tumore. Pur riabilitata - dopo dieci anni - dal nuovo governo socialista, dovrà rassegnarsi a lasciare il palcoscenico e vivrà i suoi ultimi anni in ritiro nella sua celebre casa di Rua S. Bento, a Lisbona, dove morirà la mattina del 6 ottobre 1999. 
Alla sua morte vengono proclamati tre giorni di lutto nazionale e i suoi funerali vedono la commossa partecipazione di decine di migliaia di persone. Attualmente riposa fra i grandi portoghesi di tutti i tempi nel Pantheon di Lisbona, ma lei avrebbe certamente preferito essere tumulata fra le rose del Monastero dos Jerónimos, che tanto amava.
Amália Rodrigues sarà per sempre conosciuta come la "Regina del fado".
 Il suo testamento spirituale è contenuto nelle parole della splendida Cansaço, ma ancor più nei testi che lai stessa aveva composto, fin dai primissimi anni: emblematica la sua Estranha Forma de Vida; ma imperdibili anche Ai, esta pena de mim, Ai, as gentes; ai, a vida!, Grito e soprattutto Lágrima, ormai divenuta un classico che tutti hanno cantato e canteranno. 
Oltre al fado, Amália ha prestato la sua voce anche alla musica italiana, interpretando brani moderni come La tramontana di Antoine, ma soprattutto la musica popolare come La bella Gigogin, inno del Risorgimento italiano, brani siciliani come Vitti 'na crozza e Ciuri ciuri e napoletani come La tarantella e i due splendidi duetti con Roberto Murolo, Dicitincello vuje e Anema e core.
Nel 2001 il regista spagnolo Pedro Almodovar apre la sceneggiatura del film Parla con lei (Hable con ella) con una citazione di Amália:
«Quando morirò, voglio che la gente pianga per me.»

venerdì 5 ottobre 2012

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Mary Ellen Mark - Women in Porthole, c.1970.




Mary Ellen Mark (Filadelfia 1940) è una fotografa americana conosciuta per i suoi ritratti e per i suoi lavori nel campo della pubblicità e del fotogiornalismo. Sedici collezioni di suoi lavori sono state esposte in varie gallerie e musei del mondo. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti tra cui il Robert F. Kennedy Journalism Awards.


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mercoledì 3 ottobre 2012

Auguri a Raffaele La Capria








"Molte voci ha il mare, molte voci e molti Dei" (T. S. Elliot). Sin dal tempo in cui da ragazzo scoprii il mondo sottomarino e mi sembrò di penetrarne più a fondo il mistero, il mare mi parlò con le sue molte voci, attraverso immagini fisiche che producevano immediatamente immagini mentali. Sott' acqua i pensieri sono vaghi e fluttuanti e seguono il moto ondulante delle pinne. Lo sguardo non lega i pensieri a cose conosciute perché sott' acqua le forme marine sono diverse da quelle terrene e in perpetua metamorfosi, anche i pensieri perciò sono più liberi e lontani da quelli terreni. Quando il mare era ancora un Eden e trafiggere un pesce era cosa naturale e non era un peccato; quando in quel mare nuotavo come un dio che dà la morte armato di folgore - e folgorante era il fucile d' alluminio che reggevo nella mano colpito dai raggi del sole - mi capitava spesso di incontrare un «pesce intelligente», un pesce di notevoli dimensioni e se si avvicinava e ti veniva a tiro era sempre un' emozione che faceva battere il cuore. L' ho chiamato un «pesce intelligente» perché sembrava conoscere a perfezione la portata del mio fucile. Sarebbe bastato accorciare di pochi centimetri o anche di un solo centimetro la distanza che ci separava, per trafiggerlo con l' asta, e io mi sforzavo nuotando di accorciarla. Ma era fatica sprecata. A volte questo tentativo di avvicinamento durava a lungo, anche perché avevo sempre l' illusione di farcela, bastava un niente. E invece quel pesce intelligente sembrava prendersi gioco di me, perché nuotava tranquillo davanti a me senza l' allarme dell' animale inseguito, e mi agitava, per così dire, la coda sotto il naso. A volte si fermava per un istante a brucare l' alga di uno scoglio, ecco ci siamo! Ma la sosta era breve e la distanza era sempre quella. Dopo un' ora di questo inseguimento ostinato in cui mi sembrava di essere io la preda e il pesce intelligente il predatore, troppo affannato per proseguire la caccia, ci rinunciavo. Questa del pesce intelligente era una delle immagini fisiche che presto si trasformò nell' immagine mentale del desiderio vanamente inseguito di cui spesso feci esperienza nella mia adolescenza. Quante volte inseguii qualcosa, non solo una ragazza, una qualsiasi cosa che mi stava a cuore, con la stessa ostinazione e lo stesso risultato! E anche più tardi, quando da scrittore inseguivo un' idea quante volte quest' idea si comportò come il pesce intelligente! E quante volte sentii incombere sopra ogni riga che scrivevo l' ombra e la tentazione del fallimento! E ora se penso a Dio ancora mi viene in mente il pesce intelligente e il mio vano affannarmi. Allora, in quei giorni, quando me ne andavo con la barca in mezzo al mare appariva spesso a prua una macchiolina bianca, una farfalla che batteva le ali sfarfallando nell' azzurro immenso. Dove va la sventata? Non si accorge che l' azzurro è sconfinato e quando non ce la farà più a sfarfallare il mare la inghiottirà? Perché va sempre al largo, nell' aer perso dove si perderà, e non verso riva dove si salverà? Dicono i marinai che quella farfalla che appare in mezzo al mare è l' anima d' una persona amata che viene a trovarci e ci indica la strada per raggiungerla. Un' «animula vàgula e blandula» che candida e tremula già m' accompagna per un tratto e mi fa pensare ad un altrove oltre l' azzurro illimitato. Così l' immagine di quella farfalla si trasformava nella corrispondente immagine mentale; così la macchiolina bianca col suo folle volo mi consegnava alla metafisica azzurrità e al suo insistente richiamo; e così la barca che mi trasportava diventava un fuscello, una pagliuzza nella grande corrente universale che va dove tutto tende. Capitava anche - e questa è un' altra immagine - quando il mare era agitato e io nuotavo a caccia di pesci ai bordi di una scogliera semisommersa, che le onde mi spingessero con forza contro gli scogli. Se resistevo alla spinta dell' onda inevitabilmente finivo contro le punte aguzze affioranti, mi ferivo e sanguinavo. Meglio rischiare affidandosi al moto dell' onda in un totale abbandono come un sughero galleggiante lieve in superficie, così l' onda mi portava a pochi centimetri dagli scogli, li sfioravo nella schiuma vorticosa, senza però toccarli, e solo per un pelo non mi ferivo. La stessa onda ritirandosi mi afferrava e mi risucchiava portandomi lontano dalla scogliera. Così capii che affidarsi alla vita rischiando era meglio che resisterle, purché nell' affidarmi fossi rimasto sempre cosciente della situazione in cui mi trovavo. Questo mi suggeriva la voce del mare che ancora oggi da lontano mi raggiunge."

Raffaele La Capria 
(Inseguendo la Voce del Mare)


Oggi, 3 ottobre 2012, Raffaele La Capria, nato a Napoli nel 1922 festeggia i suoi 90 anni ,  scrittore e sceneggiatore italiano.Dopo essersi laureato in giurisprudenza a Napoli nel 1950 ed aver soggiornato in Francia, Inghilterra e Stati Uniti, ha vissuto a Roma. Collabora alle pagine culturali del Corriere della Sera, è condirettore della rivista letteraria Nuovi Argomenti ed autore di radiodrammi per la Rai. Nel 1957 ha frequentato a Harvard l'International Seminar of Literature. È stato anche co-sceneggiatore di molti film di Francesco Rosi, tra i quali Le mani sulla città (1963) e Uomini contro (1970) e ha collaborato con Lina Wertmüller alla sceneggiatua del film Ferdinando e Carolina.
Nel settembre del 2001 ha ricevuto il Premio Campiello alla carriera e nel 2002 gli viene assegnato il Premio Chiara, sempre alla carriera. Nel 2011 gli è stato assegnato il premio Alabarda d'oro alla carriera per la letteratura.
Più recentemente, ha collaborato per la Giulio Perrone Editore.
È sposato con l'attrice Ilaria Occhini.