martedì 26 novembre 2013

PATTUGLIE FANTASIA - PIRATI METROPOLITANI AUTORGANIZZATI



"chiunque può fare volontariato, in un modo o nell’altro. (...) Non serve un diploma per tenere pulito un pezzo di strada. Pattuglie fantasia è ovviamente un ossimoro perché non potrebbero esistere due concetti più distanti: uno riporta all’ordine e alla disciplina; l’altro all’immaginazione, all’improvvisazione, alla creatività. Noi giochiamo goliardicamente sull’immaginario leghista delle ronde,  per fare qualcosa di totalmente diverso". Sandro Pesce




A Torino nasce un gruppo di volontariato “situazionista”, le Pattuglie Fantasia , creato da Sandro Pesce, ex utente psichiatrico. Il gruppo comprende volontari e artisti di strada: ogni settimana si danno appuntamento per pulire le strade e andare a trovare i malati. Da circa un mese, una volta alla settimana, Sandro e suoi si danno appuntamento in una diversa zona della città con scope e secchi per l’immondizia, e iniziano a “pattugliare” ,  si va  a trovare gli utenti psichiatrici, gli  si porta generi di conforto o, se possibile,  a fare un giro fuori dall’ospedale,(...)vorremmo  portare the caldo e coperte a quelli che dormono in strada, stiamo organizzando una raccolta di vestiti. Quello che sogno è un volontariato situazionista, spontaneo. La settimana scorsa, per fare un esempio,  non avendo nulla da fare, sono andato a fare il giocoliere dalle parti del Mauriziano:  i venti euro che ho raccolto, in poco meno un’ora, li ho regalati ad alcuni utenti di psichiatria. Se si parte dall’idea che non è sempre necessario delegare il volontariato alle istituzioni o alle associazioni, tutto diventa possibile. Anche divertirsi dando una mano agli altri".Sandro Pesce




 "Con le Pattuglie Fantasia è Oltrepsichiatria, si vuole aiutare i cosiddetti disagiati psichici per creare una rete sociale di automutuoaiuto e porre le condizioni affinchè la gente non debba finire in psichiatria, in altre parole l' OLTREPSICHIATRIA (termine cognato da me) si pone l' obbiettivo di contrastare la psichiatria superando il concetto (ormai aimè obsoleto, di antipsichiatria)... e poi come al solito faremo assistenza agli anziani bisognosi perchè abbandonati a loro stessi su una carrozzina in giro per i corridoi dell' ospedale... e ci burleremo delle guardie giurate... perchè le nostre "divise" sono moooolto più stilose." Sandro Gipsy volontario 

fonte : www.redattoresociale.it

lunedì 25 novembre 2013

25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne - Le sorelle Mariposas




Sorelle Mirabal Ojo de Agua (Santo Domingo): Patria 1924-1960; Minerva 1926-1960; Maria Teresa 1936- 1960; Dedé 1925 - vivente
Aida Patria Mercedes, Maria Argentina Minerva, Antonia Maria Teresa Mirabal nacquero a Ojo de Agua provincia di Salcedo nella Repubblica Dominicana da una famiglia benestante. Combatterono la dittatura(1930-1961) del dominicano Rafael Trujillo, con il nome di battaglia Las Mariposas (Le farfalle).
Il 25 novembre 1960 Minerva e Maria Teresa decidono di far visita ai loro mariti, Manolo Tavarez Justo e Leandro Guzman, detenuti in carcere. Patria, la sorella maggiore, vuole accompagnarle anche se suo marito è rinchiuso in un altro carcere e contro le preghiere della madre che teme per lei e per i suoi tre figli. L’intuizione della madre si rivela esatta: le tre donne vengono prese in un’imboscata da agenti del servizio segreto militare, torturate e uccise.
Il loro brutale assassinio risveglia l’indignazione popolare che porta nel 1961 all’assassinio di Trujillo e successivamente alla fine della dittatura.


Il 17 dicembre 1999 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, con la risoluzione 54/134, dichiara il 25 novembre Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne in loro memoria.

La militanza politica delle tre sorelle Mariposas era iniziata quando Minerva, la più intellettuale delle tre, il 13 ottobre 1949, durante la festa di san Cristobal, organizzata dal dittatore per la società più ricca di Moca e Salcedo, aveva osato sfidarlo apertamente sostenendo le proprie idee politiche. Quella data segna l’inizio delle rappresaglie contro Minerva e tutta la famiglia Mirabal, con periodi di detenzione in carcere per il padre e la confisca dei beni per la famiglia.
Minerva mostra fin da bambina un carattere forte e indipendente e una grande passione per la lettura, il suo paese e la libertà. La sua influenza sulle sorelle è notevole, soprattutto su Maria Teresa, la più piccola, che la prende a modello e cerca di emularla negli studi universitari, iscrivendosi ad Architettura, facoltà che non termina, conquistando soltanto il grado tecnico in Agrimensura.
Maria Teresa segue Minerva giovanissima nella militanza politica, dopo essersi fidanzata con un altro attivista politico, Leandro Guzmàn, amico del marito di Minerva.
Nel 1952, all’età di ventisei anni, Minerva riesce a iscriversi all’Università di Santo Domingo, che frequenterà fra divieti e revoche. Dopo la laurea però non le viene consentito l’esercizio della professione.
Minerva, unica donna insieme a Dulce Tejada in un gruppo di uomini, il 9 gennaio del 1960 tiene nella sua casa la prima riunione di cospiratori contro il regime che segnò la nascita dell’organizzazione clandestina rivoluzionaria Movimento del 14 giugno e il cui presidente fu suo marito Manolo Tamarez Justo, assassinato nel 1963.


 "Durante un’epoca di predominio dei valori tradizionalmente maschili di violenza, repressione e forza bruta, dove la dittatura non era altro se non l’iperbole del maschilismo, in questo mondo maschilista si erse Minerva per dimostrare fino a che punto ed in quale misura il femminile è una forma di dissidenza". (Dedè Mirabal)


Patria aveva abbandonato gli studi presso una scuola secondaria cattolica di La Vega (come farà Dedé per badare all’attività familiare) per sposare a sedici anni un agricoltore. Patria è molto religiosa e generosa, allegra e socievole; si definisce “andariega”, girovaga, perché ama molto viaggiare. Era madre di quattro figli (ma l’ultimo visse soltanto pochi mesi) e non esita ad aderire al movimento per "non permettere che i nostri figli crescano in questo regime corrotto e tirannico".
La loro opera rivoluzionaria è tanto efficace che il Dittatore in una visita a Salcedo esclama: "Ho solo due problemi: la Chiesa cattolica e le sorelle Mirabal".
Nell’anno 1960 Minerva e Maria Teresa vengono incarcerate due volte; la seconda volta vengono condannate a cinque anni di lavori forzati per avere attentato alla sicurezza nazionale, ma a causa della cattiva reputazione internazionale di Trujillo dopo l’attentato al presidente venezuelano Betancourt, vengono rilasciate e messe agli arresti domiciliari.
Anche i loro mariti e il marito di Patria, Pedro Gonzalez, vengono imprigionati e torturati.
Trujillo progetta il loro assassinio in modo che sembri un incidente, per non risvegliare le proteste nazionali e internazionali; infatti i corpi massacrati delle tre eroine vengono gettati con la loro macchina in un burrone.
L’assassinio delle sorelle Mirabal provoca una grandissima commozione in tutto il paese, che pure aveva sopportato per trent’anni la sanguinosa dittatura di Trujillo. La terribile notizia si diffonde come polvere, risvegliando coscienze in letargo.
L’ unica sorella sopravvissuta, perché non impegnata attivamente, Belgica Adele detta Dedé, ha dedicato la sua vita alla cura dei sei nipoti orfani: Nelson, Noris e Raul, figli di Patria; Minou e Manuelito, figli di Minerva, che avevano perso il padre e la madre, e Jaqueline figlia di Maria Teresa, che non aveva ancora compiuto due anni. Dedé esorcizzerà il rimorso per essere sopravvissuta alle amatissime sorelle dandosi il compito di custode della loro memoria: "Sopravvissi per raccontare la loro vita". Nel marzo 1999 ha pubblicato un libro di memorie Vivas in su jardin dedicato alle sorelle.
La loro vita è stata narrata anche dalla scrittrice dominicana Julia Alvarez nel romanzo Il tempo delle farfalle (1994), da cui è stato tratto nel 2004 il film di Mariano Barroso In The time of Butterflies, con Salma Hayek. 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Un giorno che dovrebbe diventare tutti i giorni. 
Le donne vittime di violenza muoiono a causa di una cultura sbagliata ormai radicata nella nostra società. Una cultura che vede le donne come corpi da esibire, come merce da possedere.
Tanti 25 novembre in cui chiedere agli uomini di camminare al nostro fianco, di camminare insieme, di lottare con noi affinché le cose cambino sul serio.
info:http://www.amnesty.it/


Mai più violenza maschile sulle donne, mai più femminicidio, mai più discriminazione di genere. No alla  violenza maschile sulle donne.

sabato 23 novembre 2013

SensAzioni - l'espressività del corpo


L’accessibilità delle opere scultoree sarà data dalla possibilità di poterle toccare e non solo." Salvatore Petrucci, presidente dell’Univoc


Simona Atzori 


"SensAzioni" è una mostra d'arte accessibile, rivolta a tutti non vedenti, ipovedenti, disabili in generale, nella convinzione che l’arte sia un bene comune e, in quanto tale, debbano essere tutti ad usufruirne.
Per la prima volta a Napoli, una serie di opere, scultoree e pittoriche che,mediante l’utilizzo, anche delle nuove tecnologie, saranno rese accessibili a tutti.
La mostra è stata resa possibile grazie alla collaborazione del Museo Anteros che fornirà un bassorilievo tattile; grazie a Simona Atzori con l’esposizione di quattro dipinti; grazie a Felice Tagliaferri che fornirà quattro opere scultoree e tattili e infine al Museo Tattile Statale Omero che esporrà quattro opere scultoree e tattili.


Felice Tagliaferri , scultura 


Le opere saranno posizionate, in base alle loro dimensioni, su diversi supporti che permetteranno al visitatore di poterle ‘vedere’ anche con le mani per scoprire volti, corpi,  gesti ed espressioni attraverso il canale della percezione tattile. L’accessibilità dei dipinti, invece, sarà conferita dalla presenza di registrazioni audio, usufruibili mediante supporti multimediali, che descriveranno le caratteristiche dell’opera pittorica in questione. Le tele, illuminate tramite faretti, saranno collocate su dei pannelli disposti  a intervallo tra le varie sculture  e accoglieranno il visitatore  in un ambiente artistico, armonioso e ben distribuito”. L’evento si apre con un convegno che tratterà l’accessibilità dell’arte e si conclude con un’esibizione sonora di artisti disabili. Ogni opera sarà dotata di una didascalia con scrittura in nero a caratteri ingranditi per gli ipovedenti e in Braille per i non vedenti.
Iniziativa, la cooperativa sociale Passepartout Napoli e l’Unione Nazionale Italiana Volontari pro Ciechi (Univoc) di Napoli


Museo Anteros un bassorilievo tattile


L’arte tecnologica, mai presentata prima, accompagnerà il visitatore in un percorso affascinante e coinvolgente che lo lasceranno attonito. L’evento si apre con un convegno che tratterà l’accessibilità dell’arte e, si conclude con una esibizione sonora di artisti disabili. La Mostra dal nome "SensAzioni" sarà un connubio tra "sensi” e “azioni".


"SensAzioni"
dal 3 al 13 Dicembre 2013,
Sala Dorica del Palazzo Reale , Napoli
http://www.univocdinapoli.org

venerdì 22 novembre 2013

Più pizza per tutti....





Pizza e po' mo dono
“Pizza e po’ mo dono”, è un'iniziativa organizzata dalla Fondazione di Comunità del Centro Storico di Napoli insieme all'associazione Lives: per ogni pizza venduta, 10 pizzerie doneranno 25 centesimi per progetti di contrasto alle baby gang. L’iniziativa coinvolge  10 pizzerie del Centro Storico di Napoli dalla parte dei ragazzi a rischio: in 8 date, dal 6 novembre, e poi settimanalmente fino a gennaio 25 centesimi di euro per ogni pizza venduta verranno donati alla Fondazione per finanziare progetti di contrasto alla violenza delle baby gang nel Centro Storico. Le pizzerie che partecipano all’iniziativa sono Sorbillo, A Taverna dò Re, I Decumani, La locanda del grifo, Maccarò, Ò Munaciello, Pizzeria Aiello, Pizzeria dell'Angelo, Pizzeria Trattoria Medina, Re Ferdinando. Doneranno i 25 centesimi durante i mercoledì solidali: 6-13-20-27 Novembre , 4-11-18 dicembre e 8 Gennaio. Inoltre in piazza San Domenico dal primo all'otto dicembre troverete un gazebo informativo.



d : foto


Katawa Shoujo - un manga che parla di amore e disabilita


"... le braccia di Rin Tezuka sono piccoli mozziconi a causa di un grave difetto alla nascita e seguente chirurgia, lei usa i piedi e occasionalmente la bocca per fare tutto, che include dipingere. A causa della sua disabilità, indossare delle sottane è problematico, così Rin indossa un' uniforme maschile a scuola. La sua creatività viene eguagliata dalla sua vena filosofica: a Rin piace occasionalmente perdersi nei suoi pensieri e dar voce a idee astratte riguardo all' uomo, l' universo, e altre cose che confondono completamente gli altri."




Si chiama “Katawa Shoujo” ed ha per protagonista un adolescente, Hisao, che frequenta una scuola speciale, e racconta l’incontro, l’amicizia, gli amori di Hisao con cinque ragazze disabili che vivono all’interno di un college collocato da qualche parte nel Giappone moderno.
Comincia così  Katawa Shoujo : "...il giovane Hisao Nakai incontra per la prima volta da solo la ragazza dei suoi desideri viene improvvisamente travolto da un attacco di cuore. La neve cade algida e fitta a gelare i sogni e le attese di un adolescente ai primi appuntamenti con la vita. E quello che doveva essere il giorno più bello della sua breve esistenza diventa improvvisamente l’inizio di un nuovo corso. Perché quel giorno stesso Hisao approderà in ospedale dove gli riscontreranno una severa aritmia cardiaca. Ne uscirà solo qualche mese dopo per partire alla volta di Yamaku Academy, una scuola speciale frequentata da studenti disabili che hanno bisogno di assistenza medica 24 ore su 24."
Ci è voluto un quinquennio e un gruppo amatoriale composto da 21 sviluppatori e innumerevoli fan provenienti da ogni parte del mondo per rilasciare, all’inizio dello scorso anno, la versione definitiva di questo sorprendente gioco elettronico, scaricabile gratuitamente, nella sola versione inglese, dal sito Katawa-shoujo.com/index.php. 




La visual novel prende spunto da un’idea del disegnatore giapponese Raita, che nel 2000 pubblicò su una fanzine uno schizzo in stile bishojo, termine giapponese utilizzato con riferimento a giovani e belle ragazze. Successivamente l’idea fu discussa sul sito 4chan.org, dove utenti provenienti da tutto il mondo hanno dato vita al gruppo di sviluppo chiamato Four Leaf Studios. Il game-play si basa sull’opzione tra più trame, ognuna delle quali conduce verso una storia d’amore diversa. E saranno proprio i giocatori a dirigere le azioni di Hisao, indirizzando la scelta verso una delle cinque ragazze. Tutte belle e a loro modo affascinanti. C’è la solare Emi Ibarazaki, che sprizza gioia di vivere da tutti i pori nonostante sia bi-amputata al di sotto del ginocchio, e la dolce Lilly Satou, una ragazza di origini nippo-scozzesi cieca dalla nascita.





C’è la volitiva Shizune Hakamichi, la cui sordità non le impedisce di essere presidente del consiglio di istituto, accompagnata dall’inseparabile Shiina Mikado detta Misha, di cui non si conosce la disabilità. La timida e solitaria Hanako Ikezawa, sfigurata in metà del corpo per via di un incidente subito da bambina e, infine, la “filosofa” della classe Rin Tezuka che, non avendo le braccia, dipinge con la bocca e con i piedi. Il gioco che include anche contenuti erotici , disattivabili attraverso il menù delle opzioni, è stato accolto bene dalla critica specializzata, soprattutto per la capacità di caratterizzare i personaggi al di là dalla loro disabilità.

fonte : www.superabile.it
 info: wonderduck.mu.nu

giovedì 21 novembre 2013

VIDEO




Margerita” l’ultimo lavoro del regista calabrese Alessandro Grande è una storia che nasce nei "campi”"rom, una storia di trasformazione interiore. Il cast è  formato quasi esclusivamente da attori rom,  Efrem  il protagonista è un  quindicenne  che da ladruncolo dei tram, passa ai furti nelle case. Il primo compito però lo metterà a dura prova, perché l’appartamento è di una giovane e bella compositrice violinista, interpretata da Francesca Valtorta. La  musica è  composta da Gianluca Sibaldi, autore delle colonne sonore di tutti i film di Pieraccioni.
"I miei protagonisti reagiscono. In ‘In my prison’ la salvezza arriva da un impulso della fantasia e della creatività. In ‘Margerita’ da un gesto dettato dal cuore di un adolescente che si innamora di una donna e della sua musica. Due moti che portano al riscatto." Alessandro Grande 


mercoledì 20 novembre 2013

Olivier Fermariello - diversità e disabilità messe a nudo




"Per una persona disabile, potere vivere serenamente la propria sessualità non é fatto scontato, anzi gli ostacoli da sormontare sono ancora molti. In un mondo assuefatto dalla pornografia, paradossalmente, il corpo nudo resta ancora una forma di protesta efficace (ne é la prova il movimento femminista FEMEN con le sue dimostrazioni a seno nudo). Mi sono chiesto fino a che punto una persona disabile fosse disposta ad andare nel condurre una battaglia contro l'ultimo tabù in materia di disabilità. Queste immagini sono la risposta al mio quesito."Olivier Fermariello




Arte e sentimenti sinceri sono le uniche cose che rendono vivo un uomo , avvicinano e comprendono tutte le diversità. "... perché è davvero stupido non capire che anche in un corpo diverso la sessualità è uguale a quella di chiunque altro "Alison Lapper Pregnant, la donna inglese focomelica di 48 anni modella per  lo scultore Marc Quinn




Olivier Fermariello fotografo di origini francesi ,  nato a Roma nel 1975 . Si avvicina alla fotografia dopo una fruttuosa esperienza professionale in Francia nell’industria cinematografica e televisiva. Usa la fotografia come strumento per interrogare se stesso e la società in cui vive, tuttavia senza aspettarsi alcuna risposta specifica. Vive tra Roma e Berlino.

fonte : www.award.leica-camera.it






DIVERSO 

(...)
il suono della vita
chiama
e urla...
Diverso...
diverso da chi...
diverso perchè...
La danza dei cromosomi impazziti
un danno
per alcuni...
un dèdalo
per altri...
eppure
ancora c'è sole
ancora c'è vita
ancora c'è amore da amare.

Raffaella Amoruso 




martedì 19 novembre 2013

Once upon a time – C’era una volta



"...io credo questo: le fiabe sono vere. Sono, prese tutte insieme, nella loro sempre ripetuta e varia casistica di vicende umane, una spiegazione generale della vita, nata in tempi remoti e serbata nel lento ruminio delle coscienze contadine fino a noi" 
Italo Calvino, prefazione delle “Fiabe italiane"



Valentino Marra , HANS (olio su tela 60x60) 2013


Once upon a time è un viaggio tra le fiabe e i suoi personaggi, un tema che affascina adulti e coinvolge i bambini , in mostra le favole di Warhol, Tadini, Nespolo, Kostabi, Marra a Lecce
In esposizione  circa 60 opere di varie dimensioni sul tema della fiaba, la più grande collezione europea di serigrafie di Andy Warhol sulle fiabe di Hans Christian Andersen , l’esposizione accoglierà celebri capolavori di Emilio Tadini,  Mark Kostabi, Ugo Nespolo, e Valentino Marra artista pugliese  (“Hans”, “Christian” e “Andersen”) che saranno esposte dall’8 dicembre a Palazzo della comunità a Orta San Giulio (No) in occasione della sua personale che si chiuderà il 7 gennaio.



Emilio Tadini, Fiaba, 1998, 



La mostra, "Once upon a time – C’era una volta"con il patrocinio di Provincia di Lecce e Comune di Lecce nell’ambito della candidatura di Lecce a Capitale della Cultura2019, ospiterà anche  opere di  Antonio Calabrese, Antonella Cucinelli, Fiorenza Di Lenna, Francesco Ferrulli, La Pupazza, Roberta Lioy, Flaviana Pagliara, Alessandro Sala, Antonio Santoro, Eleonora Spanò, Gianna Stomeo, Nicola Tatullo. "La nostra galleria è pensata come uno spazio aperto alla città, un luogo di aggregazione culturale ed artistica dove le opere di artisti affermati si incrociano con quelle di giovani emergenti". Tiziano Giurin,curatore della mostra
Beh… direi che è davvero promettente, no?



KOSTABI Olio-su-tela-60X50-2008 audiophelia




ONCE UPON A TIME – C’ERA UNA VOLTA
dal 30 novembre al 21 dicembre 2013
Art&Co –  Lecce
Info – www.artcogallerie.it




lunedì 18 novembre 2013

Addio a Doris Lessing una femminista al naturale senza etichetta


"In poche parole, avevo cominciato a colorare la mappa del mondo con le tinte e i colori della letteratura. Questo produce due effetti (almeno). Uno è quello di perfezionare la conoscenza che si ha dei propri simili, gli essere umani. L’altro è quello di farti conoscere società, paesi, classi sociali, modi di vivere." Doris Lessing, Sotto la pelle. La mia autobiografia, 2007




Doris May Tayler nacque nel 1919 in Persia (l’attuale Iran) da genitori britannici che il conflitto fece emigrare nell’area mesopotamica. Fu per loro un momento doloroso, una ferita che rimase sempre aperta. Emigrarono in seguito nella Rhodesia meridionale per fondare un’impresa agricola destinata al fallimento. La Lessing così scrive nell’autobiografia:
"Mia madre era sempre triste e la sua esistenza mi appare malinconica, mio padre con gli anni divenne un sognatore ormai privo di ambizioni che faceva impazzire dalla frustrazione quella povera donna di sua moglie. E fu così che approdarono, ambedue malati, nella grande casa di pietra persiana e in seguito in Africa. Mi sono accorta in seguito che tutti siamo un prodotto della guerra, deformati e distorti dalla guerra, eppure sembra che ce ne dimentichiamo".
 La scrittrice si è spenta a Londra nelle prime ore di domenica 17 novembre 2013. Mezzo secolo fa  il suo Taccuino d'oro (The Golden Notebook,1962 ) documento e testimonianza del clima intellettuale e morale dell'Inghilterra della metà del Novecento, racconta  la storia di Anna Wulf, una donna piuttosto selvatica che scrive più diari in contemporanea (quello nero per l’opera letteraria, quello rosso per l’attività politica, quello blu per la ricerca della verità attraverso la psicanalisi, quello giallo per la vita privata e l’ultimo, d’oro, per l’impossibile sintesi di tutto quanto), " è una donna che voleva vivere come un uomo", ma giudicava superato «il femminismo di una volta, quando le donne non avevano neppure il diritto di voto», mentre lamentava il fatto che "molte donne al potere  assumono atteggiamenti molto maschili". "Una femminista naturale, senza etichetta"come  dice Inge Feltrinelli. Nell'ottobre 2007 riceve il Premio Nobel per la Letteratura con questa motivazione: "Questa cantrice dell'esperienza femminile, con scetticismo, passione e potere visionario ha messo sotto esame una civiltà divisa".


"È dai falliti e dagli sconfitti di una civiltà che se ne possono meglio giudicare le debolezze". frase anonima con cui si apre il suo primo romanzo "L’Erba canta" (1949)  contro la segregazione razziale in Rhodesia , dove ha vissuto per anni.


domenica 17 novembre 2013

POESIA



 GIOIA PURA 

Vivere nel profumo di un fiore  
e respirare la sensazione 
 
di una carezza. 
 
Camminare spiritualmente 

a piedi nudi, il più possibile,  
sui vellutati prati verdi
dei vent'anni. 
      
     Credere, per possedere   
     quella lontana   
     e nebulosa speranza  
     del definitivo trionfo   
     del Bene sul Male . 
     Essere ateo o indifferente   
     é un vivere d'istinto 
     su una strada senza meta .
Arrivati nei pressi  

dell'obbligata fine ...
guardare nel nostro passato  
e se nessuna macchia nera  
ci fa compagnia ...   
gioia più pura  
non può esistere. 

Dario Sala 



Dario Sala , nato l'8 aprile del 1912, Sala nella sua vita è stato antiquario e poeta, chansonnier e scrittore, reduce e pacifista. Combattè durante la seconda guerra mondiale prima in Albania, poi nel sud della Francia e in Italia. Durante il conflitto scrisse un inno all'Europa unita che gli costò diverse grane con le autorità militari. 

Utopista Sala lo è rimasto sino all'ultimo dei suoi giorni. Nella casa di Trecallo passava le giornate scrivendo, riordinando le sue carte e sognando un mondo senza divisioni né guerre. "Tiro avanti  perché ho una mia filosofia. Il nulla è impossibile che ci sia. Qualcuno di più grande deve esistere. Nei prati, quei fiorellini piccoli e ben disegnati da chi sono andati a scuola?".  




sabato 16 novembre 2013

Emil Nolde – Fervore e Colore



"I colori erano la mia felicità. Era come se essi avessero amato le mie mani."Emil Nolde


Danza tra le candele, 1912


Emil Nolde – Fervore e Colore è un'ampia mostra realizzata al Belvedere inferiore in collaborazione con con il Museum Frieder Burda di Baden-Baden e la Fondazione intitolata al pittore , che propone capolavori dell'artista tedesco appartenenti alla Fondazione Ada e Emil Nolde di Seebüll, tra le opere esposte figurano  paesaggi, scene urbane di Berlino, immagini religiose ed una selezione di acquerelli della serie "Ungemalte Bilder"( quadro non dipinto), a cui Nolde si dedicò a partire dal 1941, quando venne estromesso dall'Accademia tedesca di Arti Figurative come artista degenerato. 







Emil Nolde nome d'arte del pittore e incisore Emil Hansen, nato a Nolde presso Tondern (Schleswig) il 7 agosto 1867 e morto a Seebüll (Holstein) il 15 aprile 1956, artista in bilico tra impressionismo ed espressionismo.  Nolde fece parte del gruppo Die Brücke, vera e propria comunità di artisti impegnati tra la ricerca delle proprie radici germaniche e l'amore per l'esotismo sulle tracce dell'amato Gaugain. L'ispirazione delle sue opere è di carattere visionario, e talora grottesco.
Per la sua arte, considerata dal nazismo “fonte di corruzione per l’umanità”, venne perseguitato e, solo dopo l`ultima guerra mondiale, riabilitato. Critici d’arte affermano che proprio durante gli anni di estrema solitudine artistica e personale egli abbia creato le opere migliori, tanto apprezzate in Germania e nel Nord Europa.



Gente eccitata, 1913


Emil Nolde, In Glut und Farbe
Unteres Belvedere (Belvedere inferiore),  Vienna
fino al 9 febbraio 2014
www.belvedere.at




"I colori sono vibrazioni come di campane d’argento e suoni di bronzo: annunciano felicità, passione e amopre, anima, sangue e morte."Emil Nolde



mercoledì 13 novembre 2013

Batsheva Ensemble


"In  Deca Dance non è la danza ad avvicinarsi alla vita, ma la vita  alla danza per renderla sopportabile  e radiosa ". Marinella Guatterini




Batsheva Ensemble, parte della storica compagnia Batsheva Dance Company, è uno dei giovani gruppi israeliani più conosciuti e apprezzati nel panorama internazionale della danza. I danzatori di Batsheva portano avanti una  ricerca sulle infinite possibilità del movimento e sullo sviluppo della propria sensibilità. I danzatori, di età compresa tra i 18 ed i 24 anni, vengono selezionati ogni anno da Ohad Naharin  e provengono dalle più importanti scuole di danza di tutto il mondo. Oltre ad esibirsi in Israele, l’Ensemble tiene regolarmente prove aperte, classi di Gaga e workshop di repertorio per le scuole di danza. La compagnia è coinvolta attivamente anche nel sociale e si esibisce regolarmente per le popolazioni disagiate d’Israele.
Formatosi alla Bat-Dor School of Dance in Israele, e in seguito alla Juilliard e alla School of American Ballet di New York, Ohad Naharin è stato danzatore per Martha Graham. Dal 1990 diventa direttore della Batsheva Dance Company e, ad oggi, è uno dei coreografi contemporanei più interessanti e richiesti a livello internazionale: il metodo Gaga da lui inventato e molte sue creazioni sono nel repertorio delle più importanti compagnie contemporanee di danza e balletto.
DECA DANCE è un’ondata di energia fisica di vitalità ed emozioni, è uno dei lavori più conosciuti di Ohad Naharin - direttore della compagnia dal 1990 e coreografo acclamato a livello internazionale .




Il Teatro Comunale di Vicenza ha inaugurato la Stagione di Danza 2013-2014 con la formazione giovane della Batsheva Dance Company e un mosaico di nove creazioni estratte da alcuni lavori del coreografo israeliano Ohad Naharin.

lunedì 11 novembre 2013

Piero Fornasetti 100 anni di follia pratica


"Immaginazione, fantasia e creatività sono cibi insopprimibili per l’anima e per lo spirito: è un dovere per chi ne ha il darne agli altri, ed è così, che la fantasia chiama la fantasia e che la poesia invita alla poesia per tutti, a tempo pieno".Piero Fornasetti




Triennale Design Museum in occasione del centenario dalla nascita presenta la prima grande e inedita mostra in Italia dedicata a Piero Fornasetti, a cura di Barnaba Fornasetti. 
Il percorso della mostra si articola in sezioni che spaziano dagli esordi pittorici vicini al Novecento alla stamperia di libri d’artista, dalla stretta collaborazione con Gio Ponti negli anni ’50 e ’60 ai più difficili anni ’70 e fino al 1988, anno della sua morte, un lungo periodo contrassegnato per la maggior parte dal dogma razionalista imperante della funzionalità nell’architettura e nel design che ha fatto di lui una figura marginale senza per questo spegnerne la creatività vulcanica. La mostra si compone di oltre 700 pezzi provenienti per la maggior parte dall'archivio curato da Barnaba Fornasetti. 




Piero Fornasetti (Milano, 10 novembre 1913 – Milano, ottobre 1988) milanese, è stato pittore, stampatore, progettista, collezionista, stilista, raffinato artigiano, decoratore, gallerista e ideatore di mostre, uno dei talenti artistici più originali del XX secolo. Il suo stile immediatamente riconoscibile fatto di immagini raffinate, misteriose, accattivanti, lo hanno reso un’icona della creatività italiana, ha disegnato e realizzato circa 13.000 tra oggetti e decorazioni, le sue opere si trovano in moltissime collezioni in Italia e nel mondo.
Fornasetti nasce da una agiata famiglia della borghesia milanese, nel 1930 entra nell’Accademia di Belle Arti di Brera ma viene espulso due anni più tardi per insubordinazione. Si iscrive quindi successivamente alla Scuola Superiore d’Arti Applicate all’Industria, sempre a Milano. Ha creato una delle più vaste produzioni di oggetti e mobili del XX secolo, non tanto per la tiratura dei singoli oggetti ma per la diversità dei decori. La fondamentale lezione che si ricava dalla sua opera è il rigore, accompagnato da un’intensa fantasia, un elegante velato humour. Nonostante le sue opere spesso furono prodotte in singoli esemplari, Fornasetti fu molto importante per la cultura italiana del design industriale. Le muse ispiratrici che ispirarono la sua arte (esordì come pittore) furono Piero della Francesca, Giotto, le pitture pompeiane, gli affreschi rinascimentali e la pittura metafisica, dalla quale non smise mai di attingere ispirazione facendo così del virtuosismo la propria distinzione artistica. Dal 1933 Piero inizia la sua presenza alle Triennali di Milano, vi partecipa per la prima volta proprio in quell’anno con una serie di foulard di seta stampata. Nel 1940 (in occasione della VII Triennale) incontra Giò Ponti, nasce un lungo periodo di collaborazione ed iniziò a pubblicare anche le proprie opere sul sulla rivista di design e architettura “Domus” e “Stile“. dal 1940 al ’42 disegna i lunari su commissione di Giò Ponti stesso. dal 1943 al 1946 si rifugia in Svizzera dove realizza manifesti e litografie per eventi teatrali e riviste. Nel 1970 dirige, assieme a un gruppo d’amici, la Galleria dei Bibliofili, dove espone sia la sua produzione che quella di artisti contemporanei. Nel 1980, dopo la morte di Gio Ponti (nel 1979) Piero apre a Londra il negozio “Tema e Variazioni” . Dopo la morte di Piero, nell’Ottobre del 1988 , il figlio Barnaba Fornasetti, continua parte dell’attività del padre, con tenacia e passione  riedita i pezzi più significativi e altri ne “reinventa”, nella tradizione artigianale inaugurata dal padre. E’ così che lo straordinario linguaggio visivo di Fornasetti continua ancora oggi a sorprendere, più che mai forte e vitale.





"Dai canoni e dagli ordini ho imparato il rigore, l’amore per la simmetria, l’equilibrio e si può dire in questi tempi di barbaro ritorno alle barbarie, L’ARMONIA. Li ho riproposti su delle forme semplici e pulite, ho sposato la decorazione alla forma".  Citazione  contenuta nel volume in edizione limitata "Certi paraventi sono stati disegnati due volte", (a cura di Barnaba Fornasetti e Stefano Salis )pubblicato da Henry Beyle in uscita in concomitanza della mostra.



Piero Fornasetti 100 anni di follia pratica
13 novembre 2013 - 9 febbraio 2014
Triennale di Milano
http://www.fornasetti.com
http//www.triennale.it

domenica 10 novembre 2013

POESIA



By: Antony Long 



LA GROTTA DELL’ANIMA

In  ogni luogo
e tempo
io sono là.
Tra scoppi di fuochi
ed echi sperduti
nelle cavità di un mondo
diverso.
Fuori  la roccia
più dura….
E dove non sono più,
attesa
di vita e
sogno
di luce nell’eterna vibrazione
dell’impalpabile
grotta dell’anima


 Tempo impiegato: 5 minuti
Alunno di 3 media




Questa poesia è stata composta in classe da un alunno di scuola media nel corso di una sperimentazione sulla lingua del sé e pubblicata insieme ad altre  nel libro "Io respiro, tu respiri, noi ci ispiriamo" scritto dall'insegnante Rita Bigi Falcinelli  con  la collaborazione della psicoterapeuta Marzia Pileri.

sabato 9 novembre 2013

HILIPPE PARRENO - anywhere anywhere out of the world





HILIPPE PARRENO: nato nel 1964 a Oran in Algeria, vive e lavora a Parigi. Esponente di punta del panorama artistico internazionale, lavora sugli slittamenti di significato tra realtà e finzione usando spesso il cinema come materia prima, in particolare attraverso il riutilizzo dei suoi mezzi espressivi come gli effetti speciali, fino a divenire egli stesso realizzatore di video o di lungometraggi cinematografici, spesso in collaborazione con altri artisti. . Il Palais de Tokyo presenta una monografia dell'artista francese , con "anywhere anywhere out of the world"( dappertutto , dappertutto  fuori del mondo ) Parreno  ha ideato una mostra guidata da suo dialogo con l'architettura  come un mezzo a sé stante, che occupa tutti i mille metri quadrati  del palazzo costruito per l'Espososizione internazionale  del '37.
"DOVUNQUE, OVUNQUE fuori dal mondo" offre un viaggio attraverso le sue opere, sia vecchie che nuove una polifonia di  simboli, parole e suoni  che alterano la percezione dello spazio  nella sua meticolosa sceneggiatura  l'edificio stesso si trasforma in un  organismo perennemente in evoluzione e il visitatore diventa protagonista e parte della mostra " non c'è  una differenza fondamentale tra il reale , l'immagine e il commento .Cerco  degli spazi-tempo dove questi tre elementi possano venire percepiti simultaneamente ."




HILIPPE PARRENO
anywhere anywhere out of the world
Palais de Tokyo , Parigi
fino al 12 gennaio 2014
palaisdetokyo.com 

giovedì 7 novembre 2013

IVO BATOCCO - LA ROTTA DELLA SPERANZA


"Perché i confini sono tracciati sulle carte ma sulla terra, come Dio la fece, per quanto si percorrano i mari, per quanto si cerchi, si frughi lungo il corso dei fiumi e sul crinale delle montagne, non ci sono confini su questa terra." In Il Cammino della speranza, Pietro Germi, 1950.




"La rotta della speranza" la mostra  del Maestro Ivo Batocco curata da Alberto Mazzacchera, con testi in catalogo del medesimo e Arnaldo Romani Brizzi, che sarà inaugurata venerdì 8 novembre, a partire dalle ore 18:00 e alla presenza dello stesso artista. In mostra i dipinti su tela e chine di Ivo Batocco, interamente dedicati all'emigrazione italiana e sammarinese, il più grande esodo migratorio della storia moderna, dal 1876 al 1915 più di 14 milioni di italiani lasciarono l'Italia a fronte di 2,5 milioni di rientri. Nel giro di 30 anni emigrò quasi metà della popolazione italiana che nel 1900 contava circa 33,5 milioni di abitanti. Un esodo dettato dalla povertà e dalle condizione di vita insostenibili .
"L’emigrazione italiana nel recente passato ha ripercorso spesso situazioni analoghe a quelle della migrazione odierna da altri paesi, europei o extraeuropei, verso l’Italia. Simili erano i motivi che spingevano molti Italiani a partire verso altri Stati e simili i mezzi che avevano a disposizione per oltrepassare le frontiere." dal saggio “L’orda”, del giornalista Gian Antonio Stella.




Le opere di Ivo Batocco (Cingoli, in provincia di Macerata, nel 1944 raccontano il lungo viaggio della speranza cominciato prima in America e poi al nord Europa in cerca di una nuova terra promessa , descrivono le difficoltà del vivere   a causa delle diverse lingue , costumi e abitudini ,  raccontano di povertà ...
Nelle opere mostra l'artista utilizza la forza della sua pittura figurativa fatta di strati di colore sovrapposti accentuata da evidenti contrasti luminosi creando  un’efficace decontestualizzazione di scene individuali che appartengono ad un vissuto più vasto: alla storia del popolo italiano e sammarinese.




"L’altro che è già entrato nelle nostre comunità, l’altro che chiede di entrare, l’altro che vive nei paesi dell’Asia, dell’Africa e dell’America latina è una persona, è uno come noi che cerca di costrui- re un suo progetto di vita e contribuisce al cammino di tutta l’umanità. L’incontro con l’altro è re- lazione, rapporto, conoscenza reciproca, ed è soprattutto possibilità di riconoscersi contempora- neamente tutti simili e diversi: simili in quanto espressione dell’unica matrice ontologica e diversi in quanto risposte originali, libere e plurali, frutto di scelte culturali, sociali e religiose."  Mario Contini Junior


IVO  BATOCCO   -  LA ROTTA DELLA SPERANZA 
Museo di Roma in Trastevere
dal 9 novembre fino all'8 dicembre 2013
http://www.museodiromaintrastevere.it
http://www.ivobatocco.it

mercoledì 6 novembre 2013

WERNER BISCHOF - Retrospettiva

"Davvero io non sono un fotogiornalista. Purtroppo non ho alcun potere contro questi grandi giornali, non posso nulla, è come se prostituissi il mio lavoro e ne ho davvero abbastanza. Nel profondo del mio cuore io sono sempre, e sempre sarò, un artista." Warner Bischof





L'esposizione, organizzata dalla casa editrice d'arte Silvana Editoriale in collaborazione con l'agenzia fotografica Magnum Photos e la Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Piemonte, è l'occasione per far conoscere a un vasto pubblico un artista della fotografia  che, per la profonda empatia con i soggetti ritratti e la repulsione per il sensazionalismo, fu definito dalla critica mondiale "il fotoreporter umanista". Il percorso espositivo si compone di 105 fotografie in bianco e nero, divise in 7 sezioni (Zurich 1945, Europe after the war 1945-1950, Japan 1951-1952, Korea 1951-1952, Hong Kong/Indochina 1951-1952, India 1951-1952, North/South America 1953-1954) che illustrano l'intensa e fulminea carriera del fotografo svizzero. 





Werner Bischof nasce a Zurigo nel 1916; all'età di 16 anni inizia a frequentare la scuola d'arte della città dove entra in contatto con il fotografo Hans Finsler, legato alla corrente della Nuova Oggettività. Dopo solo quattro anni apre il proprio studio, dedicandosi inizialmente alla fotografia realistica e di moda, dimostrando da subito una grande capacità tecnica e un'accurata ricerca della perfezione formale. Alla fine della seconda guerra mondiale, nell'autunno del '45, intraprende un viaggio nell'Europa devastata dal conflitto: attraversa la Germania, la Francia e l'Olanda rimanendone profondamente segnato, tanto da abbandonare la fotografia patinata per dedicarsi interamente al fotogiornalismo e all'osservazione documentaristica della realtà.
Nel 1949 entra a far parte dell'appena nata agenzia Magnum Photos, per la quale lavora in qualità di fotoreporter in giro per il mondo: in pochi anni visita il Giappone, Hong Kong, la Cina e la Corea. Nel 1951 arriva finalmente a riscuotere il suo primo successo internazionale con il reportage sulla carestia nella regione indiana del Bihar, per conto della rivista americana "Vogue". Nonostante sia profondamente colpito dalla povertà della popolazione indiana e dalle condizioni estreme di vita in quelle regioni, Bischof riesce a mantenere intatta la sua sensibilità per la perfezione tecnica, utilizzando la luce come elemento creativo e realizzando delle immagini potenti e di grande impatto visivo.
A soli 38 anni, nel 1954, perde la vita in un incidente automobilistico sulle Ande peruviane. Celebre la fotografia con il ragazzo che suona il flauto, scattata nei pressi di Cuzco, pochi giorni prima della sua morte.





WERNER BISCHOF - Retrospettiva
Palazzo Reale - Galleria della Sindone .Torino 
fino al  al 16 Gennaio 2014
http://www.ilpalazzorealeditorino.it