sabato 31 dicembre 2011

Buon Anno!


Un anno se ne sta andando con il suo carico di momenti belli e brutti...ma l' augurio per tutti tutti tutti è che quel sogno che conservate in fondo al cuore, quello che vi sembra così impossibile da realizzare, si possa finalmente concretizzare.......


Buon Anno!
arabo = كل عام وأنتم بخير
bulgaro = честита нова година
catalano = feliç any nou
ceco = šťastný nový rok
cinese = 新年快乐
coreano = 새해 복 많이 받으세요
croato = sretna nova godina
danese = godt nytår
ebraico = שנה טובה
finlandese = hyvää uuttavuotta
francese = bonne année
giapponese = あけましておめでとう
greco = ευτυχισμένο το νέο έτος
hindi = नया साल मुबारक हो
indonesiano = selamat tahun baru
inglese = happy new year
lettone = laimīgu Jauno gadu
lituano = laimingų Naujųjų metų
norvegese = godt nytt år
olandese = gelukkig nieuwjaar
polacco = szczęśliwego nowego roku
portoghese = feliz ano novo
rumeno = an nou fericit
russo = с новым годом
serbo = сретна нова година
slovacco = šťastný nový rok
sloveno = srečno novo leto
spagnolo = feliz año nuevo
svedese = gott nytt år
tagalog = manigong bagong taon
tedesco = Frohes neues Jahr
ucraino = з новим роком
vietnamita = chúc mừng năm mới



del nuovo cielo e della nuova terra



"Non limitarti a parlare del nuovo cielo e della nuova terra; sta a te introdurli e realizzarli nella tua vita. Non parlare d'amore: vivilo, così che tutti possano sapere cosa significa. Le parole senza l'azione sono inutili e prive di significato, sono come l'aria calda che evapora nel nulla: devi far discendere il Mio regno sulla terra attraverso il modo in cui vivi e ti comporti, affinché la tua vita serva da esempio, un esempio gioioso che tutti vorranno seguire. Nessuno desidera attraversare la vita sovraccarico, senza gioia e spontaneità. Beato colui che porta la gioia alle
anime che sono oppresse ed alle quali manca la scintilla della vita; scarica tutti i tuoi fardelli su di Me, e porta gioia e libertà a tutte le anime che incontri.Sii gioia e ispirazione, e riflettiMi in tutto ciò che fai, dici e pensi. Sii perfettamente in pace mentre fai la Mia volontà e segui il Mio cammino, glorificandoMi."

Eileen Caddy - Le porte interiori

Fiabe dell’Africa-l gallo meraviglioso

Favola africana tratta dal libro “Fiabe dell’Africa”, curato dalla Onlus Thiaroye sur Mer, il racconto mette in scena soggetti quotidiani come la ricchezza, l’invidia e la gelosia, anche contenuti più profondi come la durezza della legalità e la bellezza del perdono.



"Mancava poco al tramonto, il cielo, tutto colorato di arancio, prendeva in prestito dalla notte il suo travestimento più enigmatico. Nella città pervasa dal rumore di un torrente, un vecchio vicino a morire chiamò il suo unico figlio e gli disse: “Ascolta mia dolce creatura, presto ti lascerò per ricongiungermi con i nostri antenati. Ho pensato a te, io ti lascio in eredità il gallo meraviglioso che ha fatto la fortuna di mio padre, affinché assicuri anche per te la ricchezza. Grazie a lui potrai avere una vita felice e fare sempre l’elemosina ai poveri.Non è un gallo che si incontra in tutti i pollai. Da più generazioni viene tramandato di padre in figlio. Tu veglierai d’ora in poi su di lui con molto impegno”. Morto che fu il padre, il figlio organizzò un grandioso funerale dove convocò i parenti e gli amici.

Trascorso il periodo del lutto, il giovanotto decise di partecipare col suo gallo da combattimento a molti tornei, dove si trovò a lottare con i migliori galli del mondo. Per molti anni il gallo vinse tutti i combattimenti, procurando al suo proprietario fortuna e considerazione. Tutti i re lo volevano comprare, ma egli non accettò di sbarazzarsene nemmeno quando glielo avrebbero acquistato a peso d’oro.Diventato potente e ricco, costruì un immenso palazzo sulle rovine della sua vecchia capanna di paglia. Aveva tanti servi e procurava molto lavoro alla gente che aveva d’intorno. Creò una scuola per i fanciulli del villaggio dove apprendevano la conoscenza di molte discipline.

Questo successo non avvenne senza suscitare molte gelosie! Una sua vicina, invidiosa della sua felicità, decise di rendergli la vita più dura. Ella ebbe l’idea di seminare del mais da portare al gallo e questi si precipitò sui chicchi appetitosi e non smise di mangiarli finché non fu sazio: diventò così grasso che poteva appena camminare.

Fu a quel punto che la crudele donna andò a far visita al suo vicino e gli disse: “Il tuo gallo ha rubato il mio mais e non mi è rimasto niente da mangiare”.

Il giovane, imbarazzato, rispose: “Cara amica, calmati, ti pagherò il tuo mais!”

“No!” esclamò lei “no, no e poi no! Io rivoglio il mio mais, quello che il tuo gallo ha mangiato!”

“Non è possibile!” rispose la cattiva “uccisi il tuo gallo e rendimi il mio mais!”.

L’atmosfera era tesissima, piena di elettricità, come quando sta per scatenarsi un temporale. L’ingannatrice, piena di collera, resa cieca dalla cupidigia, si mostrò irremovibile. Disperato il giovane gli offrì tutte le sue ricchezze, il suo palazzo, i suoi gioielli, i suoi diamanti, al fine di salvare il gallo, ma non servì a farle cambiare idea. Imperturbabile, la donna considerava la sua decisione non negoziabile. Il problema fu portato davanti al garante della legge che ascoltò la discussione. Gelosi come erano, tutti i membri della Giuria richiesero la morte del colpevole che con la pancia piena sonnecchiava nell’orto; andarono a prenderlo e lo sbuzzarono.

I chicchi di mais furono restituiti alla proprietaria ma intanto il povero volatile, non resistendo alle ferite, morì. Crudelmente provato da questa ingiustizia, il giovane deperì a vista d’occhio. Colpito dal doloro, era distrutto e ogni giorno più triste. Sotterrò in segreto il cadavere del gallo dietro il suo palazzo e, ferito nel profondo dell’animo, si rinchiuse per molti mesi nella sua abitazione. Un giorno, nel posto dove riposava il gallo, nacque un mango dai frutti allettanti. La vicina invidiosa, che era ghiotta e sfrontata, andò a chiedere un frutto al proprietario del mango, che non rifiutò. La donna fece venire il suo unico figlio e lo spinse a mangiarne anche lui. Così ne colsero molti, al posto di uno solo.

Il giorno dopo, al levarsi del sole, in assenza del proprietario dell’albero, il figlio della donna cattiva andò di nuovo, questa volta senza autorizzazione, a cogliere i deliziosi frutti. Salito in cima al mango, sceglieva quelli più maturi e li mangiava, ma stupidamente lasciava cascare i noccioli e le bucce in terra. Il proprietario dell’albero, tornando dalla sua passeggiata, si accorse del fanciullo appollaiato lassù su un ramo dell’albero; questi masticava un frutto e sembrava completamente indifferente alla sua presenza. A un tratto un mango, sfuggito dalle mani del ladruncolo, cascò sulla testa del proprietario. Furioso e assetato di vendetta, l’uomo batté il gong e radunò tutto il villaggio.

Appena tutti furono riuniti, egli dichiarò minaccioso: “Chi ha mangiato i miei manghi deve restituirmeli!” Tutti i presenti approvarono.

Informata dell’Assemblea, la madre del colpevole si presentò tutta trafelata e disse al proprietario: “Bene ti restituirò i tuoi frutti!”

Ma lui, ricordandosi della morte ingiusta del gallo, le disse “Oh donna, poiché la tua giustizia fu buona per il passato, questa lo sarà di nuovo in questo giorno. Io ti reclamo proprio quei frutti che sono stati mangiati da tuo figlio”.

Il Consiglio dei saggi riconobbe ch’egli era in diritto di esigere una giustizia equa. Piangendo e supplicando il suo vicino, la donna offrì tutti i suoi poveri beni in cambio della vita del figlio. Niente da fare, secondo la legge, il ragazzo doveva subire la stessa sorte del povero gallo. Tuttavia l’uomo dichiarò che era pronto a perdonare tutte le cattiverie passate. Egli si ritirò dunque nel suo palazzo, lasciando salvo il figlio della vicina.

Scioccata da tutta quella confusione, risparmiata dalla sorte, ma vergognandosi, la donna comprese che suo figlio doveva la vita a quest’uomo. Supplicò allora il cielo di liberarla della sua gelosia e dei suoi passati misfatti. Il destino le aveva dato una dolorosa lezione ed ella comprese infine che l’invidia distrugge chi la nutre. Il giorno dopo questo fatto, il mango cominciò a dare dei frutti d’oro. Si dice che ne fornisca ancora."

venerdì 30 dicembre 2011

D. Video


Quello che vedo dentro , COME SEI

D. foto

Testimoni del Territorio



Dodici siti d'arte per dodici scatti d'emozioni, quelli che i fotografi casertani Giulio Bulfoni, Bruno Cristillo, Salvatore Di Vilio, Paolo Gianfrancesco, Mario Ferrara, Giovanni Izzo, Simona Pietropaolo, Francesco Rinaldi, Ciro Santangelo, Charlotte Sorensen, Gino Spera, Luigi Spina hanno donato al Fai delegazione di Caserta per raccontare un territorio ricco di testimonianze d'arte da valorizzare e recuperare. Dodici testimoni del territorio per dodici fotografie in bianco e nero, una per ogni mese dell'anno.










La vendita del calendario, contribuirà alla raccolta fondi per il recupero degli affreschi della chiesa di San Pietro Apostolo in Aldifreda a Caserta.

Marc Fumaroli- disorientamento contemporaneo

Storico francese Marc Fumaroli, professore onorario del College de France e membro dell'Académie Française.
Which way, which way?”, domanda e si domanda incessantemente Alice persa nei meandri di Wonderland. Alice può essere assunta come l’icona del disorientamento contemporaneo, addirittura di un dubbio ontologico radicale, spettro che ha minato le fondamenta stesse della modernità fin dal suo sorgere. Marc Fumaroli ha descritto questa rottura come una “battaglia”, cominciata all’inizio del Seicento con la messa in discussione del potere ermeneutico della metafora, fra scienza e letteratura, fra chi definisce l’uomo come “allegoria” o come “algoritmo”; battaglia che è proseguita fino ai giorni nostri. In particolare, scrive Fumaroli in chiusura di un articolo apparso su La Repubblica il 19 maggio 2011, “la storia della poesia e delle arti, da Baudelaire in poi, è la storia di una resistenza accanita a un mondo omogeneizzato e livellato, dove il linguaggio metaforico e allegorico si è degradato e venduto alla pubblicità e dove la comunicazione di massa regolata da algoritmi pretende di attribuire una lingua e un pensiero alla materia”. Marc Fumaroli, Siamo allegorie o algoritmi?

giovedì 29 dicembre 2011

Custodi della bellezza



In mostra fino al 5 Febbraio 2012 presso il Museo Bagatti Valsecchi (Milano) una selezione di immagini fotografiche tratte dal lavoro di Davide Pizzigoni dedicato ai custodi di musei.
Davide Pizzigoni (Milano, 13/11/1955) è attivo, oltre che come pittore, quale scenografo e designer. Le immagini in mostra presso il Museo Bagatti Valsecchi sono il frutto di un lavoro fotografico che questo artista ha realizzato dal 2008 in numerosi musei di Francia, Inghilterra, Russia, Brasile e Italia; al centro di questa ricerca, i guardiani raffigurati sul loro luogo di lavoro. Tra gli scopi della ricerca vi è il desiderio di individuare le relazioni che si stabiliscono tra i soggetti fotografati e il particolare contesto in cui abitano durante la loro giornata lavorativa. Emergono così, talvolta, veri e propri casi di mimetismo, imitazione/adeguamento al contesto, ma anche una volontà di risultare invisibili al pubblico. Una riflessione sugli esseri umani, sul loro rapporto con l'arte, sul dialogo misterioso e sempre affascinante tra luoghi, cose e persone.




BAMBINI CON UNA PERSONALITA' CREATIVA


Quando la capacità empatica dei bambini non viene riconosciuta dagli adulti, si possono creare molte difficoltà durante l’infanzia.

L’attitudine a vivere come propri i sentimenti degli altri fa si che per un bimbo piccolo sia difficile distinguere con chiarezza i propri stati d’animo e bisogni. Si creano, perciò, delle trappole psicologiche.

LA MAESTRA HA LA LUNA STORTA

E’ lunedì mattina. La maestra Giovanna arriva in classe molto agitata e nervosa perché, durante il tragitto da casa a scuola, ha litigato con il suo partner. O meglio, non è riuscita a litigare con il suo partner!

La discussione tra i due, infatti, non è finita. Anzi è appena cominciata. Ma l’arrivo a scuola ha messo bruscamente fine alle argomentazioni e troncato i discorsi a metà.

La ragazza scende dall’auto del fidanzato sbattendo la portiera e si avvia nell’atrio della scuola, sentendosi bruciare dalla rabbia che non ha potuto sfogare.

Nonostante il turbinio dei sentimenti, s’impone di essere calma e disponibile e, giunta in aula, fa appello a tutta la sua professionalità per cercare di apparire serena.

“I bambini non hanno colpa di nulla e non devono essere coinvolti nella mia vita personale” pensa tra sé cercando di allontanare le emozioni di poco prima.

Il piccolo Roberto, di sei anni e mezzo, le corre incontro per regalarle, tutto orgoglioso, un grande disegno colorato che ha fatto per lei durante il weekend.

Giovanna lo ammira e lo loda ma, mentre riceve i complimenti, il bimbo comincia a sentirsi agitato e diventa sempre più nervoso. Torna al banco tutto imbronciato e se la prende con il suo compagno. Lo provoca e lo infastidisce sino a far scoppiare un bel litigio.

A quel punto la maestra interviene per separare i due bambini e, mentre li sgrida arrabbiata… finisce per scaricare anche una parte del suo personale nervosismo di prima.

Poco dopo, mortificato in un angolo del banco, Roberto piange in silenzio e non capisce perché ha finito col prendersi una punizione. Era arrivato a scuola tutto felice, pronto a fare contenta la maestra… invece è riuscito solamente a farla infuriare!

Ciò che Roberto ancora non comprende è quanto la maestra (con una parte di se censurata e rimossa) si sia sentita alleggerita nel potersi arrabbiare almeno un momento. Era arrivata in classe con addosso una gran voglia di urlare… e a quel bisogno Roberto è riuscito a dare un po’ di soddisfazione, agendo il suo comportamento disubbidiente.

I bambini con una personalità creativa sentono istintivamente i bisogni degli altri. Anche quando sono ancora troppo piccoli per capirlo. Li sentono insieme ai propri, come se fossero i propri, e si comportano di conseguenza. Cercando il modo di soddisfarli.

Roberto voleva far contenta la maestra ma, sfortunatamente per lui, la maestra quel giorno aveva bisogno di arrabbiarsi.

Perciò Roberto, poteva “accontentarla” permettendole di sfogare il nervosismo che lei aveva dentro e a cui non aveva concesso nessuna espressione.

Spinto dal suo amore, il piccolo ha usato istintivamente (e inconsciamente) le proprie capacità empatiche e, trasformandosi nel “parafulmine” che serviva alla maestra, ha raggiunto il suo scopo.

Solo che adesso si sente confuso, colpevole e cattivo.

Per aiutarlo a capirsi e a stare meglio con se stesso, occorre l’intervento di un adulto capace di riconoscere la sua empatia e di spiegargliela.

Vediamo come.

A VOLTE ARRABBIARSI FA BENE...

La maestra Giovanna si avvicina al bambino, “Grazie Roberto” dice ad alta voce “stamattina venendo a scuola ero nervosa e avevo proprio bisogno di arrabbiarmi. Tu lo hai sentito, anche se non lo sapevi perché io non lo avevo detto a nessuno, e mi hai aiutata a esprimere la mia rabbia. Adesso mi sento meglio. Però mi dispiace che voi due bambini abbiate litigato.”

Poi continua, rivolta alla classe: “Bambini, non vi capita mai di aver voglia di arrabbiarvi? E cosa fate quando vi succede? Che cosa possiamo fare quando ci sentiamo arrabbiati?”


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Il circo sociale


Il Circo Sociale e quello Terapeutico sono recenti applicazioni delle arti circensi in situazioni di disagio sociale o fisico. ll primo circo sociale per giovani e bambini fu fondato negli anni 20 da padre Flanagan in Nebraska (USA), che con questa iniziativa diede la possibilità a giovani e bambini di strada di conoscere la loro creatività e di esprimerla attraverso l’arte circense contribuendo alla loro crescita sociale e culturale.
Il festival internazionale di circo sociale (il circomondo) si svolge a Siena dal 5 all’8 gennaio 2012, con giovani artisti di tutto il mondo, tra i protagonisti la “Scuola di Circo Corsaro” e “Il tappeto di Iqbal”da Napoli.



La Scuola di Circo Corsaro è un progetto di circo sociale a cura di Maria Teresa Cesaroni che si svolge a Scampia (quartiere a rischio di Napoli). Il progetto si propone di raccogliere bambini e ragazzi provenienti dai vicini campi Rom,da Scampia e dal centro di Napoli per un totale per ora di circa 90 frequentatori. Allievi italiani e rom, hanno così cominciato a conoscere discipline come giocoleria, acrobatica, equilibrismo, clownerie, acrobatica aerea su trapezio e tessuti, seguendo corsi per diverse fasce d’età. I bambini e i ragazzi si sono impegnati nelle varie abilità, scegliendo quella che meglio si adattava al proprio modo di esprimersi.

" A ognuno, il circo ha trasmesso il rispetto delle regole, degli altri e del gruppo. Non si riuscirebbe a fare una piramide o un esercizio a due sul trapezio senza prendersi massima cura del compagno che in quel momento si sta sostenendo o che ci sostiene. La scuola di Circo, iniziata a Scampia nel 2006 è stata sostenuta da diversi enti, Fondazioni e associazioni e la sua sede è cambiata varia volte sempre muovendosi all’interno del quartiere e attualmente si svolge nella Palestra Comunale di Piscinola, ora come in passato si avvale di collaborazioni di maestri e registi provenienti da altre realtà circensi e teatrali e intreccia il suo lavoro tra un tendone ad un passo dai famosi condomini “Le Vele” e i palcoscenici patinati del centro di Napoli." Maria Teresa Cesaroni
info:www.jugglingmagazine.it

Benessere in Fattoria


Nel chiostro della chiesa di San Domenico di Cosenza, la cooperativa sociale L'Arco ed ilMuseo del Gusto , hanno presentato, alla stampa e alla comunità cosentina, "Benessere in Fattoria" il progetto finalizzato al reinserimento socio-lavorativo di soggetti svantaggiati.
 Si tratta di una struttura con tre serre adibite a fungaia e un grande orto coltivato su un terreno di 40.000 metri quadrati, metà dei quali concessi in comodato dal comune della cittadina catanzarese.


Luogo di aggregazione socio culturale che continuerà a crescere, sostenuto dalla voglia di riscatto dei ragazzi e dal sostegno dei partners", si possono gustare i prodotti del "paniere del Reventino" frutto del lavoro dei ragazzi preparati con la collaborazione del Museo del Gusto.

mercoledì 28 dicembre 2011

D : video



iranian street art

Evgen Bavcar-Il buio è uno spazio




Immagini dove la luce tratteggia i contorni di persone e cose. E che riporta ad una dimensione oltre i canoni tradizionali. Una luce catturata attraverso quell'occhio interiore non intimorito di fronte al mondo , da quando all'età di dodici anni perse definitivamente la vista. L'artista sloveno cieco, con le sue opere, ci permette di 'vedere' da un'altra prospettiva e dal prossimo mese oltre cinquanta dei suoi scatti (Evgen Bavcar. Il buio è uno spazio) saranno in mostra dal 18 gennaio fino al 25 marzo 2012 al Museo di Roma in Trastevere.




"Un giorno un ramo danneggiò il mio occhio sinistro... per mesi, ho osservato il mondo con un solo occhio, finché un giorno una mina abbandonata danneggiò pure il mio occhio destro. Non sono diventato cieco subito ma a poco a poco, è andata avanti per mesi, come se si trattasse di un lungo addio alla luce. Così nel frangente ho dovuto catturare rapidamente le cose più belle, le immagini di libri, colori e fenomeni celesti, e di portarli con me in un viaggio di non ritorno"




Quattro anni dopo il doppio incidente che gli ha procurato la cecità totale ha preso in mano la macchina fotografica e da allora non l'ha più abbandonata. E' un'artista molto apprezzato, soprattutto in Europa, dove ha esposto in diverse città. Oggi vive e lavora a Parigi.




Ogni singolo uomo vede soltanto una porzione della verità complessiva; e molto spesso, in realtà quasi sempre, egli deliberatamente s'inganna anche su questo piccolo prezioso frammento" P.K.Dick

StereotiPOP




La mostra curata da Alessio Sarra e coinvolge ventuno artisti New Pop italiani, tra di loro Pep Marchegiani, Angelo Barile, Marco MInotti, Xel, Daniele Alonge.




“StereotiPOP” rappresenta la prima occasione di esporre in Abruzzo, ognuno di loro esaspera, ridicolizza e ironizza una visione convenzionale e la tramuta nell’infinito gioco di sé,introducendo i visitatori in un mondo fantastico dove personaggi, oggetti e situazioni del quotidiano riflettono e amplificano le emozioni, inquietudini e aspirazioni . Insieme danno vita a un viaggio colorato, ironico e al tempo stesso dissacrante dove l’arte stimola alla ricerca di un punto di contatto tra le icone popolari e la realtà.




“StereotiPOP”, collettiva d’Arte Contemporanea New Pop, fino al 30 dicembre, nello Spazio Pep Marchegiani di Pescara.

PresenzAssenza - Makrometamorfi


In esposizione una ricerca fotografica di A. Bergamino e F. Cretella con una raccolta di opere realizzate specificamente per la rassegna annuale Terrafuoco.
PresenzAssenza di Antonio Bergamino è una raccolta di immagini realizzate tra le botteghe degli artigiani/artisti che vivono e lavorano sulla Collina della Terra ad Avellino . Nel termine “presenza”, ci sono i luoghi, nel termine “assenza”, le persone che li vivono, o dovrebbero viverli, quotidianamente.


Cretella ha intrapreso una strada di rappresentazione e di scoperta di forme antropomorfe all’interno della materia dei luoghi disabitati ed abbandonati. La pietra, il legno ed un vecchio tessuto abbandonato da anni sono apparentemente materiali inerti. All’interno la foto rivela la forma della vita; la vita che animava i luoghi e che ha impresso un’immagine indelebile negli oggetti. Il nostro occhio deve riabituarsi a vedere la vita in forme inusuali.


"PresenzAssenza" e "Makrometamorfi" dal 28 dicembre fino al 7 gennaio 2012 al Gesualdo‎ ad Avellino.

martedì 27 dicembre 2011

Araki- Love and Death


Nobuyoshi Araki, artista apprezzato in tutto il mondo per la capacità di unire cultura giapponese e istanze contemporanei.
Molti dei soggetti fotografati da Araki sono all’interno di una relazione culturale con lo spazio e il tempo del Giappone, della cui cangiante identità la sua fotografia tiene traccia.



Josef Koudelka-Zingari


"A volte fotografo senza guardare nel mirino. È una cosa che ormai riesco a controllare abbastanza bene: è quasi come se guardassi."


Le celebri immagini di Josef Koudelka sono state pubblicate in un nuovo libro aggiornato e ampliato. Entro il 2013 porterà a termine il progetto “Marsiglia, capitale della cultura”.



Zingari, il libro che l’ha fatto conoscere, è stato ripubblicato in sette paesi in una nuova edizione ampliata. La storia del volume è istruttiva, quasi esemplare. Il giovane Koudelka, che comincia la sua carriera a Praga come fotografo in un teatro, fa dei ritratti espressionisti e compone immagini molto grafiche.
Quello che c’è tra noi
Tra il 1962 e il 1971 comincia a sviluppare un lavoro a lungo termine su quelli che all’epoca sono chiamati zingari. Nel 1968, con il sostegno di Anna Farova, lavora insieme al grafico Milan Kopriva al progetto di un libro.
Il volume dovrebbe uscire a Praga nel 1970 ma, nel frattempo, Koudelka lascia la Cecoslovacchia occupata. Le sue foto dei carri armati e della rivolta fanno il giro del mondo. Un’edizione speciale è pubblicata anche dal Moma di New York per accompagnare la mostra fotografica. Il libro diventa subito un classico, una delle opere più ricercate della fotografia del novecento. La nuova edizione torna oggi in gran parte al progetto originale.



"Con la mia testa ci son nato. È venuta da qualcuno che c'è stato prima di me. Ma in un certo senso, ho anche scelto di essere come sono, ed in questa misura non lo vivo come una schiavitù. Potrebbe sembrare una schiavitù agli altri - che mi vedono dall'esterno - ma per me è libertà. Questo non vuol dire che le cose non potranno cambiare: adesso ho una figlia e bisognerà che guadagni un po' di soldi come fanno tutti. Ho cinquant'anni ed è il momento in cui si tirano le somme. Ho fatto ciò che ho voluto, ma ora devo utilizzare bene il tempo e l'energia che mi restano. Guarda: tutti questi raccoglitori contengono i miei provini. Questo non vuol dire che contengano molte buone foto, ma vuol dire che ho lavorato molto. Ci vorranno anni per guardare bene tutto questo. Anche se mi ammalo o se resto immobilizzato per un motivo qualsiasi, mi resta molto lavoro da fare."



lunedì 26 dicembre 2011

…corde oblique….

La critica ha parlato davvero bene di questo cd, l’ultimo della produzione di Riccardo Prencipe e le sue Corde Oblique, ed era tempo che anche Slowcult se ne occupasse con un ascolto approfondito. E meritato, diciamolo subito, ché A hail of bitter almonds è di certo un prodotto di grande talento e raffinatezza musicale. Prencipe è alla sua sesta prova, nonostante la sua giovane età, la quarta con Corde Oblique dopo aver inciso i suoi due primi cd con il gruppo Lupercalia già nel 2000 e nel 2004. Partenopeo e coltissimo (storico dell’arte), il Maestro Prencipe cura l’aspetto compositivo dalla musica ai testi, passando per gli arrangiamenti e per la scelta dei collaboratori che contribuiscono a dare suoni molto particolari e riconoscibili alla sua musica, e momenti molto originali come il flauto di pan suonato sulla sesta traccia, Slide.
L’etichetta di genere, “Ethereal-NeoFolk”, dice abbastanza poco, come spesso accade, su quindici brani molto diversi tra loro che si dispiegano come una sinfonia, con momenti dal maestoso all’intimo, dove le voci (quelle femminili soprattutto) e un violino elegantissimo, legano a sé suoni diversi e mai campionati in un affresco che alla fine produce effetti acustici rock più vicini al prog che al folk, seppure la coloritura folcloristica e mediterranea resta sempre viva e forte, ampliando molto la potenza espressiva e la portata graffiante di alcune tracce, come ad esempio in Arpe di Vento, oppure nel cantato popolare di La madre che non c’è e La pietra bianca, o nell’arrangiamento flamenco di Crypta Neapolitana dove si apprezza forse al meglio l’arpeggio sopraffino di Riccardo Prencipe.
In tutto questo, non si perde mai il rock – salvo in un paio di pezzi a mio avviso troppo melodici, uno dei quali scelto (ahimè) per il video ufficiale – che rendono questo album assolutamente trasversale.
E se questo cd non piacesse comunque, varrebbe in ogni caso il prezzo del biglietto la strepitosa cover di Jigsaw falling into place dei Radiohead: che l’adorato Thom Yorke non mi fulmini, ma questa versione ha una potenza, una spinta addominale e diaframmatica che nell’originale manca; è un pezzo che entra nelle vene e resta attaccato alle viscere.
Spiace dirlo, ma questo lavoro meriterebbe una scena musicale live ben più ricca e sprovincializzata di quella italiana, e infatti il gruppo ha esperienze interessanti di live europei.

tratto da: www.slowcult.com

Giochiamo?!!!!!!

Debutta la versione in italiano di "Free rice-Clicca il chicco", il gioco linguistico online che per ogni risposta esatta regala 10 chicchi di riso al programma alimentare del World Food Program. A pagare sono gli inserzionisti web. Il riso raccolto verrà poi destinato ai programmi di alimentazione scolastica del WFP in Cambogia dove già l’agenzia delle Nazioni Unite fornisce pasti scolastici a circa mezzo milione di studenti.

Il gioco si rivolge a tutti, italiani che vogliono arricchire il proprio vocabolario, studenti di lingua italiana alle prime armi, Freerice è usatissimo anche nelle scuole. «Coinvolge tutti i giocatori in modo divertente e stimolante, aiutando a sfamare chi ha fame», ha detto Nancy Roman, Direttore della Comunicazione, del Settore Privato e Public Policy del WFP.

Freerice, inventato da John Breen, è stato lanciato nella versione inglese nel 2007 ed è stato subito un successo: solo nel primo mese accumulò riso sufficiente a sfamare per un giorno 50mila persone. Oggi i giocatori sono 40mila al giorno e complessivamente sono stati raccolti quasi 100 miliardi di chicchi di riso, sufficienti a sfamare 4,8 milioni di persone per un giorno.

Dopo l'inglese è stata preparata la versione spagnola: ora, in contemporanea, sono lanciate quella italiana e francese. Presto toccherà a cinese e coreano. Cosa aspettiamo? Andiamo a giocare!!!!!!!!!!!

Per giocare, clicca qui.

Oliviero Toscani - è un momento di pene


Dodici primi piani di peni per il calendario 2012 uno per ogni mese del nuovo anno. L'artista è sempre Oliviero Toscani, lo stesso che nel 2011 aveva immortalato dodici pubi femminili ..
La presentazione degli scatti avverrà il prossimo 12 gennaio al Museo nazionale di antropologia ed etnologia di Firenze.
Ancora sconosciuta l'identità di chi ha posato nudo di fronte all'obbiettivo . Tutto sarà svelato al momento della presentazione. Il calendario sarà venduto in edizione limitata solo sul sito internet www.pellealvegetale.it dal 12 gennaio 2012.

Giuseppe Manigrasso -Sculture come fotogrammi di un racconto




La mostra sarà aperta al pubblico fino al 7 gennaio 2012, prevede l’esposizione di trentadue sculture in creta raffiguranti personaggi illustri dell’ambiente culturale partenopeo degli anni settanta, quello che l’artista, definito "un poeta visivo" dal critico Mario Franco, ebbe l’opportunità di conoscere a partire dal 1963, anno in cui si iscrisse alla facoltà di architettura di Napoli. Tra i busti vi sono, infatti, giornalisti, galleristi, scrittori, architetti, professori, critici verso i quali Manigrasso nutre un forte coinvolgimento emotivo e professionale. Le opere dunque non hanno una finalità puramente ritrattistica, piuttosto rappresentano il sentimento con cui la sensibilità dell’artista percepisce tali personalità.
Giuseppe Manigrasso dieci anni fa ricomincia a lavorare la creta, materiale da sempre presente nella sua vita (a Grottaglie suo nonno aveva un laboratorio di artigianato), realizzando cinque serie di sculture, l’ultima delle quali è esposta nella mostra Al Blu di Prussia. La prima serie rappresentava donne celebri napoletane, la seconda donne illustri americane, la terza presidenti italiani, lavoro che lo ha coinvolto molto anche dal punto di vista socio – politico, la quarta raffigurava presidenti americani.
L’esposizione rappresenta il compimento di un percorso artistico durato all’incirca un decennio. Tra le opere più recenti vi sono il busto di Mario Pellegrino e dell’architetto Giuseppe Mannaiuolo. Alcune opere si presentano in creta grezza, altre ricoperte da una sorta di vernice bianca, porcellanata, da cui traspaiono suggestive sfumature rosate per effetto della creta sottostante.
Un artista, dunque, diverso, complesso e ancora irrequieto nel suo girovagare per portare le sue fantasie nel mondo da Spoleto come a Lima, da Firenze a Barcellona, da Venezia a New York e a Sidney.
Per ritornare però sempre nella “sua” Napoli, grazie al “Piano del colore”, un programma d’Edilizia pubblica del dopo-terremoto e che, grazie ora all’attenzione del Blu di Prussia, può ancora una volta emergere straordinaria.

info:http://www.napoli.com/viewarticolo.php?articolo=38147