sabato 30 aprile 2011

Takahiro Kimura



L’illustratore giapponese Takahiro Kimura esegue collage e disegni davvero molto suggestivi.
In quella intitolata Broken Face ogni disegno è costituito di ritratti in primissimo piano di volti deformi e “segmentati”. Nello stile ricordano il cubismo formalmente, e il pop per i toni molto vivaci che vengono utilizzati.





venerdì 29 aprile 2011

Maurizio Anzeri




“Lavoro con il ricamo e il disegno per esplorare l'essenza dei segni nella loro manifestazione fisica. Traggo ispirazione dalle mie esperienze personali e dall'osservazione di come, in altre culture, i corpi stessi vengono talvolta concepiti come simboli grafici viventi. Utilizzo il ricamo per re-interpretare e marcare lo spazio con un segno umano, una traccia. L'azione intima del ricamare è un rituale per rinnovare le storie e la storia di queste persone. Sono interessato alla relazione tra l'intimità ed il mondo esterno.”
Nato a Loano nel 1969, Maurizio Anzeri ha studiato scultura alla Slade School of fine Art e vive a Londra. Nel 2009 alcune sue opere sono state esposte nella mostra “The Photographic Object” alla Photographer's Gallery e in una mostra personale presso la “Riflemaker Gallery” di Londra. Attualmente le sue opere sono esposte nella mostra “British Art Now” allo State Hermitage Museum di S. Pietroburgo.




giovedì 28 aprile 2011

David Lachapelle



Fotografo e regista statunitense (Fairfield, 1963),noto per il suo stile surreale e spesso umoristico, è considerato uno dei fotografi più geniali di tutti i tempi.
Deve la sua fortuna al suo personalissimo stile surreale, spesso umoristico e sarcastico dichiaratamente omosessuale, note sono anche le sue foto di nudo maschile, fra le più apprezzate in questa categoria.Le sue fotografie dai colori molto accesi appaiono a volte oniriche, a volte bizzarre.
Ha poi esteso la sua attività alla regia, prima di videoclip musicali, poi anche a eventi teatrali e documentari, attivo anche nei campi della moda, della pubblicità e della fotografia d'arte ....
Visitare una mostra di LaChapelle è come venir trascinati nel buio della tana di un Bianconiglio dannatamente nevrotico, in grado di condurci in discesa libera verso il bel mezzo di un Paese delle Meraviglie allucinato e grottesco, sfolgorante di colori e stridente di paradossi frastornanti, in cui significato e significante rispondono all'imperativo categorico del "troppo". Fotografia smaccatamente barocca, eccessiva, sovrabbondante e kitsch. Tutto e il contrario di tutto. Fiaba e catastrofe. Purché all'insegna dell'eccesso.







Gehard Demetz



Gehard Demetz (Bolzano, 1972) scultore altoatesino vive e lavora in Val Gardena. Si è imposto all’attenzione della scena italiana e internazionale con sculture di bambini e adolescenti, dai corpi esili e incerti e i volti imbronciati, realizzate assemblando piccoli tasselli in legno di tiglio. La tecnica impiegata da Demetz è quella di levigare la materia con lo scalpello sul davanti, fino a renderla liscia e morbida; di lasciarla incompiuta e frammentata sul retro. I suoi soggetti (spesso dei bambini sulla soglia dell'adolescenza) incarnano rabbia e illusione, sogni e desideri in un'atmosfera sospesa e carica di tensione.
L' imperfezione delle sagome interrotte assume valore estetico e diventa narrazione. I segni e i vuoti modellano e rendono vivo il senso si precarietà , di provvisorietà. L' insolito e l' insoluto diventano poesia.





mercoledì 27 aprile 2011

Thomas Allen


Thomas Allen, artista americano si diverte a ridare vita alle vecchie copertine dei libri di avventura e dell'orrore anni 50', di cui va a caccia nei mercatini dell'usato.
Allen ritaglia le figure, facendole letteralmente uscire fuori dal volume, un po' come fanno i bambini con la loro immaginazione. Poi le dispone in una sorta di set: grazie all'utilizzo sapiente delle luci, riesce a ricreare la tensione e le dinamiche di una scena di un film pulp, catturandole con un scatto fotografico. Non senza un pizzico di ironia verso i cliché letterari.






martedì 26 aprile 2011

VISIONI E FINZIONI




Dal 7 maggio - 24 luglio 2011 Reggio Emilia , Palazzo Magnani, saranno esposte trecento fotografie, molte delle quali inedite e stampate dai negativi originali, realizzate da Stanley Kubrick dal 1945 al 1950 quando, a soli 17 anni, venne assunto dalla rivista americana Look.
La mostra documenta un aspetto poco conosciuto nella carriera del grande regista statunitense.
“Una mostra che racconta anzitutto lo ‘sguardo’ di Kubrick che si è rivelato essere uno dei tratti stilistici più interessanti della sua poetica cinematografica, una carriera fotografica che si è dispiegata all’insegna della ricerca dell’anima dei personaggi ritratti al pari degli ambienti con una personalissima visione del reale e dei suoi stratificati livelli di significato”.
Il metodo Look, che era caratterizzato da una narrazione a episodi, non incontrava il gradimento dei più importanti fotogiornalisti. I responsabili della rivista volevano che il soggetto fosse seguito costantemente, che venisse fotografato in tutto ciò che faceva. Questo stile invadente esercitava un grande fascino su Kubrick al quale piaceva creare delle storie partendo proprio da quelle foto.
L’ambiguità dell’immagine e del cinema stesso sono al centro della riflessione che anima il cinema d’autore del secondo dopoguerra, per questo detto moderno e di cui Kubrick è stato uno degli indiscutibili maestri.



lunedì 25 aprile 2011

Entang Wiharso



Entang Wiharso artista indonesiano contemporaneo tra i maggiori del Sud Est asiatico.
L'opera di Wiharso è una riflessione patologica sull'arte ed è un'opera a sua volta malata di quella malattia degenerativa che è appunto il tempo e che, nell'incarnazione umana, chiamiamo vita. Inevitabilmente affronta i problemi della moralità (e dunque della religione), della sessualità (e dunque del genere) e dell'identità (e dunque della sua disintegrazione o in generale dell'omologazione). Affronta cioè, come già detto, il corpo e la sua relazione carnale e spirituale con il corpo dell'altro.
Entang Wiharso." Love Me or Die"
dal 14 aprile al 28 maggio 2011 a Milano.





sabato 23 aprile 2011

La magia della luce

La luce colpisce, anima e condiziona tutto il resto.

foto di Nicolas Boissenot

Diario d’acqua



Pubblicato per la prima volta in Gran Bretagna nel 1999, Diario d’acqua è il primo dei volumi dedicati da Deakin alla propria personalissima interpretazione del “New Nature Writing”. Una forma letteraria che riprende i grandi temi introdotti nel XIX secolo da Henry David Thoreau e Ralph Waldo Emerson e che propone un ritorno alla natura attraverso il recupero delle corrispondenze tra l’uomo e il mondo che lo circonda.
Vicinissimo alla sensibilità dell’ambiente in cui l’autore si muove. Il libro diventa così l'apologia di una flânerie vissuta tra canali, laghi o tratti di costa, con lo sguardo sempre vigile e la bracciata sciolta. Un modo di essere, e di viaggiare, che si trasforma nella metafora di un ritorno all’origine, a quell'acqua che, insegna la fisiologia, è l’elemento principale del nostro corpo.
Scomparso nel 2006, ha rappresentato una delle voci più originali della letteratura inglese degli ultimi decenni. Scrittore, regista, autore di leggendari programmi radiofonici per la BBC, dopo un’iniziale carriera nel mondo della pubblicità, alla fine degli anni Settanta acquista una antica casa rurale nel Suffolk, Walnut Tree, e vi si trasferisce per dedicarsi unicamente alla scrittura e allo studio del territorio e del paesaggio. Nel 1992 fonda l’associazione ambientalista Common Ground. Nel 1999 pubblica Diario d’acqua, che grazie al passaparola fra i lettori diventa subito un best seller e stabilisce un nuovo standard nella scrittura dedicata al mondo della natura.

"Diario d’acqua " di Roger Deakin , Edt Torino



Photo

venerdì 22 aprile 2011

Julie Heffernan




Julie Heffernan nasce nel 1956, nell’Illinois. La sua formazione avviene a Yale alla School of art ma la sua tecnica si sviluppa negli anni, tramite uno studio ed una ricerca minuziosa e continua nel suo immaginario e nei capolavori del ’400/’500.
Le sue opere esposte oramai in ogni angolo del pianeta, semi sconosciute in Italia, raccontano il mondo femminile. Un territorio fitto di contraddizioni, dettagli occultati e pensieri imbrigliati da leggi socialmente precostituite.
Un’artista che esplora l’incanto di sé stessa e contemporaneamente svela al mondo l’ardita complicazione di avere un animo sensibile, all’ascolto, ma soprattutto Donna.
Una serie di autoritratti, una miriade di riferimenti al passato, una narrazione sensuale e introspettiva. La storia di un universo composto da allegorie esplicite e magnificamente congeniate, ma soprattutto femminile oltre modo.
Atmosfere da fratelli Grimm in cui la pittura è denotata da una deliziosa ed elegante estetica, ma connotata e ritratteggiata da uno spiccato e intrusivo sapore noir.


Bert Monroy


Crea quello che vedi!
Come pittore foto-realista, mi sono spesso chiesto perché non basta soltanto scattare una fotografia. Buona domanda, se si considera che i miei quadri sembrano fotografie. Beh, per prima cosa, io non sono un fotografo. Per me, non è il punto di arrivo che è importante: è come arrivarci. L’incredibile sfida di ricreare la realtà è la mia vera motivazione.

Bert Monroy è nato a New York dove ha lavorato per diversi anni come art director in pubblicità. Dal 1984 ha iniziato ad usare il computer come mezzo artistico e proprio per questo è considerato uno dei pionieri della digital art.Co-autore del primo libro su Photoshop, ha poi scritto diversi altri testi per spiegare i segreti di questo software, soprattutto per quanto riguarda la realizzazione di opere d'arte. Collaboratore e consulente di numerose istituzioni, tra le quali: la Pixar e la Disney Animation, è conferenziere e docente stimato per la School of Visual Arts (New York), il Center for Creative Imaging (Maine), California College of the Arts, il Lepp Institute of Digital Imaging (California). Attualmente vive a Berkeley, in California, dove insegna alla San Francisco State University.

STREET ART







Lo sviluppo di una ricerca personale si trasforma in una mostra collettiva, alla ricerca di autori sospesi nel mondo graffiti writing e street art. Un esempio della creatività che dalla strada approda allo spazio espositivo, dove perfetti sconosciuti (al mondo delle gallerie d’arte) incontrano autori con alle spalle un personale percorso professionale e artistico.
Bellissimi i graffiti aventi come soggetto donne musulmane. La donna musulmana come protagonista della vita contemporanea è un vero caso isolato nella scena street arte non solo.
La mostra è un percorso di avvicinamento a REWRITING, la sesta edizione di una rassegna sempre rivolta al fenomeno graffiti writing e street art performativa. Si svolgerà nella primavera 2011 a TORINO e darà modo ai visitatori di ammirare gli artisti all'opera.


giovedì 21 aprile 2011

Alex Steinweiss







«Volevo che la gente guardasse l’artwork che avevo creato e sentisse la musica.»
Alex Steinweiss è l’inventore delle copertine degli album per come le conosciamo noi. Nel 1940, al suo ingresso come Art Director presso la Columbia Records, Alex ha questa brillante idea: sostituire le anonime buste di carta marrone dei dischi con delle copertine disegnate. Qualcosa di molto più bello e artistico, insomma. Qualcosa che diede avvio a quella che viene chiamata “l’età dell’oro” delle copertine musicali. I dischi in vinile, che ci hanno fatto letteralmente sognare, non solo per la qualità dell’ascolto ma anche per la bellezza delle copertine, spesso realizzate da veri e propri artisti ( un mix di tipografia ed illustrazione ).
La realizzazione delle nuove copertine fu ampiamente ripagata dal pubblico, con un incremento della vendita di dischi dell’800%, cosa che segnò la nascita dell’album musicale, ancora oggi concepito e prodotto in questo modo.






EDWARD KIENHOLZ



Edward Kienholz, originario di Fairfield, nello stato di Washington, è una figura centrale nella storia dell’arte americana del XX secolo. Nato nel 1927, si forma nella Los Angeles degli anni cinquanta. La sua influenza su numerosi artisti di oggi – da Paul McCarthy a Mike Kelley, da Damian Hirst a Mike Nelson – è enorme. A Los Angeles ha fondato nel 1957 la galleria Ferus, importante centro californiano d'avanguardia. Con materiali di recupero e calchi anatomici costruisce assemblages, che dal 1961 si trasformano in tableaux a grandezza naturale, spesso ispirati ai temi della morte, della frustrazione, della coercizione sociale, affrontati con una gelida obiettività che tuttavia non è esente da una pungente critica.

Dal 10 aprile al 31 dicembre 2011
Centro d'Arte Contemporanea Punta della Dogana, Dorsoduro 2 - VENEZIA