martedì 27 dicembre 2011

Josef Koudelka-Zingari


"A volte fotografo senza guardare nel mirino. È una cosa che ormai riesco a controllare abbastanza bene: è quasi come se guardassi."


Le celebri immagini di Josef Koudelka sono state pubblicate in un nuovo libro aggiornato e ampliato. Entro il 2013 porterà a termine il progetto “Marsiglia, capitale della cultura”.



Zingari, il libro che l’ha fatto conoscere, è stato ripubblicato in sette paesi in una nuova edizione ampliata. La storia del volume è istruttiva, quasi esemplare. Il giovane Koudelka, che comincia la sua carriera a Praga come fotografo in un teatro, fa dei ritratti espressionisti e compone immagini molto grafiche.
Quello che c’è tra noi
Tra il 1962 e il 1971 comincia a sviluppare un lavoro a lungo termine su quelli che all’epoca sono chiamati zingari. Nel 1968, con il sostegno di Anna Farova, lavora insieme al grafico Milan Kopriva al progetto di un libro.
Il volume dovrebbe uscire a Praga nel 1970 ma, nel frattempo, Koudelka lascia la Cecoslovacchia occupata. Le sue foto dei carri armati e della rivolta fanno il giro del mondo. Un’edizione speciale è pubblicata anche dal Moma di New York per accompagnare la mostra fotografica. Il libro diventa subito un classico, una delle opere più ricercate della fotografia del novecento. La nuova edizione torna oggi in gran parte al progetto originale.



"Con la mia testa ci son nato. È venuta da qualcuno che c'è stato prima di me. Ma in un certo senso, ho anche scelto di essere come sono, ed in questa misura non lo vivo come una schiavitù. Potrebbe sembrare una schiavitù agli altri - che mi vedono dall'esterno - ma per me è libertà. Questo non vuol dire che le cose non potranno cambiare: adesso ho una figlia e bisognerà che guadagni un po' di soldi come fanno tutti. Ho cinquant'anni ed è il momento in cui si tirano le somme. Ho fatto ciò che ho voluto, ma ora devo utilizzare bene il tempo e l'energia che mi restano. Guarda: tutti questi raccoglitori contengono i miei provini. Questo non vuol dire che contengano molte buone foto, ma vuol dire che ho lavorato molto. Ci vorranno anni per guardare bene tutto questo. Anche se mi ammalo o se resto immobilizzato per un motivo qualsiasi, mi resta molto lavoro da fare."



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