Dalla ringhiera d’un molo, guardo pesciolini, migliaia,
sciamare, ognuno minuscolo muscolo, ma anche, senza
modo di creare corrente, fare del loro unisono (girando, ripiegandosi,
entrando e uscendo dal proprio unisono all’unisono) fare di se stessi
una corrente visiva, che non può trasportare o smuovere d’un
attimo la spirale dell’acqua che scende e sale, la
scia delle barche che ciclica infine ribatte sulla banchina, là dove
incontra la resistenza più profonda, acqua che sembra squarciarsi
(ha degli strati), una corrente vera benché per lo più
invisibile che manda nel visibile (pesciolini) uno sfrecciare
veloce che impone il cambiamento –
la libertà è questa. Questa è la forza della fede. Nessuno ottiene
ciò che vuole. Non sarà mai più lo stesso. Il desiderio
è d’essere puro. Quello che ottieni è essere mutato. Sempre più
ogni minuto iridescente, da cui permea l’infinito,
e l’oblio, certo, il riverbero di qualcosa
nel mare. Qui, mani piene di sabbia, che faccio filtrare
nel vento, guardo dentro e dico prendi questo, questo
ho salvato, prendilo, svelto! E se ascolto
ora? Ascolta, non ho detto nulla. Era solo
qualcosa che ho fatto. Non sapevo scegliere le parole. Sono
libera d’andare.
Non posso certo tornare indietro. Non a questo. Mai.
È un fantasma posato sulle mie labbra. Qui: mai.
Jorie Graham
Jorie Graham, considerata una delle maggiori poetesse americane contemporanee e vincitrice del Premio Internazionale Nonino 2013.
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