Ernst Haas, 1963
LASCIO QUESTI VERSI COME UN ADDIO
Lascio questi versi come un addio
inghiottito dalla nudità della memoria
sapendo che il mondo non ne ha bisogno.
Del mio saluto con la mano che trema
giù nel fondo stellato
nessuno si accorge.
Orizzonte precario
mi appoggio alla tua acqua fredda
e scavo la tua fronte di cielo oscuro
abbandonato nella nebbia fitta
non so da dove vengo e dove vado
assedio nevi che mi assediano
in balia di neri uccelli
voglio sapere chi mi separa da una terra impazzita
e che fine faranno la mia Ombra oltre l'acqua
la pioggia che cade nella pioggia e gli Dèi fra gli alberi
in fila accanto al freddo e al destino
attendo che mi chiamino all'alba dalle pietre
volti pallidi di voci arrochite
il mio nome è una linea che divide
la luce dall'oscurità
il mio corpo misura tra la sabbia e il cielo.
Gezim Hajdari , da Stigmate, Besa Editore, 2002
Gezim Hajdari è nato il 25 febbraio 1957 a Hajdaraj, Lushnje, nel centro di Albania da una famiglia di ex proprietari terrieri perseguitata dal regime comunista ed a cui furono confiscati i beni durante la dittatura di Enver Hoxha. A Hajdaraj città dove durante l’autunno e l’inverno si scatenano lampi e tuoni tremendi e tira sempre vento, ha finito le elementari, proseguendo poi gli studi a Lushnje conseguendo la maturità di ragioniere, per poi laurearsi in Lettere Albanesi all’Università “A. Xhuvani”di Elbasan e in Lettere Moderne a "La Sapienza" di Roma.
Nella vita ha fatto di tutto. Nel suo paese ha lavorato come operaio, guardia di campagna, magazziniere, ragioniere, operaio di bonifica, insegnante di letteratura dopo il 1990. In Italia pulitore di stalle, zappatore, manovale, aiuto tipografo.
Nel 1991 è stato tra i fondatori del Partito Democratici e del Partito Repubblicano della città di Lushnje, ricoprendo la carica di segretario regionale. Fonda un settimanale di opposizione e scrive su quotidiani a carattere nazionale. Nella sua attività di opposizione al regime, non ha mai mancato di denunciare i crimini commessi dal vecchio e dai nuovi regimi, per questo ha dovuto lasciare il paese nel 1992.
Riparato in Italia, viveva da solo nelle rovine di un edificio abbandonato fino a quando nel 1997 ricevette il prestigioso Premio Montale per la poesia inedita, ed il Consiglio Comunale di Frosinone gli offrì un appartamento e la cittadinanza onoraria per meriti letterari.
Attualmente vive di conferenze e lezioni presso l’università in Italia e all’estero dove si studia la sua opera, ma nel suo paese la sua opera è ignorata.
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