Questo atto solitario
Posso creare qualunque cosa
quando mi immergo
in questo atto solitario
e con “creare” intendo
che posso restar seduto e lasciare
che qualunque cosa si sollevi si alzi e
cada dalle mie dita
sulla pagina. Non si tratta di un trucco,
né si tratta esattamente di una disciplina.
Mi piace questo star solo. Forse
più di ogni altra cosa. Più
persino di te. È come essere
chiaramente vivo
e allo stesso tempo morto.
Un ronzio nel mio orecchio
mi ricorda anche che
persino un robot ha orecchi.
Sto sulla riva di questo fiume
in una scena naturale
quanto qualsiasi cosa che spinga
la mia penna
attraverso l’acqua. Sono anche
sul ponte e sto per saltare.
Nulla mi può aiutare, e
lo fa. Atterro nel tempo
da cui ho tanto cercato di fuggire.
Nulla è rimasto lassù
che mi spinga in avanti.
Non posso scrivere
un’altra parola senza baciare
il fantasma di me stesso sul culo
nelle tenebre che hanno il sapore
di domani con le mani
alzate, che si arrende all’alba
con i denti in un bicchiere
di acqua trasparente. Ve l’ho detto:
posso creare qualunque cosa,
incluso queste vecchie labbra.
Jack Hirschman
Jack Hirschman, uno dei maggiori poeti americani contemporanei, nato il 13 dicembre del 1933, nel Bronx a New York. Poeta, scrittore, pittore, traduttore, attivista politico a favore dei poveri e degli emarginati, ha pubblicato, tra poesia, saggi, traduzioni, antologie, più di 100 libri. Membro trainante della Union of Left Writers, fondatore e redattore della rivista internazionale Compages, redattore di Left Curve, del People’s Tribune, ha anche una ampissima attività di traduttore (Pasolini, Scotellaro, Paul Laraque, Antonin Artaud, Mallarmé, Roque Dalton, Celan, ecc.). Vive tra gli Stati Uniti, l’Inghilterra, l’Italia. Ha pubblicato con la Multimedia Edizioni, Soglia Infinita (1993) e Arcani (1999) e nel 2004 12 Arcani e Volevo che voi lo sapeste.
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