lunedì 10 settembre 2012

Albinos: gli angeli caduti di Gustavo Lacerda


Gustavo Lacerda, fotografo brasiliano di San Paolo, ha realizzato una serie di fotografie molto speciali: “Albinos”. In questa serie, ritrae esclusivamente modelli affetti da albinismo totale e con estrema delicatezza e abilità li restituisce al mondo in una versione naturale ritoccata unicamente dal suo occhio di fotografo attento. La sensibilità che accompagna le immagini non è che il riflesso di un complesso lavoro interpersonale e professionale intercorso fra Lacerda e i suoi modelli che nella loro timidezza e bellezza unica sono stati guidati mirabilmente verso un’autenticità che si fa Arte. Questo è un esempio calzante di quanto la Bellezza possa essere imperfetta eppure totalmente avulsa dall’errore (visibile ma non rilevante). Perfezione e Bellezza non sono sinonmi ma rappresentano una strada aperta al raggiungimento di una Verità che trascende lo stereotipo, il luogo comune, raggiungendo livelli altissimi di estetica e purezza. Il tocco del mestiere, la semplicità delle inquadrature e dei ritratti, ci offrono un’ampia visione di diversità nell’ordinario, di Bellezza nel più comune scatto all’imperfezione.




FG-Le tue foto della serie “Albinos” sono parte di un lavoro fotografico molto particolare. Come hai iniziato a pensarci e cosa ti ha condotto a fare questa scelta
FG-Your pictures “Albinos” are part of  a very peculiar photographic work. How did you start thinking about it and what did it lead you to this choice?
GL-For some years, albinism and its peculiar beauty arouse my attention. Since the beginning of 2009 I have been researching the universe of albinos and trying to bring them to the front of the camera.
I chose the posing portrait in studio, valuing and seeking to mystify the production processs: costumes, hair/makeup and backgrounds.
The idea was to put them clearly in the forefront, a new situation for those who have always been an outsider.
This focus has caused them discomfort in the beginning, a certain strangeness to most of those portrayed but , at the same time,  a proud too. Try to capture this mixture of sensations has been a major challenge and there arises the essence of the work.
GL- Per alcuni anni, l’albinismo e la sua peculiare bellezza hanno attirato la mia attenzione. Dall’inizio del 2009 ho esplorato l’universo albino, tentando di portarlo davanti alla macchina fotografica. Ho scelto il ritratto in studio, valutando e cercando di mistificare il processo di produzione: costumi, makeup, acconciature, sfondi. L’idea era quella di mettere i soggetti in primo piano, una situazione nuova per chi invece era sempre stato un outsider. Questa focalizzazione ha causato, all’inizio, disagio in loro, una specie di estraneità a quei ritratti, ma allo stesso tempo anche un certo orgoglio. Cercare di catturare questo mix di sensazioni è stata la sfida più grande e là risiede l’essenza del lavoro.




FG-Qual è il sentimento più forte che provi guardando le tue foto “Albinos”?
FG-What’s your strongest feeling when looking at your “Albinos” pictures?
GL-I think the strongest feeling that comes is of lightness and delicacy, though in some pictures there is a tension in the air caused by shyness.
GL- Credo che i sentimenti più forti siano la leggerezza e la delicatezza, benché in alcune immagini ci sia una tensione nell’aria, causata dalla timidezza.





FG- I modelli che hai usato somigliano ad angeli (caduti). Come li hai trovati e dove?
FG-The models you used look like (falling) angels. How did you find them and where?
GL-At first I found albinos in social networks. It was hard to convince them that they had a singular beauty and I loved it, but slowly I was gaining confidence and the people I was photographing indicated friends, relatives…So the project was growing …
GL- Inizialmente li ho trovati tramite i social networks. E’ stata dura convincerli che possedevano una bellezza singolare e che mi piaceva molto, ma lentamente sono riuscito a conquistarmi la loro fiducia e persone che fotografavo mi presentavano altre persone, amici, parenti; così pian piano il progetto cresceva.




FG- Qual è il tuo criterio di base nella scelta dei modelli e nello scatto delle immagini?
FG-What’s the basic criteria for choosing your models and shooting your pictures?
GL-I like to photograph ordinary people in my personal work. Often, people are more beautiful in its imperfections. That’s what makes us more humans
GL- Mi piace fotografare la gente normale quando lavoro. Spesso le persone sono molto più belle nelle loro imperfezioni. Questo è ciò che ci rende umani.


FG- Il loro strabismo è un segno distintivo e disarmante, come hai gestito questo mentre lavoravi?
FG-Their squint is a disarming and distinguishing mark, how did you cope with it while working?
GL-I think that the best way to deal with “imperfections”   is to regard them as natural as possible. They are there and I can’t  and  I don’t want modify them. There is no perfection in life outside the world of advertising. When we can find beauty in ordinary and imperfect things,  life becomes lighter and more dignified.
GL- Credo che il modo migliore per convivere con le imperfezioni sia considerarle naturali il più possibile. Ci sono e io non posso, non voglio modificarle. Non esiste perfezione al di fuori del mondo pubblicitario. Quando si riesce a trovare bellezza nelle cose imperfette di tutti i giorni, la vita diventa più leggera e dignitosa.




FG- Qual è il tuo rapporto personale con i modelli di “Albinos”? Hai trovato differenze notevoli nel lavorare con loro?
FG-What’s your personal relationship with your “Albinos” models? Have you found any remarkable differences in working with them?
GL-As I had to first gain their trust and then photograph them naturally had a bond greater than that normally I experience with the models I photograph in other works.
My interest in their stories of overcoming also influenced to the friendship that was created.
GL- Siccome all’inizio dovevo guadagnarmi la loro fiducia e poi fotografarli in modo naturale, ho avuto con loro un legame più forte rispetto agli altri modelli con cui abitualmente lavoro. Il mio interesse alle loro storie di “resistenza” hanno influenzato anche l’amicizia creatasi.


FG- Gustavo Lacerda: Fotografo. Qual’è il segreto che nascondi dietro il tuo obiettivo?
FG-Gustavo Lacerda: Photographer. What’s the secret you hide behind your lens?
GL-I do not think I have some secret behind the lens. I am so basic and so common.
I am interested in photographing things that I often identify myself. Sometimes, what attracts me is exactly what causes me discomfort. Shooting for me is to try to rearrange my own world and my senses.
GL- Non penso di avere segreti dietro l’obiettivo. Sono molto essenziale e comune. Sono interessato a fotografare cose nelle quali mi identifico. Talvolta, ciò che mi attrae è esattamente ciò che mi provoca disagio. Fotografare per me significa cercare di ritoccare, riorganizzare il mio mondo e i miei sensi.




http://www.gustavolacerda.com.br/
Intervista di Federica Galetto
 http://wordsocialforum.com/



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