Louise Farrenc - Parigi 1804 - 1875
Quintetti e opere per pianoforte, sinfonie, musica da camera.
Jeanne-Louise Dumont Farrenc è stata un'ottima compositrice. Ma non la
conosce quasi nessuno. Nacque il 31 maggio 1804 da una famiglia di
pittori e scultori. Suo padre si chiamava Jacques-Edme Dumont
(1761-1844) ed era uno scultore di successo. Così era stato per il suo
bisnonno, Pierre, per suo nonno François, per suo padre Edme e così
sarebbe stato per suo figlio Alexandre-Augustin, il fratello maggiore di
Louise. Erano artisti gli zii (alcuni miniaturisti). E in casa si
respirava un’atmosfera bohémienne, che mischiava successo e difficoltà
economiche. Le donne godevano anche di impensabili libertà. Per esempio
quella di studiare musica. In modo serio. Come fece Louise che iniziò
prestissimo a prendere lezioni da un’allieva di Muzio Clementi. Appena
in casa compresero che aveva talento, la mandarono da due veri virtuosi:
il compositore boemo Ignaz Moscheles, che avrebbe preso il posto di
Felix Mendelssohn nella guida del Conservatorio di Lipsia. E lo slovacco
Johann Nepomuk Hummel, compagno di studi di Ludwig van Beethoven e
allievo anche di Joseph Haydn e Muzio Clementi. I genitori si accorsero
che sapeva anche comporre e le fecero prendere lezioni da Anton Reicha,
un compositore all’epoca molto quotato che fu, tra l’altro, maestro di
Franz Liszt e Hector Berlioz. In quel periodo Reicha insegnava al
Conservatorio della città natale di Louise, Parigi. Non sappiamo, però,
se Louise poté seguire le sue lezioni in classe: al solito, i corsi al
Conservatorio erano riservati ai maschi. Louise divenne amica di un
flautista, Aristide Farrenc, che dava regolarmente concerti presso la
colonia d’artisti della Sorbona e aveva dieci anni più di lei (sarebbe
morto esattamente dieci anni prima). Nel 1821 si sposarono: lei aveva 17
anni. Louise interruppe i suoi studi e si mise a seguire il marito nei
suoi tour per la Francia. Ad Aristide, però, non piaceva girare: tornò a
Parigi, fondò le Editions Farrenc, che sarebbero presto diventate un
riferimento per l’editoria musicale francese. E divenne l’impresario di
sua moglie, sostenendone il talento senza riserve. In più pubblicò tutte
le sue composizioni, ed è per questo che le possediamo anche noi: caso
raro per le compositrici. Il 23 febbraio 1826 i due ebbero una bambina,
Victorine, anche lei un precoce talento per il pianoforte. Victorine
morì però a 33 anni non ancora compiuti, il 3 gennaio 1859, quando la
sua carriera di concertista era già affermata.
Nel frattempo Louise aveva completato i suoi studi con Reicha. Negli anni Trenta dell’Ottocento, cominciò le sue tournées. Suonava e componeva. E divenne celebre come pianista. Nel 1842 fu nominata docente di piano al Conservatorio di Parigi. Era l’unica donna. Tenne la cattedra per più di 30 anni, fino al 1873. Per i primi anni fu pagata meno dei suoi colleghi, benché fosse molto più conosciuta di gran parte di loro. La sua Sinfonia n 3 in sol minore, op. 36, scritta nel 1849, ebbe successo presso la super-selettiva Société des Concerts du Conservatoire e divenne un vero hit. Ma ci volle il suo Nonetto in mi bemolle maggiore, op. 38, del 1850, per convincere il Conservatorio ad alzarle lo stipendio. Più audace il suo Sestetto per piano e archi in do minore op. 40, considerato, oggi, avanti sui tempi. Se, dunque, negli anni Venti e Trenta dell’Ottocento, Louise scrisse soltanto per piano, via via il suo lavoro si ampliò. Alla fine il suo repertorio contava 49 lavori.
Nel frattempo lei e il marito si erano dedicati alla musica antica: ritrovarono e pubblicarono i più importanti brani per clavicembalo. Quando Aristide morì, Louise continuò il lavoro da sola. Il risultato fu il Trésor des Pianistes, ovvero due secoli di spartiti per clavicembalo e piano. Come compositrice, però, nonostante l’apprezzamento degli esperti, a cominciare da Robert Schumann, non riuscì ad affermarsi: troppo simile a Beethoven e Mendelssohn, le dicevano. Troppo classica, troppo di gusto tedesco. E poi sembrava così fuori luogo che una signora componesse sinfonie e musica per orchestra. Finì anche lei per preferire i suoi brani da camera, che venivano regolarmente eseguiti. Grazie a essi vinse per due volte, nel 1861 e nel 1869, il premio Chartier, organizzato dalla Académie des Beaux-Arts.
Morì il 15 settembre 1875. E fu presto dimenticata.
Nel frattempo Louise aveva completato i suoi studi con Reicha. Negli anni Trenta dell’Ottocento, cominciò le sue tournées. Suonava e componeva. E divenne celebre come pianista. Nel 1842 fu nominata docente di piano al Conservatorio di Parigi. Era l’unica donna. Tenne la cattedra per più di 30 anni, fino al 1873. Per i primi anni fu pagata meno dei suoi colleghi, benché fosse molto più conosciuta di gran parte di loro. La sua Sinfonia n 3 in sol minore, op. 36, scritta nel 1849, ebbe successo presso la super-selettiva Société des Concerts du Conservatoire e divenne un vero hit. Ma ci volle il suo Nonetto in mi bemolle maggiore, op. 38, del 1850, per convincere il Conservatorio ad alzarle lo stipendio. Più audace il suo Sestetto per piano e archi in do minore op. 40, considerato, oggi, avanti sui tempi. Se, dunque, negli anni Venti e Trenta dell’Ottocento, Louise scrisse soltanto per piano, via via il suo lavoro si ampliò. Alla fine il suo repertorio contava 49 lavori.
Nel frattempo lei e il marito si erano dedicati alla musica antica: ritrovarono e pubblicarono i più importanti brani per clavicembalo. Quando Aristide morì, Louise continuò il lavoro da sola. Il risultato fu il Trésor des Pianistes, ovvero due secoli di spartiti per clavicembalo e piano. Come compositrice, però, nonostante l’apprezzamento degli esperti, a cominciare da Robert Schumann, non riuscì ad affermarsi: troppo simile a Beethoven e Mendelssohn, le dicevano. Troppo classica, troppo di gusto tedesco. E poi sembrava così fuori luogo che una signora componesse sinfonie e musica per orchestra. Finì anche lei per preferire i suoi brani da camera, che venivano regolarmente eseguiti. Grazie a essi vinse per due volte, nel 1861 e nel 1869, il premio Chartier, organizzato dalla Académie des Beaux-Arts.
Morì il 15 settembre 1875. E fu presto dimenticata.
Valeria Palumbo
www.enciclopediadelledonne.it
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