sabato 1 ottobre 2011

Dora Maar




Che la pazienza e il silenzio
mi prendano le mani
che la gelosia
lasci perdere i superbi artigli
L'assenza prepara i suoi aghi
per attendermi allo scoccare del giorno
loro mi detestano/ il sangue scuote le sue ali
io parlo



Henriette Théodora Markovič, in arte Dora Maar, fotografa e pittrice surrealista, nasce a Tours, da madre francese e padre croato, il 22 novembre 1907.
Splendida donna e grande fotografa è sicuramente più conosciuta per essere stata amante e musa di Pablo Picasso.
Cresciuta a Buenos Aires, nel 1926 rientra a Parigi e si iscrive prima alla scuola d'arte di André Lhote, poi all'École de Photographie de la Ville de Paris.
È intelligente, colta, politicamente progressista.
Amica di André Breton, Henri Cartier-Bresson, Jean Cocteau, Man Ray, Jacques Prévert e René Crevel, Jean-Louis Barrault. e Georges Bataille, aderisce al movimento surrealista e in pochi anni diventa una fotografa famosa e di grande talento.


Nella primavera del 1934 viaggia da sola in Spagna e in Inghilterra, dove fotografa il villaggio catalano di pescatori di Tossa de Mar e la vita di strada a Barcellona e Londra. Con abili fotomontaggi utilizza i personaggi delle foto di strada inserendoli in architetture ribaltate da rotazioni e deformate in camera oscura creando immagini di forte impatto.
È del 1937 la sua fotografia più conosciuta: l'enigmatica foto di un feto animale, forse un armadillo, immagine mostruosa a cui dà il titolo di Ubu, lo spietato dittatore della celebre opera teatrale Ubu Roi di Alfred Jarry.
Le sue foto surrealiste e i reportage sono pubblicati ed esposti a Tenerife, Londra e Parigi, lavora con Cartier Bresson e per il regista Jean Renoir.


Dora Maar e Picasso si incontrano nel gennaio del 1936, quando il poeta Paul Éluard li presenta in un caffè di Parigi, lei ha 29 anni, lui di anni ne ha 55. Per 7 anni Dora sarà compagna e musa ispiratrice di Picasso e, senza alcun dubbio, anche vittima del suo genio creativo. La relazione tra Picasso e Dora è sublime, passionale, piena di affinità artistiche e intellettuali, ma è anche molto tormentata. Picasso la convince ad abbandonare la fotografia e a riprendere la pittura, consiglio che Dora seguirà pur subendo quotidianamente le critiche spietate del grande artista. Dora ne è addolorata e distrutta, e confessa: “Solo io so quello che lui è (…), è uno strumento di morte, (…) non è un uomo, è una malattia”.


Nel ’43 Dora e Pablo si lasciano. Dora subisce un colpo durissimo, viene ricoverata in una clinica psichiatrica, sottoposta a elettroshock e di seguito presa in cura dallo psicanalista francese Lacan che la sottopone ad analisi. Dopo due anni di analisi Dora ritrova il proprio equilibrio. «Tutti pensavano che mi sarei uccisa dopo il suo abbandono: anche Picasso se lo aspettava e il motivo principale per non farlo fu di privarlo di questa soddisfazione».
Solo molti anni dopo, già anziana, a settant’anni, si riaccosta alla fotografia, utilizzando una Polaroid e sperimentando con i materiali che ha a disposizione.
Muore sola a Parigi il 16 luglio 1997. Le suore che l'accudiscono nel ricovero non sanno chi sia. Non lascia eredi. Una contadina iugoslava, remota parente, rifiuta di andare a Parigi a vedere di cosa si tratti e rinuncia all'eredità.
Il tesoro, firmato Pablo Picasso e dedicato alla sua amante, va all'asta nell’ottobre del 1998: dieci tele, una quarantina di disegni, centinaia di sculture in cartone, sassi incisi, gioielli dipinti, fotografie… ecc.




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