lunedì 31 ottobre 2011

As an artist, I need to rest– Sonia Cillari

Dopo “If you are close to me”, ecco il secondo lavoro di Sonia Cillari che vi presento oggi: “As an artist, I need to rest“. Il titolo è suggestivo quanto l’opera, una performance molto impegnativa anche dal punto di vista fisico in cui l’artista dà vita ad una creatura digitale attraverso il suo respiro, Piuma, come ha deciso di chiamarla. Come ci mostra il video, la Cillari è sdraiata sul pavimento. Un tubo attaccato alla sua narice sinistra è il collegamento fra lei e la creatura, un vero e proprio condotto energetico in cui la materia bio-analogica del suo fiato nutre, plasma e si converte in materia digitale: nel corso della performance circa 14.000 elementi digitali si formano grazie alla modulazione del respiro, e l’artista riesce a donare a Piuma più di sei “stati di essere”. Il livello di diossido di carbonio si rivela sullo schermo grazie a pigmenti di colore, fino al nero quando la concentrazione è molto elevata nell’aria inalata. Le due creature, l’artista (umana) e Piuma (digitale) letteralmente lottano e si fronteggiano in una tensione reciproca, ed è questo forse l’aspetto più straordinario e toccante dell’opera: nel sonoro è persino possibile sentire la fatica del respiro, e per mantenere l’equilibrio ed evitare il rischio di iperventilazione la Cillari deve applicare un rigoroso e cosciente uso dell’atto respiratorio. “As an Artist, I need to rest realizza una vera simbiosi”, una metafora dell’interdipendenza fra l’opera e l’artista dove l’opera oppone una vera e propria (r)esistenza al suo creatore.

penelope di pixel

domenica 30 ottobre 2011

La bella statuina: Spielrein secondo Cronenberg

di Francesca Molfino (fonte : Il Paese delle Donne)
18/10/2011

Una carrozza che va verso l’ospedale psichiatrico di Zurigo in cui Sabina Spielrein si contorce e urla per l’ agitazione isterica; un'altra carrozza che si allontana dalla casa di Jung con una Sabina che piange compostamente, ormai sposata con un altro e madre di una figlia. Così si apre e si chiude “A dangerous method”, il film di David Cronenberg che riporta nelle sale la storia di Sabina Spielrein. Da quando negli anni Settanta fu scoperto il Diario di Sabina Spielrein, che racconta la sua storia d’amore con Gustav Jung durante le prime applicazioni del metodo psicoanalitico negli ospedali psichiatrici, alla sua vicenda sono stati dedicati libri, saggi, un dramma teatrale e tre film. Prima Ich hiess Sabina Spielrein (Mi chiamavo Sabina Spielrein) della regista svedese Elisabeth Marton, uscito nel 2002, con un’ impostazione di fedele ricostruzione storica; poi Prendimi l’anima del regista Roberto Faenza, uscito nel 2003, centrato esclusivamente sulla passione amorosa tra Jung e la paziente Spielrein; e oggi il film di Cronenberg, nel quale sono presenti i tre protagonisti della storia: Freud, Jung, Spielrein.

Quale il motivo di tanto interesse? Sicuramente i due personaggi maschili: Freud e Jung, padre e figlio della psicoanalisi che nasce proprio in quegli anni; e poi Sabina, la "piccola" ebrea russa, diventata per le donne un prototipo della paziente sedotta e dimenticata, ma anche di una donna coraggiosa, anticonformista, eccentrica che combatte, ma non vince, i padri fondatori. Ma penso che sia soprattutto il tema di fondo ciò che continua ad attrarre: la discrepanza tra ciò che si desidera e la sua realizzazione; tra parlare, riflettere da una parte e vivere, agire le proprie pulsioni dall’altra. In questa storia certamente si ripropone una predominante realtà dei nostri giorni: quella di scaricare ogni desiderio, piuttosto che fermarsi rispetto alla soddisfazione e considerare le conseguenze dei propri atti. In questo la psicoanalisi è una metafora della vita. Freud vuole dare alla relazione psicoanalitica le caratteristiche di un metodo scientifico: l'analista metterà in ombra i suoi desideri, si asterrà dal realizzarli, privilegiando la sua funzione di schermo bianco su cui si proietta la vita del paziente. Jung, invece, pensa che solo vivendo - qualche volta anche “indegnamente”- i propri sentimenti, si può aiutare il paziente. Nel caso di Sabina Spielrein infatti contraccambia l’amore della donna, ma poi se ne ritira. Lo scandalo della relazione tra paziente e medico scoppia: sembra che la moglie di Jung abbia scritto una lettera anonima alla madre di Spielrein; Jung preoccupato delle voci scrive al suo maestro-padre Freud che la relazione di amicizia, concessa per rafforzare la terapia del suo “caso clinico da manuale”, ha messo in “moto una rotella imprevista” per cui la paziente voleva sedurlo e ora respinta “sta maturando la vendetta.” Freud molto benevolmente rassicura il suo "principe ereditario": incidenti del genere con le pazienti ingrate, sebbene dolorosi, sono necessari e difficilmente ci si può sottrarre ad essi. E aggiunge: “La capacità di queste donne di metter in moto come stimoli tutte le astuzie psichiche immaginabili, finché non abbiano raggiunto il loro scopo, costituisce uno dei più grandiosi spettacoli della natura”.

Ma Sabina non si ferma. Dopo essere uscita dall’ospedale psichiatrico si è laureata in medicina e psichiatria, ha poco più di vent’anni e racconta a Freud la sua versione dei fatti. Non solo ottiene che Jung scriva onestamente a Freud quanto è successo, ma rimprovera anche Freud di non averle accordato “un colloquio senza la minima riserva”, pur di “evitare un momento sgradevole”. “Neppure il grande 'Freud' , dice Sabina, riesce sempre a rendersi conto delle sue debolezze “. Freud accetta con benevolenza la confessione, il pentimento, le autoaccuse di Jung sulla bassezza del suo comportamento dettata dalla paura, anzi aggiunge che avrebbe tollerato anche "misfatti maggiori", da parte sua. Finché Jung è il profeta che dovrebbe diffondere le sue teorie fuori da Vienna e dagli ambienti ebraici, è scusabile. Poi, dopo la rottura con lui, lo attaccherà in ogni occasione, cercando di far condividere le sue critiche anche da Sabina Spielrein, che nel frattempo è diventata sua allieva. Sabina partecipa alle riunioni degli psicoanalisti di Vienna e presenta le sue dissertazioni, che dopo dieci anni saranno il punto di partenza per le teorie di Freud sull’ ”istinto di morte”.

In un’ intervista, Cronenberg ha detto che la motivazione profonda per fare A Dangerous Method era stata quella di far ‘risorgere’ Freud, parlare con lui, con la sua voce, attraverso una vicenda drammatica. Tutti i critici sono rimasti stupiti per l’inusuale realismo di Cronenberg. Che vorrebbe riportare in vita quei grandi personaggi con una ricostruzione a dir poco minuziosa: l’attenzione all’ambiente (i luoghi, la poltrona di Freud), alle parole (con le trascrizioni fedeli delle lettere tra i protagonisti), alla caratterizzazione visiva dei personaggi (Jung sempre con la pipa, Freud sempre con il sigaro). Secondo me invece questa meticolosità, una sorta di iperrealismo storico, algido, produce l’effetto di una realtà fuori del tempo, come quando ci troviamo in mezzo alle statue dei musei della cera. Se Freud e Jung sono i “ritratti” di se stessi, anche le figure femminili sono di maniera: la moglie di Jung ha un aspetto sempre dolce, luminoso, materno ma distante, e Sabina Spielrein è ribelle ma soggiogata, ha un corpo anoressico, coperto da leggiadre camicette bianche ricamate. Le scene di sesso ritenute scabrose per le sculacciate di Jung, non sono molto erotiche, ma rappresentano le interpretazioni del regista della storia clinica di Sabina.
Il tema centrale - la sfrenatezza del desiderio e la necessità dei limiti - è rappresentato dalle figure di Freud, Jung e Spielrein che vengono fuori dal film come dei concettosi riassunti, leggibili su Wikipedia. Tanto più sono state ricostruite scene, ambienti e parole, tanto più i protagonisti rimangono sconosciuti e estranianti. Anche la breve apparizione di Otto Gross, un medico, paziente anch’esso di Jung, che predica la poligamia e la soddisfazione di ogni pulsione, serve solo a illustrare la tesi che si può essere liberi di soddisfare ogni desiderio. Forse questa è la misura del linguaggio di Cronenberg, far perdere l’illusione agli spettatori che i personaggi cinematografici siano dei modelli reali, fatti di carne e ossa, mentre sono solo espressioni o visualizzazioni di teorie.Il destino delle persone emerge, più che nelle immagini, nelle didascalie dopo la fine del film .

...PhoTO...

Biennale d'arte a Malindi (Kenya) Graeme Williams

Aminata Traoré



Aminata Traoré è nata a Bamako (Mali) nel 1947, sociologa, scrittrice, ideatrice del Forum Sociale Africano, Ministro della Cultura del Mali (1997 – 2000).
Coraggiosa , caparbia , altruista. Per lei, " l'atro " non è un estraneo , ma qualcuno con cui si ha un legame , visibile o invisibile.Ispirandosi al pensiero dello scrittore- filosofo Amadou Hampatè Bà ,secondo cui "Tutto è connesso, tutto è vivo, tutto è interdipendente", ha sempre cercato di aiutare i più deboli, i più poveri, chi subisce ingiustizie.
E' diventata famosa per le sue denunce radicali del neoliberismo e l'oppressione dell'Africa. Attualmente è impegnata in diverse organizzazioni internazionali come esperta economica di questioni africane ed è una delle voci critiche più originali ed ascoltate del continente. Da diversi anni segue attivamente le attività del Forum sociale mondiale proponendo, con le iniziative dedicate all'Africa, il punto di vista di una realtà troppo spesso dimenticata o, al più, considerata marginale anche nel dibattito “altermondialista”.

sabato 29 ottobre 2011

James Hillman (1926-2011)


E’ scomparso all'età di 85 anni l’analista psicanalista junghiano e filosofo della mente, James Hillman. E' stato uno dei pensatori più affascinanti, originali e produttivi del nostro tempo. Semplicità d'esposizione ed autenticità di pensiero lo hanno portato in breve tempo a conquistare colleghi psicanalisti e non solo. Ha incuriosito artisti, filosofi ed educatori. Il poeta dell'anima, questo il titolo riconosciutogli.
Nel suo ultimo libro , i luoghi hanno un’anima. Il nostro compito è di scoprirla. Esattamente come accade per la persona umana.

"Dobbiamo capire che la nostra mente è il nostro nemico. Questo è il risultato del pensare per opposti; risale ad Aristotele, e ha a che fare con una logica del tipo o/o: se una cosa è così, non può essere nell'altro modo. Ma in realtà il mondo non è così. Per esempio, la maggior parte della gente crede che l'opposto del bianco sia il nero, ma ci sono sfumature di nero (dal colore dei mirtilli, a quello del carbone, o a quello dei merli) che non hanno niente a che fare con il bianco. Il problema è imparare a valutare ogni questione nel merito, senza dover ricorrere al punto di vista dell'opposto. In terapia, quando sogni tua madre, ad esempio, non devi necessariamente parlare di tuo padre in quanto presunto opposto".

Charlotte Perriand



Charlotte Perriand ,una vita, la sua, che sembra la trama di un film. Nata a Parigi nel 1903, a 25 anni entra nello studio di Le Corbusier e Pierre Jeanneret. E subito inizia a firmare mobili che faranno la storia del design: come la chaise longue in tubolare metallico, oggetto del 1928 e ancora modernissimo. È un periodo di vaggi: la Russia, Atene (dove partecipa al IV Congresso Internazionale d’Architettura Moderna), il Giappone. Finita la guerra, lavora col pittore Fernand Leger e con un fabbro-architetto autodidatta: Jean Prouvé. Del suo sguardo la Perriand diceva che era “aperto a ventaglio”, attento a tutto. Sguardo che si traduceva nelle fotografie che amava fare: veriste, sperimentali. Immagini che poi utilizzava come elementi d’arredo, o che diventavano punti di partenza per progetti. E che la retrospettiva accosta a pezzi che hanno fatto la storia del design.


Charlotte Perriand è la prima designer a impiegare la fotografia, sotto forma di fotomontaggio, come parte integrante degli arredi e come elemento costitutivo monumentale dell’architettura per interni, ma soprattutto, all’epoca del Fronte popolare, per manifestare il proprio impegno politico


venerdì 28 ottobre 2011

Pipilotti Rist



Elisabeth Charlotte Rist (1962 - ) Pippilotti ,ha fuso il soprannome Lotti a Pippi Calzelunghe ,è una video artista che si rivolge ad un pubblico di appassionati di arte non convenzionale e che abbiano ricevuto una normale ”educazione televisiva”.
Di se stessa dice: “Sono una tipica figlia della televisione. So come ci sente a non riuscire a distinguere tra le sensazioni provate oggi pomeriggio nel bosco e quelle provate dopo alla televisione.Quando ero una teenager ero una grande fan di John Lennon e Yoko Ono. Era circa il 1977, ed era già dieci anni che raccoglievo tutto quello che potevo trovare su di loro. Ero "illuminata" dai loro happening, che era lo speciale contributo di Yoko Ono.. Come ho detto, non ho mai voluto diventare un'artista. Ho sempre voluto essere una scienziata. Ma credo che i mass media siano il nostro subconscio collettivo."
Pippilotti Rist è diventata un’icona nel mondo della cultura pop ed ha esibito la sua arte nel mondo.


Realizza video, film, performance, musica ma, soprattutto, combina tutti questi elementi in installazioni di grandi dimensioni, dove il sonoro e la parte visiva sono fusi in un insieme che cattura lo spettatore. Nel suo lavoro i diversi mezzi artistici sono assorbiti e rielaborati in modo ironico, focalizzando l’attenzione su soggetti tipicamente “femminili”, come la casa, il corpo, la vita emotiva, con uno stile anticonvenzionale ed esplosivo, visualmente lussureggiante e psichedelico. Le sue opere sono state esposte nei principali musei internazionali e in rassegne come le Biennali di Lione, Istanbul, Kwangiu and Venezia.Fino al 18 dicembre Milano ex cinema Manzoni.

giovedì 27 ottobre 2011

Muerte sin fin

 

Oh che gioia accecante

quale brama esaurire

l’aria che respiriamo,

la bocca, l’occhio, la mano.

Quale voglia bruciante

Consumare fino in fondo tutto di noi

in un unico scoppio di riso .

Oh, questa morte sfrontata, insolente

che ci uccide da lontano.

Con il piacere che proviamo morendo

per una tazza di tè …

per una lieve carezza.

 

José Gorostiza

 

 

...PhoTO...


Uccelli nel tramonto spilli neri
trapuntano gli alberi. Il loro canto
un coro irto nell’aria come un riso
o un pianto. Guardo dal bordo
i segni dolci che graffiano il mondo,
ascolto lo strano
vociare che cresce nel cielo
come strappo o ricamo.
Stefano Staffieri

Getta via la pietra di oggi



Getta via la pietra di oggi,
scordati e dormi. Se è luce

la troverai domani,
innanzi all'aurora, fatta sole.

Juan Ramón Jiménez


Giovedì 27 ottobre 2011 giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo e tra di noi tutti .

mercoledì 26 ottobre 2011

Vestiremo alla zingara…..

url “…Ho visto zingari felici…” recitava una canzone, a mio giudizio, non memorabile, e di rom voglio parlare in questo post, zingari stilisti non so quanto felici ma almeno provano ad essere completamente diversi a staccarsi dal solito clichè di rom scippatori.

Il progetto Zingarò è nato grazie all’Ente di formazione professionale delle Acli (ENAIP), e a un finanziamento della Regione Sardegna all’interno del bando “Ad altiora”. Tale progetto ha formato nove ragazze, tra i 18 e 35 anni ospiti di vari campi rom presenti a Carbonia, nel mondo della sartoria.

Le giovani stiliste hanno preparato venti creazioni che presenteranno in varie sfilate e dopo l’apertura di una sartoria a Carbonia  la loro idea è quella di creare il  marchio “Zingarò” che ricordi nei colori caldi e negli inserti in tessuto le origini nomadi.

Tutto il progetto è stato ripreso e ne seguirà un documentario che fa conoscere dal di dentro la vita della comunità rom e dall’altro sottolinea gli aspetti più importanti del lavoro di sarta: dal disegno alla scelta delle stoffe alle prove che riducono, anche da un punto di vista fisico, la distanza tra clienti e mondo nomade.

Anteprima del documentario su Vimeo.com

Imperfect Health- Progettare il Benessere

Il Canadian Centre for Architecture (CCA), Montréal presenta Imperfect Health: the Medicalization of Architecture, in mostra dal 25 Ottobre 2011 fino al 1 aprile 2012. Attraverso una vasta gamma di materiali tra cui fotografie, pubblicazioni, arte e progetti di design ,accanto a modelli architettonici e disegni, Imperfect Health scopre alcune incertezze e contraddizioni nell'idea di salute e considera come l'architettura riconosce, incorpora, anche problemi di salute contemporanei.
Tematiche di ricerca hanno scoperto esempi di progetti relativi a problemi di salute come allergie, asma, cancro, obesità, le epidemie, e l'invecchiamento. Questi sono obiettivi importanti in un'epoca in ansia per una concezione astratta della salute , affrontare in questi progetti la resistenza di un mondo imperfetto. Sono necessarie nuove strategie ,alcune sono già state attuate.
La mostra risponde alla domanda: che cosa può fare l'architettura per migliorare la salute delle persone?

lunedì 24 ottobre 2011

Gerhard Richter


Gerhard Richter (Dresda, 9 febbraio 1932) è considerato da alcuni critici come il più importante artista del secondo dopoguerra,ha dedicato la sua intera carriera artistica alla ricerca di ciò che possiamo definire come l'essenza dell'immagine, là dove essa non é più rappresentazione del reale ma creazione di una realtà a sé stante.
Richter è noto per i sui foto-dipinti, in particolare i sui paesaggi, e le sue complesse opere astratte. Il soggetto della sua pittura è il campo delle relazioni tra l'illusione e la realtà creata dai suoi dipinti. Non è un pittore piacione, nelle sue opere è costante una sensazione di incertezza, oltre che una messa in discussione della propria ricerca. Questo faccia a faccia con la propria preoccupazione rende la produzione di Richter varia, imprevedibile, eccitante.
Festeggia i suoi ottant’anni con una grande mostra alla Tate Modern di Londra fino all 8 gennaio 2012.




P.P.P. - UN OMAGGIO A PIER PAOLO PASOLINI


In occasione della VI Edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, la Capitale rende omaggio a uno dei maestri del cinema italiano con la mostra "P.P.P. - UN OMAGGIO A PIER PAOLO PASOLINI". La rassegna sarà inaugurata il 26 ottobre presso lo Spazio Espositivo dell'Auditorium Parco della Musica e resterà aperta al pubblico dal 27 ottobre al 5 novembre.



Supplica a mia madre

E’ difficile dire con parole di figlio

ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.

Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore,

ciò che è stato sempre, prima d’ogni altro amore.

Per questo devo dirti ciò ch’è orrendo conoscere :

è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.

Sei insostituibile. Per questo è dannata

alla solitudine la vita che mi hai data.

E non voglio esser solo. Ho un’infinita fame

d’amore, dell’amore di corpi senza anima.

Perché l’anima è in te, sei tu, ma tu

sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù.

Ho passato l’infanzia schiavo di questo senso

alto, irrimediabile, di un impegno immenso.

Era l’unico modo per sentire la vita,

l’unica tinta, l’unica forma : ora è finita.

Sopravviviamo : ed è la confusione

di una vita rinata fuori dalla ragione.

Ti supplico, ah, ti supplico : non voler morire.

Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile.

Pier Paolo Pasolini



domenica 23 ottobre 2011

Lo scatto che racconta

Amedeo Vergani, lo scatto che racconta

Scatti che raccontano, appunto. Storie che si intuiscono nella luce talcata di un tè nel deserto la mattina presto, nella grinta acerba di bambini guatemaltechi precocemente armati, nella nebbia di una Sicilia inconsueta e ovattata, nel volto attento di una donna seminascosto dietro un velo nero, negli arabeschi di due mani tatuate, nelle maschere di un carnevale veneziano, nel lampo colto al volo di un pugnale yemenita.

Storie che parlano di gente che sforna pani rotondi come la luna, che raccoglie olive, benedizioni, foglie di tè e fatiche con la stessa concentrazione. La silenziosa compostezza di un monastero copto. La lattina rossa di una Coca Cola bevuta su un’intatta spiaggia atlantica. Lo scroscio di una cascata di Dominica. Fino al meraviglioso controluce di un agnello sollevato e offerto a Sant’Antonio in una chiesa della Brianza, in bilico tra benedizione cristiana e rito pagano.

Inquadrature diventate grandi servizi e copertine delle più prestigiose riviste di viaggio italiane ed europee. Molte delle quali esposte a Palazzo Zaffiro Isacco


se volete saperne di più andate sul sito della mostra:        www.loscattocheracconta.it

Diversa-La storia di Laure in Tomboy



"Non ci sono libri che raccontano quello che volevo raccontare io: una ragazzina che mette il suo piccolo fallo di pongo nella scatolina dei dentini! Ma certamente ho pensato all'Argent de poche di Francois Truffaut e ai film di Spielberg, nei quali crescere è una grande avventura. E poi tanto è frutto dei miei ricordi personali dell’infanzia."(Céline Sciamma)




La storia è quella di Laure (Zoé Héran), 10 anni, appena trasferita in un nuovo quartiere di Parigi con la famiglia. La bambina, capello corto e calzoni, sembra un maschietto e decide di presentarsi come tale.
Tutto si consuma in una breve luminosa estate, concludendosi attraverso il piccolo trauma di uno smascheramento che forse non lascerà traccia o forse sì, come un primo bacio o una prima vampata di vergogna.

Tomboy di Céline Sciamma Francia 2011.

Cappello con candele



"In genere negli autoritratti è il viso che prevale:
Cezanne è un paio d'occhi che nuotano tra le pennellate,
Van Gogh ha lo sguardo fisso da un alone di turbinante oscurità,
Rembrandt sembra sollevato come se rifiatasse
dopo aver dipinto Sansone accecato dai Filistei.

Ma in questo, Goya è in piedi ben lontano dallo specchio
si vede in posa nel disordine dello studio
rivolto a una tela inclinata indietro sull'alto cavalletto.

Sembra che ci sorrida come lo sapesse
che ci farebbe ridere lo straordinario cappello che ha in testa
provvisto tutt'intorno all'orlo di portacandele,
un trucco che gli permetteva di lavorare di notte.

Puoi solo immaginare che effetto farebbe
indossare un candeliere simile in testa
come se fossi una sala da pranzo o una salone da concerti.

Ma quando vedi il cappello non c'è bisogno di leggere
biografie di Goya o memorizzare le date.

Per capire Goya devi solo immaginartelo
mentre accende le candele a una a una, poi si sistema
il cappello in testa, pronto per una notte di lavoro.

Immaginalo che sorprende la moglie con la nuova invenzione,
e lei ride come davanti a una torta di compleanno.

Immaginalo che balugina tra le stanze della casa
con le ombre che volano sui muri.

Immagina un viaggiatore sperduto per le colline
di Spagna che bussa alla sua porta di notte.
"Entri pure," avrebbe detto, "stavo solo facendomi il ritratto,"
fermo sulla porta mentre regge il pennello-bacchetta,
illuminato dal bagliore del famoso cappello."

Billy Collins



Billy Collins, ( New York '41), è fra i maggiori poeti americani d'oggi.
“In una poesia di Collins ci sembra sempre di sapere dove siamo, ma non necessariamente dove sta andando lui. Amo arrivare insieme a lui ai suoi traguardi. Egli non ci nasconde le cose, cosa che i poeti fanno sempre meno, ci lascia cogliere come per accidente, ma con chiarezza, ciò che egli stesso ha scoperto.” Stephen Dunn

sabato 22 ottobre 2011

LUCE


La cattedrale di Berlino "colorata"dai fari per il Festival delle luci,che terminerà il 23 ottobre. E’ il più grande spettacolo di luci e illuminotecnica urbano del mondo.

La festa di Diwali- festa della luce

"Vi sono molti campi nei quali si può dare un contributo specifico al bene comune, come la difesa della vita e della dignità della famiglia, la solida educazione della gioventù, l’onestà nel comportamento di ogni giorno, la preservazione delle risorse naturali, solo per citarne alcuni. Cerchiamo quindi di unire i nostri sforzi per promuovere la libertà religiosa come una nostra comune responsabilità, chiedendo ai capi delle nazioni di non trascurare mai la dimensione religiosa della persona umana”.(Cardinale Jean-Louis Tauran, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso)




"DEEPAVALI o Diwali significa "fila di luci". Cade negli ultimi due giorni della metà calante di Kartik (Ottobre-Novembre). Per alcuni è una festa che dura tre giorni. Inizia con Dhan-Teras, nel tredicesimo giorno della metà oscura di Kartik, seguita il giorno successivo dal giorno di Narak Chaudas e nel quindicesimo giorno da Deepavali.
Sono varie le presunte origini attribuite a questo festival. Alcuni asseriscono che si celebra il matrimonio di Lakshmi con il Signore Vishnu. Nel Bengala il festival è dedicato al culto di Kali. Si commemora anche il giorno in cui il Signore Rama ritornò a Ayodhya dopo aver sconfitto Ravana. In questo giorno anche Krishna uccise il demone Narakasura.
Nel Sud dell’India la gente fa un bagno con gli olii al mattino e indossa vestiti nuovi. Accendono fuochi d’artificio che sono visti come l’effigie di Narakasura, ucciso in questo giorno. Si fanno gli auguri a vicenda e chiedono: "Hai fatto il bagno nel Gange?" riferendosi al bagno con gli olii del mattino come bagno purificatore come nel Santo Gange.
Ognuno dimentica e perdona gli errori fatti dagli altri. C’è un’aria di libertà, di festività e di amicizia ovunque. Il festival porta unità. Instilla carità nei cuori della gente. Ognuno compra nuovi vestiti per la famiglia. Anche i datori di lavoro comprano vestiti per i loro impiegati.



Svegliarsi durante Brahmamurta (alle 4 del mattino) è una grande benedizione dal punto di vista della salute, della disciplina etica, efficienza nel lavoro e avanzamento spirituale. Nel giorno di Deepavali tutti si svegliano presto al mattino. I saggi che istituiscono questa abitudine devono nutrire la speranza che i loro discendenti realizzeranno i suoi benefici e che ne faranno una regolare abitudine nella loro vita.
In un’atmosfera felice di grande ricongiungimento la gente del villaggio si muove liberamente, mischiandosi agli altri senza alcuna riserva, dimenticando tutte le inimicizie. La gente si abbraccia l’una con l’altra con amore. Deepavali è una grande forza unificatrice. Coloro che hanno vivaci orecchie spirituali interiori sentiranno chiaramente la voce dei saggi: "Figli di Dio! Unitevi e amate tutti". Le vibrazioni prodotte dall’augurio di amore che riempie l’atmosfera sono potenti abbastanza da portare un cambiamento nel cuore di ogni uomo e donna nel mondo, ma sfortunatamente quel cuore si è indurito considerevolmente, e solo una continua celebrazione di Deepavali nelle nostre case può riaccendere in noi l’urgente bisogno di svoltare nel rovinoso cammino dell’odio.
In questo giorno i mercanti Hindu del Nord dell’India aprono i loro registri contabili e pregano per il successo e la prosperità durante l’anno che verrà. Si fanno le pulizie nelle case, che vengono decorate durante il giorno e illuminate durante la notte con le lampade a olio. Le migliori e più raffinate illuminazioni possono essere ammirate a Bombay e Amritsar. Il famoso Golden Temple ad Amritsar celebra la Govardhan Puja e viene dispensato cibo a moltissimi poveri.


O Ram! La luce delle luci, la luce interiore illuminante del Sè splende sempre salda nel vostro cuore. Sedete tranquillamente. Chiudete gli occhi. Ritirate i sensi. Fissate la mente su questa suprema luce e gioite del vero Deepavali, attraverso l’illuminazione dell’anima. Colui che illumina l'intelletto, il sole, la luna e l'intero universo, ma che da nulla può essere illuminato, è il solo e unico Brahman. Egli è il Sé interiore. Celebrate Deepavali in modo vero, vivendo nella luce del Brahman, nella Beatitudine eterna dello Spirito! Là il sole non splende, nemmeno la luna e le stelle illuminano e ancora meno il fuoco. Tutte le luci del mondo non sono un solo raggio della luce interiore del Sé. Immergetevi in questa luce delle luci e gioite del vero Deepavali! Molte feste di Deepavali sono venute e andate. Ancora i cuori della vasta maggioranza sono bui come la notte della nuova luna. Le case sono illuminate dalle lampade ad olio, ma il cuore è pieno del buio dell’ignoranza. Svegliatevi dal sonno dell’ignoranza. Realizzate la luce costante ed eterna dello Spirito che non sorge e non tramonta mai, attraverso la meditazione e la ricerca profonda. Che tutti possano ottenere la piena illuminazione interiore! Possa la suprema luce delle luci illuminare la comprensione! Che tutti possano ottenere l’inesaustibile ricchezza spirituale del Sé." SRI SWAMI SIVANANDA


La festa di Diwali, che quest'anno cade il 26 ottobre,è celebrata da tutti gli indù ed è conosciuta come Deepavali.

venerdì 21 ottobre 2011

Raissa

"Anche a Raissa, città triste, corre un filo invisibile che allaccia un essere vivente a un altro per un attimo e si disfa, poi torna a tendersi tra punti in movimento disegnando nuove rapide figure cosicchè in ogni secondo la città infelice contiene una città felice che nemmeno sa d'esistere".



L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno,è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni,che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare,e dargli spazio.

Italo Calvino - Le città invisibili

Mary Blair

Alice : Volevo soltanto chiederle che strada devo prendere! Stregatto: Beh, tutto dipende da dove vuoi andare!


Mary Blair (21/10/1911 – 26/07/1978), nata Mary Robinson, è stata una grande artista americana oggi ricordata sopratutto per il suo lavoro svolto per la società di animazione cinematografica Walt Disney, ha prodotto molti straordinari concept art tra i quali “Alice nel paese delle meraviglie”, “Peter Pan” , “Cenerentola” , “I tre Caballeros” e “Saludos Amigos”. E' stata premiata come una "leggenda del mondo Disney" nel 1991, una delle prime donne a ricevere questa onorificenza.
Il suo stile nell'uso del colore ancora oggi è fonte di ispirazione per molti designer contemporanei ed artisti nel campo dell'animazione.





giovedì 20 ottobre 2011

Voglio sapere per cosa sospiri



Voglio sapere per cosa sospiri

Voglio sapere per cosa sospiri
Non mi interessa cosa fai per vivere.
Voglio sapere per cosa sospiri
e se rischi tutto per trovare i sogni del tuo cuore.
Non mi interessa quanti anni hai.
Voglio sapere se ancora vuoi rischiare
di sembrare stupido
per amore, per i sogni,
per l'avventura di essere vivo.
Non voglio sapere quali pianeti
minacciano la tua luna.
Voglio sapere se hai toccato
il centro del tuo dolore,
se sei rimasto aperto dopo i tradimenti della vita,
o se ti sei rinchiuso per paura del dolore futuro.
Voglio sapere se puoi sederti
con il dolore, il mio o il tuo,
se puoi ballare pazzamente
e lasciarti andare all'estasi
che ti riempie fino alla punta delle dita
senza prevenirti di cautela,
di essere realista, o di ricordarti le limitazioni
degli esseri umani.
Non voglio sapere se la storia
che mi stai raccontando sia vera.
Voglio sapere se sei capace di deludere un altro
per essere autentico a te stesso,
se puoi subire l'accusa di un tradimento
e non tradire la tua anima.
Voglio sapere se sei fedele, e quindi di fiducia.
Voglio sapere se sai vedere la bellezza
anche quando non è bella tutti i giorni,
se sei capace di far sorgere la vita
con la tua sola presenza.
Voglio sapere se puoi vivere con il fracasso,
tuo o mio, e continuare a gridare all'argento
di una luna piena.
Non mi interessa sapere dove abiti
o quanti soldi hai.
Non mi interessa chi sei,
o come hai fatto per arrivare fin qui.
Voglio sapere se sapresti restare
in mezzo al fuoco, con me,
e non retrocedere.
Voglio sapere cosa ti sostiene dentro,
quando tutto il resto di te non l' ha fatto.
Voglio sapere se sai stare da solo con te stesso,
e se veramente ti piace
la compagnia che hai nei momenti più vuoti.


Donna Indiana della tribù Oriah


Immensità



Immensità
Giorni
giorni
giorni di mare
l’orizzonte
non muta
oggi
domani
sempre
come
le attese
dell’uomo.
(Massimo Zubboli)

mercoledì 19 ottobre 2011

Dialogo


" Non esiste dialogo , se non esiste un amore profondo per il mondo e per gli uomini .Non è possibile dare un nome al mondo , in un gesto di creazione e di ricreazione , se non è l'amore a provocarlo. L'amore , che è fondamento del dialogo, è anch'esso dialogo. " Paula Freire



"Il gelo della carità è il silenzio del cuore. L’ardore della carità è il grido del cuore. Se sempre permane la carità, tu sempre gridi; se sempre gridi, sempre desideri; e se desideri, ti ricordi della pace."
(S.Agostino Omelia sul salmo 37, 14)

...PhoTO...

martedì 18 ottobre 2011

Addio ad Andrea Zanzotto




Così siamo

Dicevano, a Padova, "anch'io"
gli amici "l'ho conosciuto".
E c'era il romorio d'un acqua sporca
prossima, e d'una sporca fabbrica:
stupende nel silenzio.
Perché era notte. "Anch'io
l'ho conosciuto".
Vitalmente ho pensato
a te che ora
non sei né soggetto né oggetto
né lingua usuale né gergo
né quiete né movimento
neppure il né che negava
e che per quanto s'affondino
gli occhi miei dentro la sua cruna
mai ti nega abbastanza.

E così sia: ma io
credo con altrettanta
forza in tutto il mio nulla,
perciò non ti ho perduto
o, più ti perdo e più ti perdi,
più mi sei simile, più m'avvicini.



Una delle voci più originali della poesia del secondo Novecento italiano.

Museo Tattile Omero


Il Museo Tattile Statale Omero di Ancona, va affermandosi sempre più ,diventa internazionale, ma sempre finalizzato alla promozione di una cultura senza barriere.
Grazie infatti a una serie di rapporti con enti e istituzioni e a finanziamenti su specifici progetti, gli imminenti impegni del Museo Omero prevedono ad esempio dal 1° febbraio al 15 aprile 2012 "la Mostra La bellezza del tatto", al Museo di Bielsko Biala che propone una selezione di trentatré opere della pinacoteca anconetana, scelte tra i maggiori capolavori dell'arte classica e del Rinascimento italiano.

Sabato 22 ottobre, è prevista presso il Museo l'inaugurazione della Mostra Le mouvement sculpté - Il Movimento scolpito dal Louvre di Parigi . 
All' interno dell'esposizione, vi sarà anche il nucleo della nuova Sezione itinerante del Museo Omero, allestita grazie al contributo ricevuto per il progetto dalla Società Arcus (Società per lo Sviluppo dell'Arte, della Cultura e dello Spettacolo) di Roma.