martedì 8 gennaio 2013

Le personalità creative: SONO CREATIVE


La creatività rende poliedrici e pronti a trovare soluzioni nuove per affrontare le difficoltà della vita ma, quando non trova spazi per esprimersi, finisce per manifestarsi nell’unico luogo rimasto disponibile: il corpo fisico.

Per questo le personalità creative a volte hanno sintomi “creativi”.

Cioè sintomi fisici senza nessuna causa organica.

L’attacco di panico è uno di questi.


Stefania e la paura di guidare


Stefania ha circa quarant’anni quando si presenta nel mio studio per una psicoterapia.

E’ una donna bella, colta, intelligente e piena d’interessi ma, da un po’ di tempo, non riesce più a uscire sola da casa.

Non se la sente di guidare e spesso anche andare a piedi la fa sentire in pericolo.

Avverte un malessere fisico che la lascia spossata, impotente e sempre più insicura.

“ E’ successo all’improvviso” racconta “mentre andavo a trovare un’amica. Volevamo progettare insieme una vacanza. Stavo guidando. E mi sono sentita male.”

“Male… come?” domando.

“Un malessere strano. Qualcosa che somiglia alla fine del mondo. Sudavo freddo e mi sentivo sprofondare dentro la gelatina. Il cuore si è bloccato, le orecchie ronzavano, un silenzio irreale ha permeato tutto e la paura di impazzire si è fatta largo. In quei momenti ho creduto di morire!”

Stefania si fa piccola dentro la sciarpa bianca che le avvolge le spalle. Solo parlarne la mette a disagio.

Teme, da parte mia, una condanna senza appello: schizofrenia!

Allo sconforto per la propria impotenza si aggiunge la vergogna di avere una “mente” che non funziona come dovrebbe.

Indugiare sui sintomi fisici in questi casi non serve.

Amplifica la paura e nasconde l’origine “creativa” di quelle sofferenze.

E’ nella storia che si possono trovare le radici.

Le briciole che indicano la strada smarrita, conducono a una Stefania imprigionata e resa impotente da se stessa e dal suo voler bene senza riserve.

Nel corso dei colloqui la verità criptata prende forma.

Figlia unica e molto amata dalla mamma (vedova da quando lei era bambina), Stefania si sta per sposare.

Il suo futuro marito lavora in una città vicina, dove la coppia si trasferirà subito dopo il matrimonio.

La mamma allora rimarrà sola nella grande casa di famiglia, un tempo riempita dalla vitalità e dall’entusiasmo di Stefania e dei suoi amici.

L’anziana signora non vuole pesare sulla ragazza e non mostra a nessuno la tristezza che le morsica il cuore.

Ma Stefania sa.

Senza bisogno di parole.

E “creativamente” manifesta un sintomo che risolve proprio quella solitudine.

Non lo fa con consapevolezza.

Lo fa istintivamente, come quando si mettono le mani avanti mentre si cade.

La sua paura di muoversi da sola, quel bisogno di essere sempre accompagnata, permette alla mamma di continuare a starle accanto e di occuparsi di lei, anche quando il matrimonio spinge verso una vita più indipendente.

Nel corso della terapia, l’emergere del significato profondo dei sintomi consentirà a Stefania di dare parole alla separazione dalla mamma e di trovare soluzioni meno dolorose.

Oggi Stefania, che di mestiere fa la fisioterapista, ha aperto un piccolo studio anche nella città di sua madre e per un giorno la settimana si trasferisce da lei.

Proprio come quando era bambina.

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