mercoledì 3 agosto 2011

Un poeta


Fabrizio De Andrè autore cantore degli ultimi, dei soli,
dei diversi e degli esclusi.



Per chi viaggia in direzione ostinata e contraria
col suo marchio speciale di speciale disperazione
e tra il vomito dei respinti muove gli ultimi passi
per consegnare alla morte una goccia di splendore
di umanità di verità.


Con le sue canzoni De Andrè ha raccontato le storie dei poveri e degli emarginati. Una realtà fino allora vista dall’esterno, con diffidenza e pregiudizio, dalla borghesia. De Andrè, invece, la osserva dall’interno, senza schemi mentali, svelandone un’umanità vera e genuina. I protagonisti dei suoi brani sono ladri, prostitute, travestiti, alcolizzati … i reietti della società, ovvero lo scarto di una cerchia ristretta di persone che si autodefinisce “per bene”.E lo fa con ironia e sarcasmo, contrapponendo vizi e peccati di chi è costretto dalle circostanze a vivere di espedienti all’ipocrisia di benpensanti, sempre pronti a puntare il dito e a determinare con le loro decisioni le sorti del mondo, anche di quelle degli ultimi e dei diseredati.
De Andrè ci parla della vita e della morte, dell’amore e dell’odio, della giustizia e dell’ingiustizia, della pace e della guerra, della solidarietà e della solitudine. I grandi temi universali dell’uomo, senza tempo né luogo. Quello della fede in Dio è un argomento che percorre tutta la sua produzione artistica.
Canzoni di una bellezza straordinaria , che scavano nei sentieri dell’animo alla ricerca del senso della quotidianità e dell’esistenza umana.

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