Prima importante retrospettiva dell’artista londinese Gillian Wearing alla Whitechapel Gallery , dal 28 marzo al 17 giugno. Membro della Royal Academy of Arts britannici dal 2007. Attraverso il suo lavoro, si occupa prevalentemente del tema dell' anonimato e dell'identità degli individui nella società. Lei cerca di scoprire i dettagli sulla vita, attraverso i suoi modelli, "le permette di scoprire di più su se stessa".
La mostra inizia con la stessa artista, che danza in un centro commerciale, beatamente inconsapevole del suo pubblico divertito.
Il museo è anche la visualizzazione di segni che dicono quello che vuoi dire, e non cartelli che dicono quello che qualcun altro vuole dire, 1992 persone anonime in posa con un foglio di carta su cui hanno scritto un messaggio privato,persone reclutate attraverso un annuncio e con indosso una maschera espongono la loro vita di fronte a una telecamera. Un uomo d’affari in giacca e cravatta mostra un cartello con la scritta «Sono disperato», un poliziotto ne mostra uno che dice «Aiuto!». Attività che coinvolgono i partecipanti lasciandoli liberi di esprimere il loro privato, "attraversare la soglia tra pubblico e privato" è questo uno strumento artistico che usa nei suoi video come nelle sue opere scultoree.
«Confess All on Video» (1994), è qui presentato per la prima volta . Le opere sono esposte in cabine di visione circondate da legno compensato e collegamenti cablati, un equivalente visuale al «retroscena delle nostre emozioni» che la Wearing tenta di rivelare, dice Herrmann. Sono in mostra circa 80 pezzi, tra cui parecchi lavori inediti dalle serie «Signs» (1992-93) e «Album» (1993), video degli anni Novanta e 2000, e il suo primo lungometraggio, «Self-Made» (2011), che presenta un gruppo composito di personaggi pubblici inglesi.
In occasione di questa mostra, la Galleria Whitechapel sta aprendo una pagina Facebook dove viene richiesto agli utenti Internet di pubblicazione di foto di se stessi in posa con un foglio di carta esprimere il loro pensiero in quel momento, come i segni che dicono ciò che si desidera loro di dire, e non cartelli che dicono quello che qualcun altro vuole che tu dica.
info :http://www.artmediaagency.com
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