lunedì 21 marzo 2011

Dalle camicie di forza all’assistenza territoriale

 


28286_1135882573677_1725747811_242900_5539596_nFino al 1971 l’unica risposta per le persone che soffrivano di disturbi psichici erano i manicomi, internavano circa 120000 persone , l’80% delle quali entrava con ricovero coatto.
Pochissimi riuscivano a sentirsi meglio e a uscirne in breve tempo, i più diventavano “cronici”, “irrecuperabili” e restavano internati a vita, il numero di degenti di quell ’anno era oltre il doppio delle capacità di posti letto.
I manicomi negavano ogni dignità e diritto alla persona che soffriva, allontanavano e nascondevano chi aveva bisogno di aiuto,portavano alla morte civile del malato di mente, nei manicomi non finivano solo coloro con disturbi mentali ma anche anziani, disabili, tossicodipendenti, orfani o semplicemente persone scomode alla famiglia.
Dopo più di 25 anni dalla legge 180 del 78 il dato fondamentale emerso è che dai circa 100000 internati, senza assistenza pubblica nel territorio, si è passati a 60000 che sono in contatto con i servizi territoriali senza più manicomi. La legge 180 di Franco Basaglia sancisce la chiusura dei manicomi e l’assistenza territoriale per i malati di mente, si festeggia inoltre la fine delle camicie di forza,erano fatte di stoffa con legacci, utilizzate per decenni nei manicomi come mezzo di repressione, oggi reperto di museo.
Basaglia affermava che la miseria induce la sofferenza mentale, la miseria materiale ma anche spirituale ed esistenziale e aspirava ad un’organizzazione sanitaria con una rete di servizi preventivi.
La pratica dell’internamento è scomparsa solo in Italia e in altri pochi paesi, tutti gli altri, pur avendo ridotto i posti in O.P. e aumentato la risposta territoriale, continuano ad internare i casi più gravi. La presunta pericolosità del malato di mente ha sostenuto sempre l’ospedale psichiatrico separando pericolosità e malattia e la custodia dalla cura, bisogna però riflettere sul fatto che la persona che arriva all’ O.P. ha sopportato risposte mancate sia psichiatriche che assistenziali ed è questo il motivo della ormai grave patologia. Se non si pone attenzione a tutto ciò le camicie di forza rischiano di tornare con i meccanismi di esclusione sociale, con la contenzione nei luoghi ospedalieri e residenziali e con prolungati ricoveri coatti. Oggi nel caso di una persona pericolosa è applicabile il T.S.O., anche qui però bisogna porre la massima attenzione al rispetto della persona, della sua dignità e libertà, caso a parte sono gli ospedali psichiatrici giudiziari, perché al cittadino con un disturbo mentale non deve essere riconosciuto il fatto che ha commesso un reato e deve essere processato come gli altri cittadini?. Tutte le proposte di legge a riguardo sono fallite, gli unici passi avanti si devono a due sentenze della Corte Costituzionale : ” l’ingresso in O.P.G. deve essere motivato dalla pericolosità sociale attuale e se questa viene a scemare la misura di sicurezza deve essere interrotta, inoltre il tutto deve essere svolto in collaborazione ai servizi territoriali “.

Dott.ssa Concetta Riccio – Assistente sociale specialista

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