martedì 15 marzo 2011

ULAY



Ulay, pseudonimo di Uwe Laysiepen, a 68 anni guarda al futuro con la trepidazione di un giovane. L'artista tedesco è una figura chiave della performance art di questi ultimi decenni.
E' stato un pioniere dell'uso artistico della Polaroid (un mezzo povero) e del rapporto tra fotografia e live performance. E due sono le caratteristiche che definiscono la nicchia che si è creato nel mondo dell'arte contemporanea: il rifiuto di avere uno stile riconoscibile (un suo slogan è "no signature style"), e la costante ricerca di collaboratori. Non l'artista demiurgo, ma l'artista in dialogo con uno o più partner, e che creano opere collettive
L'idea a cui Ulay sta lavorando nel suo nuovo e grande progetto, che segna il suo ritorno al centro della ribalta, verte attorno all'acqua: "� uno dei quattro elementi primari secondo la filosofia greca", dice, "ma oggi le risorse sono drammaticamente a rischio". Un altro artista politicamente corretto ed "engagé"? No.
"Per anni il mio corpo è stato strumento e oggetto della mia arte. Invecchiando ho sentito la necessità di sostituire il mio corpo e nell'acqua ho trovato il sostituto ideale".

Mara





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