giovedì 15 settembre 2011

EDVARD MUNCH



"Io sto facendo uno studio sull'anima; posso osservarmi da vicino e usarmi come terreno di sperimentazioni per il mio studio. [...] Così come Leonardo da Vinci indagò l'interno del corpo umano e sezionò cadaveri, così io tento di sezionare l'anima"


Le fotografie scattate da Munch propongono un percorso segnato dalla tragicità e dalla dissoluzione e forniscono un'ulteriore, prova dell'inestricabile intreccio tra le sue opere e la sua vita. La grande forza dell'apparecchio fotografico è, secondo l'analisi empirica di Barthes, la sua immediatezza, il suo essere testimone, "punctum": "ciò è stato". Il ciò che è stato, per Munch, non è mai qualcosa di neutro, ma é sempre la testimonianza del grado di realtà o d'irrealtà di quanto è stato memorizzato e registrato, un vero e proprio strumento di resistenza al vortice della dissoluzione. Di conseguenza, la fotografia gli serve innanzitutto come strumento di salvezza, riscatto contro l'asfissiante tragicità e la morbosa melanconia della coscienza.



Un un nuovo aspetto dell'artista norvegese , rivela un Munch esperto del mondo proiettato verso la modernità e in costante dialogo con le tecnologie che andavano diffondendosi sopratutto la fotografia e il cinema , al Centre Pompidu dal 21 settembre al 9 gennaio "Edvard Munch :l'occhio moderno 1900-44".




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