Il mio tempo non è prima o dopo ma adesso
non abuserò del tempo
perché molti sono morti tentando di sconfiggere questo tempo
un uomo libero sta ancora facendo il suo tempo
nella mente imprigionata
la sua sposa si chiama depressione
ma il tempo non gli ha lasciato mostrare l’orgoglio della sua cultura
le mani che ci legano al giorno e alla notte
il giorno e la notte non cessano mai di muoversi
anche se smetto di respirare
sentirai lo stesso ticchettare l’orologio
molto tempo dopo la mia esistenza
la terra muterà volto ma non le mani
perciò il mio tempo brilla solo ora
e, attraverso te, lo farà anche in futuro.
Il tempo è il padre che ci fa comprendere l’età
e nel tempo dovremo imparare ad assassinare l’aids
se il tempo si potesse riavvolgere
chiederei a mio padre di spiegarmi questo tempo
che risveglia la mente di un giovane nero di Soweto
ho parlato al tempo dei minuti della mia vita
e lui mi ha detto di tirarne fuori il meglio
perché lui non aspetta nessuno.
Questo tempo inarrestabile, che ticchetta senza sosta
non ha pietà, ma offre comunque una seconda occasione
a quelli che non ballano la danza della pigrizia
e la loro lingua assaggia il successo
il mio tempo è diverso dal tuo
è uguale solo nei numeri
e moriremo in tempi diversi
una volta una donna pensò che fosse arrivato il suo tempo
con una tale eccitazione negli occhi
non vedeva che aveva speso metà del suo tempo
e il tempo si riprese tutta la fama e i milioni
e lei morì senza un centesimo
non v’è uomo nato da donna che possa gabbare il tempo
perché in questo tempo
il tuo tempo, il mio tempo
dipende da come viviamo questo splendido tempo.
Mak Manaka
Da I nostri semi- Peo tsa rona. Poeti sudafricani del post-apartheid, di Raphael d’Abdon, Napoli, Michele Di Salvo editore, 2007
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