"Tempo fa mi è arrivata una telefonata strana, molto strana, dal direttore dell’ospedale psichiatrico.
“C’è da noi ricoverato uno che dice di essere suo amico. Si chiama Gildo..... Ogni giorno, più volte al giorno, ci parla del suo amico Andrea. Ci ha fornito lui stesso il suo numero telefonico. Se vuole, può venire a trovarlo.” “La ringrazio, direttore, gli dica che in giornata sono da lui.” E intanto frugavo nella mente in cerca di qualche segno di squilibrio notato eventualmente in Gildo: nessuno.
Arrivo alla “Casa dei fiori.” Mi presento al direttore e gli manifesto le mie perplessità sul ricovero del mio amico, una persona sempre tanto serena, equilibrata. Il direttore, quasi a rincuorarmi, mi ripeteva: “succede, succede..... Ma, come vedrà, non è stato messo tra i furiosi. È nel padiglione dei malati tranquilli, perché, nonostante indubitabili segni di squilibrio mentale, non è pericoloso, anzi è tra i più calmi”.
Mando un’occhiata, attraverso lo spioncino, nel salone dove trascorrono il periodo della ricreazione: vedo Gildo che gioca tranquillo a carte con altri tre.
Mi rivolgo al direttore: “prima di incontrarlo, vorrei sentir da lei quali siano i segni di pazzia che Gildo quotidianamente manifesta.”
“Gildo ‑ mi risponde ‑ è venuto a visitare un amico..... ma un nostro paziente, che tutti chiamano Furia, l’ha pestato a sangue. Non sappiamo perché, né riusciamo a capire di chi sia la colpa. Qui non si sa mai a chi dare ragione. Ma ciò che mi ha lasciato perplesso sulla sua salute mentale, è che Gildo si è messo a sorridergli, reazione ‑ lo ammetterà ‑ non affatto normale. E ancor più mi preoccupa il fatto che, incontrando Furia, non solo torna a sorridergli, ma, parlando con lui o con noi, sembra non ricordare per nulla l’episodio increscioso. Praticamente ha perso la memoria.
Vede quelli con cui gioca a carte? Ce n’è uno, ghiotto di caramelle, che lo insulta in continuazione: ebbene, Gildo lo sceglie come compagno di giuoco e gli offre caramelle. Al mattino dice a tutti buon giorno col sorriso di chi sembra felice di stare qui. Di tanto in tanto lo chiamo per chiedere referenze sui compagni, ma parla sempre bene di tutti. Come avrà capito da questi episodi e da altri simili ‑ mi disse ‑ siamo di fronte a un comportamento del tutto fuori del normale.”
Alla mia richiesta di lasciarlo uscire con me che mi sarei preso la responsabilità, rispose che un malato con tali segni di squilibrio doveva essere tenuto sotto controllo.
“Direttore, io conosco bene Gildo: da tanti anni, da sempre, direi, è come lei lo ha descritto. Questa è la sua normalità, e non ne guarirà mai, lo spero. Questa è la sua vita, la sua scelta: vuol vivere la vita di un altro pazzo, che 2000 anni fa ha portato tra gli uomini questo stile di vita originale, che rivoluziona la normalità degli uomini, un pazzo che si chiama Gesù. Anche lui dai suoi parenti era ritenuto fuori di sé; ha detto suo il comandamento dell’amore reciproco; ha comandato di amare i nemici, di pregare per coloro che ti maltrattano, di perdonare settanta volte sette, cioè sempre. Ha detto che l’amore più grande è dare la vita per gli altri; a chi ti toglie il mantello ti invita a dare anche la tunica, perché chi dona la vita la trova; chi dona tutto riceve il centuplo. Ha persino comandato di porgere l’altra guancia a chi ti dà uno schiaffo, definendo beati i poveri, i perseguitati, i sofferenti..... Gildo ha fatto sua la vita di Gesù.”
“Roba da pazzi!” - esclama il direttore.
“Ha proprio ragione! Di fatto, prima di crocifiggerlo, Gesù, lo hanno trattato da pazzo, vestendolo da pazzo. Anche i santi dicono che l’amore vero porta ad amare fino alla follia.”
Il direttore, più che mai allarmato, mi apostrofa: “allora lei condivide la pazzia di Gildo?”
“Sì ‑ risposi ‑ perché la pazzia dell’amore è l’unica che fa rinsavire il mondo.”
dal web
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