Il 28 gennaio del 1972 Dino Buzzati moriva a Milano e si spegneva una grande "voce" del giornalismo e della letteratura italiana del ‘900. L’autore de “Il deserto dei Tartari” è oggi "protagonista" di una giornata-omaggio organizzata dalle case editrici Feltrinelli e Mondadori in diverse città italiane.
Si celebra anche a Milano, divenuta terreno ideale dell’arte enigmatica di Buzzati come città di adozione e luogo di lavoro (al 'Corriere della Sera'), per il quale Buzzati scrisse dal 1928 fino a poco prima della sua scomparsa.
"Ma dipingere e scrivere per me sono in fondo la stessa cosa. Che dipinga o che scriva, io perseguo il medesimo scopo, che è quello di raccontare delle storie."
“Il fatto è questo: io mi trovo vittima di un crudele equivoco. Sono un pittore il quale per hobby, durante un periodo purtroppo alquanto prolungato, ha fatto anche lo scrittore e il giornalista. Il mondo invece crede che sia viceversa e le mie pitture non le « può » prendere sul serio. (...) Intendiamoci bene. Non intendo fare la vittima. Non voglio recitare la sgradevole parte di incompreso. So stare al gioco. E riconosco pure che il mondo cane alla fine non commette ingiustizie. E so benissimo che il mio gigantesco talento di pittore avrà un giorno il suo riconoscimento. Al Louvre, alla National Gallery, al Museum of Modern Art, al Modern Kunst Institut, a Valle Giulia, state pure tranquilli, c'è già un posto per me. Ma, per ottenere questo, bisogna che io prima defunga. Mi rendo conto della situazione. E mi rassegno.”
Un insieme di incontri che rilegge dunque soprattutto l’eredità visiva, oltre che letteraria, di Buzzati; un viaggio in una produzione artistica ancora ricca di messaggi da riscoprire, con la sua ricerca continua della “storia” narrativa (con i suoi risvolti “fumettistici”) all’interno della grande 'storia' dominata dall’angoscia esistenziale.
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