Il libro scritto da Nadia Terranova, con le illustrazioni di Ofra Amit, ricostruisce la vita di Bruno Schulz, ebreo, scrittore, disegnatore e traduttore polacco morto per mano nazista nel 1942. Un ragazzino eccezionale, con la sua testa grossa, e poi un uomo eccezionale il cui motto era "Maturare verso l'infanzia. Questa soltanto sarebbe l'autentica maturità"
E' stata Nadia Terranova, studiosa di Bruno Schulz, ebreo, scrittore, disegnatore e traduttore polacco di Kafka, (definito per le similitudini di poetica e biografia con il celebre Franz "uno scrittore più kafkiano di Kafka") a raccontare la storia di Bruno bambino quasi settant'anni dopo la sua morte avvenuta per mano nazista nell'autunno del 1942. L'essere un bambino eccezionale, il convivere con la sua testa grossa, una dissonanza che, anche se era vista dai suoi coetanei con curiosità non sempre bonaria, si rivelò per lui un mezzo straordinario per trasformare la spiacevole diversità in un'intima ricchezza, secondo il suo detto: "Maturare verso l'infanzia. Questa soltanto sarebbe l'autentica maturità"
Nel libro, a proposito del suo lavoro di insegnante e delle corde che riusciva a toccare con gli allievi del corso di disegno, scrivo che Bruno, poiché l'ha conosciuta, sa trasformare la diversità in opportunità. La frase con cui Einstein amava definirsi risulta appropriata anche per lui: "Nulla di umano gli era estraneo"".
di Silvana Mazzocchi
Nadia Terranova, Ofra Amit
Bruno, il bambino che imparò a volare
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