venerdì 29 luglio 2011

Fino alla fine del mondo


Fino alla fine del mondo,(Wim Wenders 1991) ambientato in un futuro ipertecnologico in cui, tra le altra cose, è possibile registrare e rivedere i propri sogni. Claire è la ragazza affetta da "mania onirica", drogata dei propri sogni. Sam è il suo uomo, drogato anch'egli di tecnologia e immagini.


Wenders dichiarava: "trovo straordinario che l'immagine, diversamente dal pensiero, non imponga alcuna opinione alle cose. In ogni operazione del pensiero è sempre implicito anche un giudizio sugli oggetti, sugli uomini, su una città o su un paesaggio. Il vedere, invece, trascende dalle opinioni; guardando una persona, un oggetto, o il mondo noi sviluppiamo un rapporto autentico, un'attitudine sganciata da qualsiasi giudizio, in fondo percepiamo a livello puro. L'atto del vedere è percezione e verifica del reale, ovvero un fenomeno che ha a che fare con la verità, molto più del pensiero, nel quale invece ci smarriamo più facilmente allontanandoci dal reale. "


La malattia di Claire è la malattia delle immagini, curata da un'arte molto più antica e più semplice, con una narrazione, con la parola. E Eugene, lo scrittore che segue lo sviluppo del morbo, non ha altri strumenti se non mostrarle la sua immagine riflessa usando il linguaggio. Le sue parole effettivamente guariscono Claire: leggendo la propria storia lei si libera della malattia delle immagini.


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