martedì 7 giugno 2011

Sigalit Landau

Sigalit nasce a Gerusalemme nel 1969 , terminati gli studi inizia subito a creare (e con notevole successo internazionale) delle installazioni, che spesso hanno per tema la complessità della realtà che la circonda. Per raggiungere i suoi intenti usa tecniche diverse combinandole assieme, riutilizza oggetti trovati ispirandosi a Duchamp, associa alla produzione di sculture , video da lei girati e performance di cui lei stessa è protagonista.
L'artista vincitrice del Wolf Fund Ansel Kiefer 1995 è stata scelta per rappresentare Israel alla prossima edizione della Biennale di Venezia.
Alla fine degli anni 90 ha fatto parlare di sé con "Barbedwire hulahoop", video che la ritrae nell'atto di devastarsi il ventre facendo l'hula-hoop con del filo spinato; più recentemente, in una personale al MoMA di New York, ne abbiamo visto il corpo nudo aggrappato a una spirale di 500 cocomeri galleggianti sul Mar Morto, a simboleggiare la paura che Israele possa un giorno scomparire dalle carte geografiche. "Presenterò un video a più livelli che sarà come un viaggio nel tempo e riporterà il visitatore all'anno e al contesto storico in cui il Padiglione israeliano fu costruito".


L’autrice si esprime su temi significativi (la convivenza tra i popoli, l’uso delle risorse per la sopravvivenza) con assoluta delicatezza e senza la ricerca, fine a se stessa, del colpo ad effetto. Il suo metodo evocativo è utile per mettere a fuoco la reale sostanza dei problemi, senza scadere nella vacua disputa politica. Sigalit Landau mira al nocciolo filosofico di argomenti che gli organi di informazione e i mass-media trattano con estrema superficialità . Una metafora visionaria e piena di sensibilità che fa emergere la possibilità concreta del dialogo e della pace.


Al Padiglione di Israele della 54° Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia l' installazione One Man’s Floor Is Another Man’s Feeling, di Sigalit Landau

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