martedì 8 novembre 2011

Col corpo capisco



"..... lui chiude gli occhi, la segue col pensiero mentre lei sale in macchina, la sua Polo piccola e verdissima. Gliel'ha comprata lui, una sorpresa. Lei era inorridita per il colore e si era infuriata per lo spreco di denaro. Ma lui voleva che avesse un'auto tutta sua. Per muoverti a piacimento, aveva detto, per non stare sempre a litigare sulla macchina. E aveva voluto che fosse d'un verde brillante. Nella sua mente quell'auto era come un dispositivo elettronico fosforescente immesso nell'apparato circolatorio e da seguire con una telecamera. Lentamente lui appoggia la testa contro lo schienale mentre lei guida. Lei ha il viso proteso in avanti, troppo vicino al parabrezza. Impiegherà otto o nove minuti ad arrivare. Ma bisogna anche aggiungere gli imprevisti (ingorghi, semafori guasti, l'uomo in attesa laggiù, nell'appartamento, che non trova le chiavi e tarda ad aprire la porta) facendo perdere altri quattro o cinque minuti preziosi. Elisheva, dice lui ad alta voce, lentamente, scandendo ogni sillaba. Poi ripete quel nome, anche per l'uomo laggiù.
Il quale inizia comunque a spogliarsi, peccato sprecare anche un solo istante. E mentre lei si destreggia nel dedalo di viuzze che collegano questa casa all'altra, l'uomo si spoglia in camera da letto, o forse accanto alla porta, si sfila i pantaloni di velluto marrone, morbidi, la camicia ampia e stinta che un tempo era stata arancione o marrone, o forse rosa. Sì, lui sarebbe decisamente capace di mettere una camicia rosa, non gli importa di cosa pensa la gente. È questo il bello di quell'uomo, pensa Shaul, il fatto che non gliene importa niente, né di quello che pensa la gente né di quello che dice; è questo il suo punto forte, la perfezione da cui lei è probabilmente attratta. Lei va da lui, sfreccia verso di lui, con gli occhi fissi sulla strada e la bocca contratta, quella bocca che tra poco bacerà, si ammorbidirà, lieviterà, si infiammerà. Le labbra di un altro la sfioreranno, quasi senza toccare, una lingua ne disegnerà il contorno, e quella bocca sì tratterrà dal sorridere perché subito si sentirà un brontolio: non muoverti mentre dipingo, e lei ubbidirà con un mugolio. Poi quelle labbra si poseranno sulle sue con rude, virile intensità, le ingoieranno, vi sguazzeranno, si allontaneranno un istante e un alito caldo le lambirà. Alla fine verranno lentamente risucchiate, con una passione davvero grande, seria, le lingue guizzeranno come creature vive e gli occhi di lei si apriranno per un istante con un sospiro leggero, i globi si rovesceranno all'indietro, scoloriranno, spariranno. Dietro le palpebre socchiuse si intravedrà un biancore vuoto, terrificante.
È una donna grande, Elisheva, generosa anche nel corpo. È persino un po' troppo grande per un'automobile così piccola, forse anche per questo gli aveva rimproverato di averle comprato una Polo. E forse per questo lui gliel'aveva comperata. Chissà, solo ora gli viene in mente. Forse è stato per la sensazione che lei quasi scoppiasse fuori dal quel guscio mentre si dirigeva laggiù, che fosse sempre sul punto di esplodere mentre si concentrava sulla strada, addolcendosi al pensiero che nella mente dell'uomo in attesa si agitavano i suoi stessi pensieri: in questo modo è come se trascorressimo un altro momento insieme, gli aveva detto lei una volta.
Elisheva sfreccia lungo le strade, l'automobile verde lampeggia nel reticolo di vene teso da qui fino a quell'uomo e quando Shaul emerge dall'ondata di dolore lei è laggiù, con lui. Shaul la vede appena: una macchia di calore grande, ampia, dalle braccia robuste. Vede il gesto rapido con cui afferra la spalla dell'uomo e si piega per togliersi la scarpa senza aprire il fermaglio. Vede il modo in cui si aggrappa con dita rigide di nostalgia al corpo nudo dell'uomo i cui abiti sono sparsi per terra, e su di essi ora ricadono i vestiti di Elisheva. Shaul chiude gli occhi, sente il dolore di quelle stoffe che si congiungono, così acuto da fargli distogliere lo sguardo, perché per un istante perfino l'esistenza di quell'uomo fa meno male dei loro abiti ammonticchiati. "


Col corpo capisco - David Grossman

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