Ed eccoci alla seconda mostra del Tohorror 2011, dopo quella su The Royal Family Zombies di cui ci siamo già occupati: Il circo dei freaks.
Le immagini esposte sui pannelli che adornano le pareti del Blah Blah, sede di quest’edizione del festival, riproducono vecchie foto, cartoline, disegni e locandine, per lo più di fine ‘800, con al centro persone in vario modo “diverse” e quindi potenzialmente “spettacolari” e capaci di incuriosire un pubblico assetato di stranezze. Sono i “freaks”, come nell’omonimo capolavoro di Tod Browning. Ci sono donne barbute, uomini elefanti (il Merrick all’origine del capolavoro di David Lynch, “The elephant man“), uomini leone, ma anche semplici indigeni di paesi esotici, spesso vestiti con costumi che mai avrebbero indossato nelle loro terre di origine, ma che corrispondevano a come gli occidentali pensavano che dovessero essere.
Ma non bisogna pensare subito allo sfruttamento della deformità e della sofferenza, mette in guardia l’antropologo Gabriele Mina, che ha curato l’esposizione e qui al Tohorror presenta il libro “Elephant man. L’eroe della diversità” (edizioni Le Mani). Perché quello dei freaks era un vero e proprio lavoro nello spettacolo, molti di loro diventavano famosissimi ed era anche un modo per affrontare la propria diversità e, spesso, la propria patologia, farne un punto di forza della propria identità e magari evitare di finire in qualche istituto. La stessa storia raccontata da David Lynch non corrisponderebbe a realtà, perché pare che Merrick, l’uomo elefante, avesse in realtà un ottimo rapporto con il suo impresario e si sentisse invece sfruttato e umiliato in ospedale, sotto lo sguardo scientifico dei medici che lo obbligavano a spogliarsi e lo analizzavano.
Quello del “freaks show” è un fenomeno di notevole interesse per capire l’epoca coloniale e vittoriana e quindi, in prospettiva, la nostra, così intrisa di voyeurismo morboso e spesso osceno che oggi si è spostato dai circhi, alla televisione, fino ad arrivare a internet. E’ infatti negli spettacoli di mostri e selvaggi che si sono sperimentate tecniche di comunicazione e meccanismi poi ripresi e adattati nella società dello spettacolo; sempre secondo le parole di Mina: quando finisce il circo dei freaks, inizia il cinema.
http://www.cineblog.it/post/32133/tohorror
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