martedì 3 maggio 2011

Arsenij Tarkovskij




L'uomo ha un corpo solo,
solo come la solitudine.
L'anima è stanca
di questo involucro senza connessure,
fatto d'orecchie e d'occhi,
quattro soldi di grandezza,
e di pelle - cicatrice su cicatrice,
tirata sulle ossa.
Dalla cornea vola dunque via.
Nel pozzo spalancato del cielo,
sulla ruota di ghiaccio,
sulle ali di un uccello,
e sente dalle inferriate
della sua vivente prigione
il sussurrare dei boschi e dei campi,
il rombo dei sette mari.
Senza corpo l'anima si vergogna,
come un corpo svestito,
né pensiero, né azione,
né progetti, né scritti.
Un enigma senza soluzione:
chi ritorna sui suoi passi
dopo aver ballato sul palco
dove nessuno balla?
E sogno io un'anima
diversa, in una nuova veste:
che arde, passando
dal timore alla speranza.
Come fiamma che si alimenta nell'alcool,
priva d'ombra, che vaghi per la terra
lasciando a suo ricordo sul tavolo
un tralcio di lillà.
Corri, bambino, non piangere
sulla misera Euridice,
e con la tua piccola asta per le vie del mondo
sospingi ancora il tuo cerchio di rame;
anche se udibile solo per un piccolo quarto,
in risposta ad ogni tuo passo,
allegra ed asciutta,
la terra ti mormora negli orecchi.

Poesie di Arsenij Tarkovskij
tratte da “LO SPECCHIO” di Andrej Tarkovskij (1975)

1 commento:

  1. Dostoevskij, "L'idiota"...l'anima può rimanere non altrimenti che invisibile, celata dietro l'armatura del "cavaliere povero". Qualora si mostri, inizi a esistere, concretarsi non può che risultare folle e deforme. Sono la morte o la follia, la carne folle, i suoi regni. L'idiota non può non impazzire. Ma qualcosa ha seminato, dalla sua morte al secolo qualcosa è risorto in Vera ed Evgenij Pavlovic. Solo la prigione muore, l'anima si eterna di uomo in uomo, di specchio in specchio.

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