giovedì 19 maggio 2011

Don Milani


"Mi fa tenerezza pensare come sei giovane per addentrarti nell’immensa solitudine di chi cerca solo di salvarsi l’anima. Ma solitudine per modo di dire. Si perde tutti i superiori, quasi tutti i confratelli, tutti i signori quasi tutti gli intellettuali e si trova in compenso tutti i poveri, gli analfabeti, i deficienti (mi ha fatto tanto ridere di gioia il sentire che a vespro non avevi che un deficiente. Io sono più in gamba di te, ne ho quattro. Molte domeniche non ho che loro e penso sempre che Dio mi deve volere molto bene se mi circonda di suoi elettissimi a quella maniera). "
Lettera a don Ezio Palombo Da Lettere di don Lorenzo Milani priore di Barbiana.


Lorenzo Carlo Domenico Milani Comparetti, questo il suo nome completo, nasce a Firenze il 27 maggio del 1923, secondo dei tre figli di Albano Milani e Alice Weiss (il cui cugino, Edoardo, è stato il fondatore della scuola psicoanalitica italiana a Trieste). Sposati civilmente i coniugi Milani, per difendersi dalle leggi razziali e dalla persecuzione contro gli ebrei, si sposano anche in chiesa (Alice Weiss era di origine ebraica) e di seguito battezzano i figli.
Di ricca famiglia fiorentina di scienziati e cattedratici, conosce bene il valore della cultura ed ha la passione per la pittura.
E’ mentre sta affrescando una cappella sconsacrata che Lorenzo scopre la sua vocazione.
"Il maestro mi ha parlato della necessità di vedere l’essenziale, di vedere le cose come un’unità dove ogni cosa dipende dall’altra. A me non bastava cercare questi rapporti tra i colori: ho voluto cercarli tra la mia vita e le persone del mondo e ho preso un’altra strada."
Nel 1943 entra nel seminario e il 13 luglio del 1947 viene ordinato sacerdote.
E' stato il fondatore e l'animatore della famosa scuola di Sant'Andrea di Barbiana, il primo tentativo di scuola a tempo pieno espressamente rivolto alle classi popolari.
E' convinto che solo la cultura possa aiutare i contadini a superare la loro rassegnazione e che l’uso della parola equivalga a ricchezza e libertà. Deve essere un luogo che accetti tutti; alle parole decide di togliere il crocifisso affinché ciascuno, credente o ateo, si possa sentire a casa sua. Denuncia la natura classista dell’istituzione scolastica italiana , proponendo nuovi obiettivi e nuovi strumenti che potessero concretamente andare incontro ai bisogni dei ceti meno privilegiati. Il motto della sua scuola è I care , ovvero mi riguarda, mi sta a cuore, mi prendo cura: il contrario esatto del mussoliniano me ne frego. Alle pareti è appeso un mosaico fatto dai ragazzi della scuola; raffigura un ragazzo con l’aureola intento a leggere un libro. E’ il nuovo santo di Barbiana, il santo scolaro.
Frainteso e ostacolato dalle autorità scolastiche e anche da una parte di quelle religiose,
Muore a soli 44 anni, il 26 giugno del 1967. Così come aveva chiesto, viene seppellito nel piccolo cimitero di Barbiana con i paramenti sacri e gli scarponi da montagna. Le ultime parole del suo testamento sono ancora una volta per i suoi ragazzi:
Ho voluto più bene a voi che a Dio, ma ho la speranza che lui non stia attento a queste sottigliezze e abbia scritto tutto al suo conto.

La firma di questa ultima lettera porta solo il suo nome: Lorenzo.

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