martedì 31 maggio 2011

Rosa Barba


Una delle artiste tra le più affermate dell'ultima generazione e non solo in Italia, nata ad Agrigento nel 1972, vive e lavora a Berlino . Il suo lavoro abbraccia cinema e teatro, suono e testo. Il Mart, Museo di Arte Moderna e Contemporanea, di Rovereto (Trento) ospita "Rosa Barba. Stage Archive" fino al 28 agosto.


Il titolo della mostra, letteralmente "Palcoscenico-Archivio", si riferisce proprio all'archivio del museo (al piano seminterrato) che grazie alle installazioni dell'artista è messo in relazione con le sale espositive ai livelli superiori. Lo spazio assume un valore temporale e viceversa e presente, passato e futuro si fondono assieme in un tutt'uno, fino a comporre nel loro insieme un'unitaria installazione filmica e sonora simile a un “balletto meccanico” di ispirazione futurista.
"Il linguaggio visivo e l’immaginazione della realtà mi permettono di intraprendere un nuovo percorso e osservare e commentare la storia dal suo interno. È un punto di vista nel quale si è invitati a entrare e sperimentare. Il mio lavoro è permeato di ricerche sociali e culturali, la rappresentazione dei soggetti è una specie di costruzione di monumenti particolari."
Nelle sue installazioni, Rosa Barba si avvale di tutti gli elementi che compongono il linguaggio cinematografico: la componente visiva, quella sonora e quella testuale, utilizzandole separatamente (It's gonna happen, 2005) o combinandole in modo inatteso per sollecitare nello spettatore una percezione nuova dell'oggetto filmico.

lunedì 30 maggio 2011

Vivian Maier

Vivian Maier (Nata in Francia il 1 febbraio 1926), muore in disgrazia e solitudine nel 2009 aveva fotografato le strade di Chicago, rigorosamente in bianco e nero con una macchina Rolleiflex medio formato. Venti anni di storia americana che tornano alla luce, online, grazie a un collezionista fortunato che dopo la sua morte ha comprato all'asta 40mila negativi, 15mila da sviluppare, e ha pubblicato il suo tesoro su un blog ,presto un libro e una mostra.
Arrivata negli Stati Uniti negli anni '30, impiegata prima come commessa e poi come bambinaia, ha scattato ininterrottamente fino agli anni '90 migliaia di negativi mai stampati . Ma nel 2007, a causa di alcuni pagamenti insoluti, parte della produzione di Vivian viene ceduta e archiviata.
I negativi vengono acquistati per poche centinaia di dollari da John Maloof, fotografo per passione e agente immobiliare per professione, in cerca di materiale fotografico per la scrittura di un libro sui quartieri di Chicago. È lui a decidere di far conoscere al mondo l'opera di Vivian pubblicando parte delle immagini acquisite sul blog Vivian Maier - Her discovered work 1. Sboccia così, a metà tra la leggenda e la virtualità, il mito di Vivian Maier, la fotografa del mistero della quale si conoscono rare notizie biografiche e il cui viso si intravede solo in alcuni autoscatti.


Appassionata di cinema europeo, impara l'inglese andando a teatro, veste abiti e scarpe da uomo e indossa grandi cappelli. Una donna che non amava parlare, così la ricordano gli impiegati nello storico negozio di apparecchiature fotografiche di Chicago Central Camera, e i suoi ultimi giorni li ha trascorsi in una casa pagata dai tre ragazzi che aveva accudito fino agli anni '60. Sono loro, raggiunti da Maloof in un tentativo di ricostruire la biografia della fotografa, a raccontare di una donna misteriosa, socialista, femminista e anti-cattolica, che scattava fotografie in continuazione.
Recitava così il necrologio apparso su un quotidiano locale l' indomani dalla morte:
"Vivian Maier, nata in Francia e residente a Chicago negli ultimi 50 anni è morta serenamente lo scorso lunedì ,seconda madre di John, Lane e Matthew. Uno spirito libero che ha magicamente toccato le vite di chi la conosceva. Critica cinematografica e straordinaria fotografa".
Una storia affascinante.
"Vivian non aveva una famiglia,non aveva un amore,nessuno che le volesse bene . Tutto quello che possedeva era la sua macchina fotografica : per questo la custodiva gelosamente."








...PhoTO...


'Du Zhenjun - La Torre di Babele',
La sofferenza umana inflitta volontariamente ad altri esseri umani è causa di episodi drammatici nel mondo contemporaneo.


Philippe Decoufle’



Philippe Decouflé, uno dei più originali coreografi multimediali francesi della «nouvelle danse». Famoso per avere messo in scena lo spettacolo di apertura delle Olimpiadi invernali di Albertville ( 1992).
In Octopus "piovra" , una creazione per otto ballerini e due musicisti, Decouflé utilizza i corpi degli interpreti come propulsori d’effetti tecnologici usa colori e forme opposte in una coreografia geometrica, un corpo a corpo contro un sentimento distruttivo. Un flusso ininterrotto di immagini di straordinaria intensità. Non a caso, nel mondo della danza Philippe Decouflé gode la fama di vero e proprio mago e illusionista.

Octopus, suo ultimo spettacolo in prima italiana a Moncalieri (to) settembre 2011











sabato 28 maggio 2011

LA2-Angel Ortiz

LA2 è il soprannome preso da Angel Ortiz, un giovane artista graffitista di New York City. L.A. sta per “Little Angel” (Piccolo Angelo). Quando aveva 13 o 14 anni, Ortiz divenne amico di Keith Haring ed essi collaborarono a parecchie opere, dal 1981 al 1984.
Haring e LA2 cominciarono a combinare i loro stili soprattutto per creare superfici con linee e graffiti intersecanti. Haring sosteneva: “Tutto il lavoro fatto da Angel e me è relativo alle superfici e normalmente copre o trasforma gli oggetti dove è applicato”.
Come una specie di fiore rampicante, un’edera selvaggia e amorfa che attecchisce preferibilmente sui muri delle città. Questa, l’impressione che la pittura di LA2 suscita. Una sintesi complessa e criptica dei mille messaggi che si incrociano ogni giorno e ogni notte lungo le vie delle metropoli.


Le opere di LA2 sono in grado di spaesarti ma contemporaneamente ti permettono di cogliere un univoco, coagulante senso della vita, ossessiva e labirintica, che ci costringiamo a vivere.
Come le nostre anime anonime, lungo i viali delle città, anonimi anch’essi, alla ricerca di un significato che ci sfugge . Un rincorrersi continuo dietro una verità che non c’è e che non ci sarà, ma che ci manca .





Keith Haring


Silenzio = morte è il motto-logo del gruppo attivista AIDS, ACT UP, nato nel 1987 sull’onda della rabbia delle comunità gay per le politiche inefficaci e dannose dell’amministrazione Regan di fronte all’emergenza Aids. Haring realizzerà molti manifesti per questo gruppo che si batte affinché tutti i gay vincano la paura di esporsi e parlino dei loro problemi prima che sia troppo tardi. Solo con l’informazione si può prevenire e allontanare il flagello dell’Aids.

("Silence=Death", 1987)

...PhoTO...


"Quando vedo delle persone felici, mi rifiuto di fotografarle. Perché la felicità è qualcosa di bello e io non voglio entrare in tale bellezza per distruggerla. In quei casi, mi sento anch'io felice, in modo molto semplice, naturale. a volte ho il complesso di occuparmi solo di cose tristi." Richard Kalvar



venerdì 27 maggio 2011

The Experience

“Diversidad” non è solo una parola che in spagnolo significa “Diversità”, ma in questo caso è anche il nome di un progetto che celebra la diversità della musica e della cultura urban in tutta Europa traducendo il tutto in uno scambio culturale che coinvolge la diversità di vivere, pensare e creare. In questo scambio multiculturale si evidenzia un album interpretato da 20 artisti differenti , “The Experience”. Il singolo è composto da artisti provenienti da 12 paesi e in 8 lingue , entrerà a far parte in un progetto piu’ vasto : il movimento “Diversidad”. Il risultato è un fluire di stili musicali differenti tra loro, tinte morbide e fluenti dello spagnolo e dello svedese, suoni decisi inglesi e francesi, le sonorità dure tedesche bosniache e croate. L’iniziativa prevede anche un tour europeo, una mostra d’arte grafica, un film ed un sito web che vedranno la luce entro il 2012.


gli artisti e gli stati da cui provengono, che hanno fatto nascere questo singolo sono : Spike Miller (Francia), MC Melodie de la Melodia (Olanda), Frenkie (Bosnia), Curse (Germania), Orelsan (France), Mariama (Germania), Remi and Shot degli Elemental (Croazia), Rival (Belgio), GMB (Olanda), Marcus Price (Svezia), Valete (Portogallo), Luche dei Co’ Sang (Italia), Nach (Spagna), Pitcho (Belgio).

the "experience"il figlio di quella cosa meravigliosa che si chiama diversità

giovedì 26 maggio 2011

Ai Weiwei 艾未未


«Cosa possono fare più di mettermi al bando, rapirmi o imprigionarmi? Potrebbero forse costruire la mia sparizione nell'aria, ma non hanno creatività o immaginazione»

Ai Wei Wei (Pechino, 1957) artista, designer e attivista cinese è stato arrestato il 2 aprile 2011, per essere detenuto in una località segreta, senza che fossero diramate notizie sulle sue condizioni.
I principali musei del mondo (tra i quali la Tate Modern di Londra, che ne ha ospitato l'esposizione "Sunflower Seeds") hanno proposto in suo favore una petizione online, che ha raccolto l'adesione di migliaia di persone: la petizione esprimeva la preoccupazione nel vedere minacciati i diritti e la libertà di espressione in Cina e auspicava l'immediata liberazione dell'artista.


Il motivo? Ai stava portando avanti un'indagine sulle cause del crollo delle scuole che ha provocato la morte di 5mila studenti durante il terremoto nel Sichuan del 2008.
Wei Wei non si considera un artista politico ma un artista che vuole parlare degli aspetti fondamentali della vita. Trent'anni di sfrenato materialismo hanno intaccato il passato millenario del paese portando la popolazione ad un continuo cambiamento, ad una continua riproposizione di valori e prospettive.
Lavora materiali "antichi" come il legno, spesso riutilizzando oggetti in legno di uso comune.
In conclusione i temi ecologici si affiancano nell'artista alla denuncia e ad un'aggravata riflessione sullo stato del mondo e dell'uomo.






Miti e Leggende….

Il canto delle Sirene

L’arcipelago delle Sirenuse (oggi Li Galli) davanti a Positano, composto da tre isolette solitarie e rocciose, era ritenuto la sede delle mitiche Sirene che attraevano con il loro canto i naviganti facendoli naufragare. Il mito serviva da monito: non avvicinatevi troppo alle isole che finite sugli scogli! Sull’isola del Gallo Lungo nel 1924 il ballerino e coreografo russo Léonide Massine si costruì una villa, (ristrutturata nel 1927 da Le Corbusier) poi acquistata da Rudolf Nureyev. Ogni anno in memoria di questi artisti si tiene a Positano il Premio Internazionale per l’Arte della Danza.

 

 

Yto Barrada

Artista dell’anno 2011, per il prestigioso Deutsche Bank Global Art Advisory Council.
Nata a Parigi nel 1971, dopo aver studiato storia e scienze politiche alla Sorbona, e fotografia all’ICP di New York, si stabilisce a vivere e lavorare a Tangeri, città al crocevia di molte frontiere. Dalla linea di confine tra Occidente e Oriente, tra Europa e continente africano, simbolicamente e concretamente segnato dallo stretto di Gibilterra, Yto Barrada mette al centro della sua opera, tra immagini, film, oggetti e installazioni, l’idea di passaggio, di spostamento, nel duplice senso di incontro e separazione.



Fonda la Cinémathèque de Tanger, il primo centro culturale per cineasti di tutto il Nord Africa. Che dirige lei stessa. I film, workshops, e le mostre itineranti organizzati dalla Cinémathèque sono ” un investimento nell’ importantissimo status delle immagini nel mondo arabo contemporaneo”.
Yto barrada dice di essere interessata allo strano e alla stranezza. Non fa chiaramente la separazione fra queste due idee. La sua visione mescola la stranezza e il documentario : "nelle mie immagini, esorcizzo senza dubbio la violenza della partenza (degli altri) ma, mi rimetto nella violenza del ritorno (a casa). La stranezza è quella di una falsa familiarità . Fotografo delle tentazioni - non dei veri tentativi - alla maniera del foto-reporter."

L'artista,è presente con una personale al Deutsche Guggenheim di Berlino fino al 19 giugno 2011.






martedì 24 maggio 2011

Anish Kapoor


L’architetto indiano nato a Bombay nel 1954 realizza oggetti “non oggetti” che finiscono per diventare gli emblemi delle piazze più famose del mondo. Giganteschi caleidoscopi, sculture marmoree, opere monumentali ed infine la commissione per la realizzazione del braciere delle olimpiadi di Londra del 2012 che una volta terminato dovrebbe avere un’altezza superiore a quella della Statua della Libertà.



Anish Kapoor sostiene che il rosso è il colore del sole che tramonta e che il blu rivela e custodisce la profondità più ancora del nero. Ha ragione, perché la profondità che egli ricerca non è quella fisica e visiva, ma quella psichica, carica di brividi e di presagi.
Del resto è cosa che gli artisti hanno sempre sottolineato, da Munch a Bacon. Ma il blu, il rosso, come d’altra parte il giallo di Kapoor, ricordano i toni cangianti delle carrozzerie delle auto e attingono magie ed evocazioni dalle lacche indiane che gli sono naturalmente familiari.
La sua monumentale installazione che prende il nome dal mitologico mostro,Leviatano, (mostro dall’incontrollabile potenza, capace di distruggere qualsiasi cosa incontri sul suo cammino) è un' inedita esperienza percettiva , filosofica, che mantiene intatta la sublime visceralità di una dimensione fisica e mentale ancora inesplorata. Per Kapoor è di assoluta importanza il coinvolgimento totale dello spettatore nell’opera, questi deve rimanere sopraffatto dall’esperienza artistica. Il forte senso di vulnerabilità provato di fronte alla rappresentazione delle forze della natura, la sensazione di essere vertiginosamente rapiti dall’opera sono infatti punti-cardine del lavoro dell’artista .

Al Grand Palais di Parigi
fino al 23 giugno 2011.





Il Museum für Naturkunde

Il Museum für Naturkunde è una delle più antiche e venerate istituzioni scientifiche di Berlino e il più grande museo di storia naturale tedesco.
Nonostante sia frequentato da giovani in età scolare, il museo è la raccolta con maggior tasso alcolico di tutta la Germania. L' enorme collezione di esemplari zoologici, paleontologici e mineralogici è composta da una straordinaria raccolta di reperti biologici conservati sotto alcol, risultato di eccezionali spedizioni compiute tra il 1898 e il 1931 che hanno prodotto un patrimonio di 257mila fiale, le quali testimoniano capillarità della cultura scientifica tedesca ma anche pongono non pochi problemi di consultazione e conservazione, a causa dell'elevatissima infiammabilità delle fiale, dovuta al degrado dei sigilli e alla fluttuazione delle temperature in ambienti non controllati climaticamente.



Nel 2007 è stato varato un progetto ministeriale per la salvaguardia dei reperti e per il reperimento di nuovi spazi per la loro sistemazione in un «bunker refrigerato» che ne consentisse l'apertura al pubblico senza problemi e pericoli.
I reperti di pesci sotto spirito enfatizzano l'idea di una «ripetizione differente»: migliaia di occhi spenti che fissano ossessivamente il visitatore, trasformando una collezione scientifica in un'installazione d'arte.


Yasuzo Nojima

Prima retrospettiva italiana dedicata Yasuzo Nojima (1889–1964), una delle più importanti figure della storia della fotografia moderna giapponese. Il lavoro di Yasuzo Nojima spazia dal pittorialismo degli anni Venti alla fotografia moderna con influenze Bauhaus degli anni trenta per concludersi con uno sguardo volutamente astratto dalla realtà negli anni del secondo conflitto mondiale. In contrasto con la debolezza fisica di cui l’artista soffrì per buona parte della vita, le sue fotografie sono dotate di una forza sorprendente, che travalica i confini nazionali e va ben al di là delle correnti artistiche di inizio Novecento, facendo dell'artista nipponico un maestro della fotografia internazionale. Noijma è conosciuto anche per essere stato un appassionato sostenitore dell’arte contemporanea del suo tempo.



Nojima, straordinario artista capace di leggere l’anima dei suoi soggetti e di catturare e imprimere sul negativo l’atmosfera di un luogo come se ancora potesse rivivere sulla carta, va ben oltre i confini del pittorialismo.
E' un grande interprete della luce, delle sfumature infinite che i tagli e le ombre producono sui volti e sulla pelle dei personaggi da lui ritratti, ma è soprattutto un interprete di anime, un artista puro e infinitamente discreto che dà vita eterna ai suoi soggetti dotandoli di una nobiltà, anche quando si mostrano nudi, tanto austera quanto intima, e forse proprio per questo inattaccabile dal tempo e dall’usura dello sguardo.

Un maestro del Sol Levante tra pittorialismo e modernismo
Modena, Fotomuseo Panini, Via Giardini 160
27 marzo 2011 – 5 giugno 2011











lunedì 23 maggio 2011

Vista con granello di sabbia

Lo chiamiamo granello di sabbia.
Ma lui non chiama se stesso né granello, né sabbia.
Fa a meno di nome
generale, individuale,
instabile, stabile,
scorretto o corretto.

Non gli importa del nostro sguardo, del tocco
Non si sente guardato e toccato.
E che sia caduto sul davanzale
è solo un'avventura nostra, non sua.
Per lui è come cadere su una cosa qualunque,
senza la certezza di essere già caduto
o di cadere ancora.

Dalla finestra c'è una bella vista sul lago,
ma quella vista, lei, non si vede.
Senza colore e senza forma,
senza voce, senza odore e dolore
è il suo stare in questo mondo.

Senza fondo lo stare del fondo del lago
e senza sponde quello delle sponde.
Né bagnato né asciutto quello della sua acqua.

Né al singolare né al plurale quello delle onde,
che mormorano sorde al proprio mormorio
intorno a pietre non piccole, non grandi.

E il tutto sotto un cielo per natura senza cielo,
dove il sole tramonta non tramontando affatto
e si nasconde non nascondendosi dietro una nuvola ignara.
Il vento la scompiglia senza altri motivi
se non quello di soffiare.

Passa un secondo.
Un altro secondo.
Un terzo secondo.
Ma sono solo tre secondi nostri.

Il tempo passò come un messo con una notizia urgente.
Ma è solo un paragone nostro.
Inventato il personaggio, insinuata la fretta,
e la notizia inumana.

(Wislawa Szymborska)

domenica 22 maggio 2011

I "Sorrisi" Giorgio Kienerk

Ridiamo con chi ride
Leon Battista Alberti

I "Sorrisi" di Kienerk sono delle "macchie", immagini costruite su un rapporto di vuoto/pieno" , in cui la riconoscibilità della forma è affidata alla sagoma di un unico colore, in contrasto con il fondo, sagoma che marca le zone essenziali, in una economia percettiva.
Kienerk dà corpo al 'sorriso della Belle Epoque', un atteggiamento dello spirito positivo e ottimista, fiducioso verso la razionalità, la scienza e il progresso, ma anche attratto dall'inebriante neopaganesimo dei costumi, dal vitalismo fantastico, dalle seduzioni dell'esoterismo e delle scienze occulte. I "Sorrisi" recano l'impronta di una lieve ambiguità, espressa nei diversi sedimenti iconografici che, coscientemente o meno, l'artista sembra riversarvi: echi rinascimentali e botticelliani nelle volute dei capelli.



Queste macchie senza contorni disegnati come lui stesso le chiama, non sono più illustrazioni, sono indipendenti da un testo e contengono in se il loro significato. Ecco volti sorridenti, i Sorrisi, ecco ritratti sincopati, copertine, e rèclames. Si sta affermando il nuovo genere del cartellonismo.